"In classe non ci si contagia se si seguono le regole Vaccino anche per i bambini"
ALBERTO VILLANI Il monito del presidente della Società italiana di pediatria e membro del Cts "Le misure non bastano se i cittadini sono irresponsabili. A scuola si insegni educazione sanitaria"
francesco rigatelli
«Si possono tentare tutte le misure, ma senza educazione sanitaria non rallenteremo la pandemia». Alberto Villani, primario di Pediatria al Bambin Gesù di Roma, presidente della Società italiana di pediatria e membro del Cts, affronta i principali temi sul tavolo dell'emergenza.
Le nuove misure sono sufficienti?
«Credo sia giusto che le regole vengano aggiornate, ma quello su cui tutti dovremmo fare più attenzione è la responsabilità individuale. Bisogna tornare ai principi di educazione sanitaria fondamentali nella prima fase».
Chi dovrebbe occuparsene?
«Come Società di pediatria chiediamo che a scuola si introduca una materia simile, ma è un dovere degli italiani capire che la pandemia è un problema reale, grave e di tutti, che viene portato avanti dal virus come dai comportamenti irresponsabili».
Si riferisce alle festività?
«I cenoni dell'ultimo dell'anno non sono stati un esempio di virtù e i risultati si vedranno tra due settimane. Ogni volta che si verificano comportamenti simili l'effetto non è immediato e per questo le misure vanno aggiornate nel tempo».
Ci sarà una modifica dei parametri?
«L'indice di contagio Rt è importante, ma bisogna tenere più conto dell'incidenza, cioè di quante persone risultano infette in un dato momento. Si è notato che oltre i 50 positivi su 100mila persone in sette giorni la situazione diventa preoccupante».
Che senso hanno due giorni di zona gialla?
«In un Paese democratico devono esistere delle libertà, ma ognuno si può chiedere se sia davvero necessario incontrare altre persone e come farlo. Con distanze, mascherine e disinfettanti dovrebbero esserci meno contagi, però gli italiani non stanno attenti. Nelle scuole, come dimostra una ricerca del Bambin Gesù su tre plessi scolastici romani, seguendo le regole non ci sono contagi».
Dunque è favorevole alla loro riapertura il 7?
«Al momento la riapertura è possibile, poi se i contagi aumenteranno bisognerà tenerne conto, ma la scuola deve essere l'ultimo baluardo e prima di chiuderla ci sono altre situazioni più a rischio».
Alcune regioni le riapriranno a febbraio…
«Ogni regione in base all'epidemiologia locale prende le decisioni più opportune, ma da pediatra mi sento di sottolineare che il Sars-Cov-2 fa più danni indiretti che diretti ai ragazzi».
Ci sarà una generazione segnata dalla pandemia?
«Considerato l'impatto violento sulla socialità non è esagerato pensarlo. Le infanzie dei bambini dei Paesi in guerra restano segnate per sempre, anche se non dobbiamo dimenticare di far parte dell'Occidente benestante».
La nuova variante potrebbe colpire di più i bambini?
«La variante inglese sembrerebbe più infettiva anche tra gli under 18, ma per i dati disponibili non più grave».
Come valuta la situazione italiana in generale?
«Sinceramente non farei cambio con nessuno. Con tutti i suoi limiti la situazione italiana è migliore di quella americana e inglese. Assistenza sanitaria, gestione della pandemia e qualità della vita hanno pochi confronti».
Come va la sua esperienza nel Cts?
«L'ultima riunione è stata domenica. Di solito si fa in presenza, ma a volte viene convocato in video per emergenza. Si tratta di un organo consultivo collegiale dove i presenti vengono interpellati per competenza. Per esempio, io ho dato un parere scientifico dicendo che la scuola è un posto sicuro, poi la decisione spetta ai politici»
È vero che per una parte del Cts l'emergenza andrebbe gestita proteggendo di più gli anziani anziché con nuove regole?
«Trattandosi di un organo consultivo collegiale, quando vengono posti dei quesiti dal governo o dalle Regioni le risposte si discutono, ma finora sono sempre state condivise in verbali firmati da tutti».
E sui vaccini cosa avete detto?
«Dopo meno di un anno dall'inizio della pandemia ci sono più vaccini disponibili e pur col necessario avviamento degli ingranaggi, l'Italia è tra i primi Paesi dove è partita la vaccinazione. Si può essere fiduciosi che entro quest'anno verranno vaccinati tutti coloro che vorranno».
Comprese le donne in gravidanza?
«Si tratta di un tema delicato su cui non c'è ancora documentazione, ma le principali organizzazioni scientifiche lo consigliano».
E i bambini?
«Non sono una priorità, ma quando sarà il loro turno sarà bene vaccinarli».
E i bambini fragili?
«Valgono le indicazioni per l'antinfluenzale, dunque in caso di sindromi respiratorie, cardiologiche e neurologiche i genitori possono vaccinarli serenamente». —