«Inaccettabili le proposte per il nuovo anno scolastico» . Intervista a Francesco Sinopoli
La didattica a distanza – che tiene fuori quasi 2 milioni di studenti – non può essere l'unica via da perseguire. Vista la necessità del distanziamento per riprendere le attività in presenza occorrono forti investimenti in personale docente e Ata
Stefano Iucci
Se sulle modalità di conclusione dell'anno scolastico in corso le soluzioni proposte per l'emergenza sanitaria, per quanto obbligate, già manifestano limiti e punti critici, quanto previsto per l'inizio del prossimo “è davvero inaccettabile”. Così Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc Cgil a qualche giorno dal decreto del governo sulla scuola.
In che senso?
A settembre ci saranno sicuramente difficoltà, a cui il Governo intende sopperire riproponendo la didattica a distanza quale soluzione addirittura strutturale di tutti i problemi. Si tratta di una grave sottovalutazione delle questioni che stanno emergendo nella scuola. Il digital divide, confermato dai dati dell’Istat, espelle dalla didattica quasi 2 milioni di studenti e alle già profonde disuguaglianze si sommano oggettive difficoltà che riguardano centinaia di migliaia di famiglie. Gli ordini della scuola non sono tutti uguali, c'è differenza tra la pedagogia per le scuole dell'infanzia, per la primaria, e per le secondarie. Ma per tutte vale il principio della scuola come ambiente che educa alla socializzazione, alla partecipazione democratica, alla formazione del pensiero critico, alla vita.
Quello che emerge è che spesso la didattica a distanza non fa che riproporre la vecchia logica della didattiva frontale...
Esattamente. Solo che la scuola non è solo trasmissione verticale di nozioni, come appunto pare emergere dai nuovi paladini della didattica a distanza e delle piattaforme tecnologiche. Se introdotta come elemento strutturale, e non più opzionale o emergenziale, la didattica a distanza nega la scuola della Costituzione. Inoltre è inaccettabile che il Governo ignori la centralità della relazione educativa “analogica”, corporea, nello spazio-tempo dell'aula, soprattutto per alcune fasce d'età, per le situazioni di difficoltà e per quelle di disagio sociale. Lo ribadiamo con nettezza: la didattica a distanza quale forma esclusiva di relazione educativa, non è scuola.
Cosa bisogna fare allora, in una situazione difficile come quella che si prospetta anche per il prossimo anno?
Credo che per riprendere le attività in presenza occorrano forti investimenti che dovranno tener conto della nuova situazione. Una situazione che richiederà l'uso abituale del distanziamento sociale, ma anche il potenziamento degli organici utili al recupero e all'approfondimento, indispensabili per restituire agli studenti il credito che hanno maturato nei confronti dell'istituzione scolastica durante questi mesi. La scuola ha contratto un debito con studenti, famiglie e lavoratori. Incredibile che dinanzi a questa situazione si continui ad andare avanti come se nulla fosse accaduto e con la consueta sottovalutazione: si è verificato prima con la mobilità e, ora, con la definizione degli organici del personale che si vuole realizzare secondo le regole di sempre, compresi tagli e razionalizzazioni. Insomma, è necessario un deciso cambio di rotta.
E per quanto riguarda la valutazione?
Il tema della valutazione va riorientato verso un recupero del suo vero senso e significato. La si smetta di legittimare provvedimenti contraddittori con slogan quali “no al 6 politico”, come se vi fosse in Italia chi lo chiede. E in ogni caso, il “6 politico” all'epoca era il riconoscimento della partecipazione al movimento studentesco, che tanti positivi mutamenti ha portato al Paese. Altro che prassi vetusta. La valutazione, lo sappiamo bene, è intrinseca in ogni esperienza di insegnamento-apprendimento, ed è un processo di consapevolezza delle potenzialità e dei limiti di un percorso di formazione. Investe tutti, ma soprattutto chi valuta, e quindi la scuola, della responsabilità di disporre di risorse per recuperare le lacune rilevate. E questo vale tanto più oggi mentre, a causa dell'emergenza, il percorso formativo è stato fortemente penalizzato”.
Per fare tutto ciò servono forti investimenti...
Sì. Chiediamo al governo investimenti massicci in tempo scuola e per organici docenti e personale Ata coerenti con la grande sfida che dovremo affrontare nei prossimi mesi. Come si è fatto con il decreto per le imprese. Infine sarebbe inaccettabile, foriero di ulteriori diseguaglianze, rendere stabile nell'offerta formativa delle scuole la possibilità di scelta da parte delle famiglie di percorsi scolastici da svolgersi totalmente, o anche solo in parte, a distanza. Combatteremo questa deriva con tutte le nostre forze.