In prima elementare a 5 anni il ministero studia il progetto
Una task force al lavoro, entro dicembre la proposta sul tavolo del governo. Il diploma andrebbe ai diciottenni, come nel resto d’Europa
di ALESSIA CAMPLONE
ROMA Il diploma a 18 anni e non più a 19. La fine degli studi, per gli studenti italiani, coinciderà con il compimento della maggiore età. Per ora è solo un progetto, ma il governo italiano si sta ponendo il problema di stare al passo con gli altri paesi europei e permettere ai nostri ragazzi di entrare nel mondo del lavoro assieme ai loro coetanei che vivono nell'Unione europea. Un progetto che potrebbe ben presto diventare realtà.
Il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, infatti, ha creato una task force per studiare una modalità per far arrivare i nostri studenti al diploma un anno prima rispetto a quanto avviene ora. Il gruppo di esperti è già al lavoro. La scorsa settimana il primo incontro. Il 9 ottobre il secondo. E via via con gli altri a ritmo serrato. Entro dicembre sul tavolo del ministro, deve arrivare una proposta concreta da presentare come disegno di legge. Il gruppo vede al lavoro il consigliere stesso del ministro, Vittorio Campione, il capo dipartimento Lucrezia Stellacci, il direttore generale degli ordinamenti Carmela Palumbo. Ma è anche composto da dirigenti scolastici, pedagogisti e docenti in rappresentanza dei vari ordini di scuole.
Due le strade su cui, in particolare, stanno ragionando gli esperti del ministro. La prima prevederebbe l'ingresso anticipato nella scuola primaria a 5 anni. Questa ipotesi non andrebbe a toccare l'attuale articolazione del percorso di studi con i cinque anni delle elementari, il triennio delle scuole medie e i cinque anni delle superiori. La seconda, invece, andrebbe a scardinare l'attuale organizzazione creando due blocchi di studio di cinque anni l'uno, più un biennio finale che consentirebbe anche l'accesso all'università. Una soluzione che andrebbe a rivoluzionare il sistema scolastico italiano.
Sembra essere stata scartata, invece, l'ipotesi di ridurre di un anno il percorso di studi. Una ipotesi che avrebbe sicuramente visto l'ostilità dei sindacati: accorciare la durata del percorso di studi porterebbe ad un inevitabile esubero degli insegnanti.
Il diploma a 18 anni, in gran parte degli stati europei, è ormai una realtà. In paesi come la Gran Bretagna, l'Irlanda, la Spagna, il Portogallo, il Belgio, i Paesi Bassi ma anche la Francia e la Grecia, gli studenti da anni terminano il loro percorso di studi con un anno di anticipo rispetto ai coetanei italiani. Secondo gli ultimi studi condotti a livello comunitario, la tendenza è di anticipare l'ingresso a scuola. Dall'altro lato, in molti paesi europei, si sta allungando la durata obbligatoria per permettere agli studenti di acquisire maggiori competenze di base.
In Italia è stato il ministro Luigi Berlinguer a proporre per primo, nel 1997, l'uscita anticipata a 18 anni. Una idea che fu abbandonata per l'ostilità dei sindacati e la preoccupazione di molti genitori. La riforma dei cicli proposta da Berlinguer prevedeva di accorpare le elementari con la scuola media in un unico percorso di sette anni, al posto degli attuali otto. Il ministro Letizia Moratti ha dato il via libera all’entrata in classe anche ai bambini che compiono i sei anni nel mese di aprile dell’anno scolastico della prima elementare