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IMMIGRATI: CARITAS, MENO DI TRE MILIONI I REGOLARI NEL NOSTRO PAESE RAPPRESENTANO IL 4,8% DEL TOTALE DELLA POPOLAZIONE ITALIANA

************** La Caritas Italiana presenta il 15° Dossier sull'immigrazione Sono quasi tre milioni gli extracomunitari che vivono in Italia, ma nei loro confronti la politica non e' riuscita anco...

27/10/2005
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La Caritas Italiana presenta il 15° Dossier sull'immigrazione
Sono quasi tre milioni gli extracomunitari che vivono in Italia, ma nei loro confronti la politica non e' riuscita ancora a definire una vera politica di integrazione
La Chiesa 'boccia' i Centri di Permanenza Temporanea
Rivedere la legge Bossi Fini
IMMIGRATI: CARITAS, MENO DI TRE MILIONI I REGOLARI NEL NOSTRO PAESE
RAPPRESENTANO IL 4,8% DEL TOTALE DELLA POPOLAZIONE ITALIANA
Roma, 27 ott. - (Adnkronos) - Sono meno di tre milioni e non raggiungono il 5% del totale della popolazione italiana, sono mediamente piu' istruiti dei nostri concittadini e hanno intenzione dicompiere in Italia il loro 'progetto di vita. Sono gli immigrati regolari presenti nel nostro paese, 'fotografati' come ogni anno dal 'Dossier statistico sull'Immigrazione' redatto da Caritas e Migrantes,giunto alla sua XV edizione, presentato oggi a Roma.
Una popolazione che e' passata dalle 144 mila presenze del 1970,un numero inferiore agli italiani che nello stesso anno avevano sceltoinvece di lasciare il proprio paese (152 mila) a 2 milioni e 800 mila,all'incirca lo stesso numero di Spagna e Gran Bretagna. Nell'Unione Europea veniamo subito dopo la Germania (7,3 milioni) e la Francia (3,5 milioni), mentre insieme alla Spagna siamo lo Stato membro caratterizzato da ritmi d'aumento piu' consistenti. La stima delle presenze regolari e' basata sui dati del Ministero dell'Interno (ultimo aggiornamento al 31 agosto 2004), dei visti rilasciati dal Ministero degli Affari Esteri, dei figli nati in Italia da genitori stranieri nel 2004.
E' ROMA CON 340 MILA PRESENZE LA PROVINCIA CON IL PIU' ALTO
NUMERO DI STRANIERI
E' la provincia di Roma, con 340.000 presenze, a raccogliere il maggior numero di stranieri. Segue quindi Milano con 300.000; con 100.000 presenze troviamo poi Torino e Brescia e con 50-70 mila seguono Padova, Treviso, Verona, Bergamo, Modena, Firenze, Napoli. Vi sono anche province con un numero limitato di presenze: con2.000 soggiornanti (Caltanissetta, Nuoro) e con 1.000 soggiornanti (Isernia, Enna e Oristano).L'incidenza media sulla popolazione e' del 4,8%, rileva ancora il rapporto, e i motivi del soggiorno confermano un netto desiderio di inserimento stabile (9 immigrati su 10 sono in Italia per lavoro o per ricongiungimento familiare).
E', comunque, il Nord a detenere il primato delle presenze. L'immigrazione, essendo anche un indicatore del dinamismo occupazionale del paese, e', infatti, piu' concentrata nel Nord, dove si concentra il 59% della presenza immigrata, e' mediamente presente nel Centro, dove risiede il 27% degli immigrati, e si riduce nel
Mezzogiorno dove raggiunge solo il 14%.
131MILA INGRESSI NEL 2004
Il 2004, sottolinea quindi il Dossier Caritas-Migrantes, e' stato un anno di afflusso medio con 131 mila ingressi stabili: 32.000 per lavoro (oltre a 45.000 stagionali
extracomunitari e 32.000 neocomunitari), 87.000 per motivi familiari, 6.000 per motivi religiosi, 5.000 per studi universitari e meno di 1.000 per residenza elettiva. Protagonisti nell'accesso al lavoro sonoinnanzitutto la Romania (40% dei visti) e quindi, molto distanziati, Albania, Marocco e Polonia, ciascuno con quote tra il 15% e il 10%. I ricongiungimenti familiari vedono saldamente in testa il Marocco e l'Albania (ciascun paese con 13.000 visti), seguiti da Romania (8.000), Cina (7.000) e, con 3.000 visti, India, Ucraina, Serbia-Montenegro, Bangladesh e Macedonia.
I religiosi vengono in prevalenza dall'Africa e dall'Asia, ciascun continente con poco piu' di 2.000 soggetti. Per gli universitari si e' verificata una lieve ripresa, come si rileva dal numero di visti rilasciati loro nel 2004 (4.747), anche se l'Italia e' ancora in ritardo nella realizzazione del diritto internazionale agli studi rispetto a quanto avviene in altri paesi. Il 2005, invece, e' stato un anno molto movimentato. La quota ufficiale e' stata di 179.000 nuovi lavoratori ma, a fronte di un numero di posti di 99.500 riservato ai non comunitari, per gli altri sono state presentate ben 240.000 domande dai datori di lavoro e dalle famiglie.
SOLO IL 10% DEGLI INGRESSI IRREGOLARI IN ITALIA AVVIENE VIA MARE
I flussi di ingresso irregolare, che non sono una prerogativa esclusiva dell'Italia, nell'UE ammontano annualmente a circa mezzo milione. In Italia l'arrivo via mare e' quello che maggiormente colpisce l'opinione pubblica, sebbene incida solo per il
10% sul totale; un altro 15% passa attraverso le frontiere, mentre i restanti tre quarti sono costituiti da persone entrate con regolare visto e fermatesi oltre la scadenza.
Rispetto allo scorso anno, e' pressoche' rimasto invariato il numero delle persone che hanno ricevuto un provvedimento di allontanamento dall'Italia (circa 105.000); tuttavia e' leggermente diminuita la quota di chi e' effettivamente rimpatriato (e' il 56,8% contro il 61,6% del 2003). Un freno alla tempestivita' dell'esecuzione delle misure di allontanamento puo' essere stato determinato dalla modifica legislativa, resa necessaria dall'intervento con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimi gli allontanamenti dall'Italia effettuati prima della loro convalida giudiziaria.
Continua inoltre a rimanere rilevante la differenza di esecuzione dei rimpatri fra le varie nazionalita' coinvolte: la media di 56,8 rimpatriati ogni 100 persone da allontanare scende di molto nel caso, ad esempio, del Marocco e della Moldavia (38-34 casi su 100) e viceversa raggiunge i 60-80 casi su 100 per la Bulgaria, l'Albania,
la Romania e la Serbia-Montenegro. Ad alimentare queste discrepanze contribuiscono diversi fattori, fra cui non solo i rapporti fra l'Italia e gli stati in questione, ma anche la gestione dei rapporti fra questi e i propri cittadini all'estero.
STRANIERI MEDIAMENTE PIU' ISTRUITI DEGLI ITALIANI, LAUREATO IL
12,1%
Gli immigrati, rivela quindi il rapporto della Caritas, al di la degli stereotipi spesso esistenti, sono mediamente piu' istruiti degli italiani. Lo si puo' affermare con certezza, sottolinea il Dossier, sulla base dell'ultimo Censimento: tra i residenti stranieri i laureati sono il 12,1% mentre tra gli italiani sono solo il 7,5%; i diplomati il 27,8% contro il 25,9% e quelli con la licenza media il 32,9% contro il 30,1%. Tra le sole donne immigrate, poi, il livello di istruzione e' persino piu' alto.
Tipico e' il caso degli infermieri: ne servono 40.000in aggiunta ai 326.000 gia' in attivita'. In Italia i neolaureati in scienze infermieristiche sono 9.000 l'anno, mentre il ricambio fisiologico e' di 14.000 unita'. Tra gli stranieri 8.000 hanno gia' ottenuto
l'equipollenza, altri 20.000 operano negli ospizi e nelle case di cura, ma sono ancora notevoli i problemi di tutela e di equita' (Fonte Ipasvi). Senza di loro, rileva il rapporto Caritas-Migrantes, le conseguenze negative nel settore dell'assistenza sarebbero drammatichepercio' il loro inserimento e' sganciato dalle quote, ma non dalle
complesse procedure di riconoscimento dei titoli.
STRANIERI PIU' PROPENSI ALLA MOBILITA'
Rispetto agli italiani gli immigrati presenti nel nostro paese sono molto piu' propensi agli spostamenti. Dall'analisi delle iscrizioni e delle cancellazionianagrafiche, infatti, risulta la loro maggiore mobilita' territoriale. Nell'ultimo anno di riferimento (dati Istat del 2003) si sono spostati, nella stessa regione o al di fuori di essa, 23 ogni 1.000 residenti in generale. Tra i soli stranieri, invece, si sono spostate 75 persone ogni 1.000, con una incidenza circa tre volte superiore, e le regioni di sbocco sono
specialmente quelle del Nord, nelle quali si recano lasciando il Centro e specialmente il Sud.
E', questo, il fenomeno della migrazione nella migrazione:nel Sud, ogni 100 stranieri cancellati dalle anagrafi,67 scelgono una diversa regione di destinazione, mentre per gli italiani cio' capita solo 40 volte su100. Maggiormente coinvolti nei cambi di residenza sono i residenti originari dell'Africa occidentale ed ell'Asia centro-meridionale, mentre in generale le donne sono meno propense allo spostamento, specialmente verso regioni differenti. Si calcola che le donne migranti siano nel mondo 85milioni. In Italia, invece, nel 1991 erano 361.000, nel 2002 piu' del doppio (726.000) e attualmente, secondo la stima del Dossier, 1.350.000 con un' incidenza
del 48,4% sulla popolazione immigrata totale.
NAPOLI LA PROVINCIA PIU' 'FEMMINILIZZATA'
La provincia piu' ''femminilizzata'' e' Napoli (62,3%). Si calcola poi che almeno una straniera su 10 sia nata inItalia, mentre molte di esse sono diventate cittadine italiane a seguito di matrimonio. L'incidenza femminile e' piu' alta tra gli europei e gli americani, al contrario di quanto avviene tra gli asiatici e specialmente tra gli africani (1 ogni 3 presenze in media, e appena1 ogni 10 tra i senegalesi). Meta' di esse soggiorna per lavoro (tra i maschi l'80%) e il 39% per motivi di famiglia.
Le donne straniere, in particolare europee e americane, sono anche protagoniste dell'85% dei matrimoni misti (7.000 l'anno) che coinvolgono cittadini italiani. Il ruolo delle donne e' fondamentale in famiglia,nei contatti con la scuola, nella mediazione culturale. Esse pero' sono di gran lunga la maggioranza tra i separati legalmente, i divorziati e i vedovi, cioe' sono maggiormente soggette a situazioni familiari piu' difficili. Nel lavoro si inseriscono ancora a livelli bassi: nel 2004 piu' della meta' di esse e' stata assunta nel settore della collaborazione domestica. Nel nostro Paese le famiglie che possono godere dell'apporto di una donna straniera sono piu' di mezzo milione e la loro presenza tende ad aumentare.
MIGRAZIONI FEMMINILI LEGATE ANCHE A SFRUTTAMENTO SESSUALE
Ma, rileva ancora il rapporto, le migrazioni femminili si traducono anche, e non raramente, in una triste esperienza di tratta per sfruttamento sessuale e di riduzione in schiavitu'. Nel 2004 sono stati concessi 811 permessi per protezione sociale e, a partire dal 1998, sono state 6.781 le donne inserite in questi progetti, 5.732 quelle avviate a corsi di formazione, 28.190 quelle accompagnate ai servizi socio-sanitari legali, mentre di recente iniziano ad essere avviati dei progetti anche per il reinserimento in patria.
Per quanto riguarda l'inserimento socio-culturale dei cittadini stranieri, nonostante gli sforzi di omologazione delle politiche migratorie dell'Unione Europea, l'inserimento degli immigrati nel contesto europeo rimane piuttosto eterogeneo. A livello europeo,
sondaggi recenti (cfr. Eurobarometro155, 2004) rilevano che l'opinione pubblica e' favorevoleall'immigrazione (56%), ritiene che gli immigrati debbano godere degli stessi diritti dei cittadini del paese di accoglienza (66%) e considera che ci sia bisogno di una politica comune sull'asilo (85%). Per cio' che riguarda invece il grado di integrazione degli immigrati nelle citta' europee (cfr. Eurobarometro 156,2005), il 47% degli europei lo ritiene insufficiente, un'opinione che si riscontra maggiormente nelle citta' del Nord Europa con percentuali nettamente superiori alla media a Stoccolma (78%) e Rotterdam (64,6%).Da un'altra ricerca (Cfr. Gfk, Challenges of Europe 2005) risulta che il problema dell'immigrazione preoccupa il4% dei
francesi, il 6% dei tedeschi e il 10% degli italiani, mentre percentuali superiori vengono registrate per l'Olanda (14%), l'Austria(17%) e l'Inghilterra (29%).
LAVORO, SCUOLA E ALLOGGIO I MAGGIORI PROBLEMI PER GLI STRANIERI
Per quanto riguarda l'Italia, sebbene non manchino iniziative mirate a favorire l'inserimento socio-culturale degli immigrati, si registrano ancora condizioni di esclusione sociale che, a vario livello, ostacolano e rallentano l'accesso al mondo del
lavoro, alla scuola, all'alloggio, alle strutture socio-sanitarie, alla partecipazione alla vita pubblica. La discriminazione sul lavoro risulta essere ancoramolto forte: i lavoratori stranieri sono destinati a mansioni piu' gravose, sono soggetti a turni piu'
disagiati rispetto agli italiani e nel 60% dei casi subisce atteggiamentidi discriminazione da parte dei colleghi (Ires2005).
Un altra fonte di discriminazione riguarda la casa. Nel mercato degli alloggi, denuncia il rapporto, si registra una diffusa diffidenza nei confronti degli immigrati e talvolta forme di disparita' sono incluse negli stessi Regolamenti regionali per
l'attribuzionedelle case popolari. Aumenta, pero, tra gli stranieri il numero di coloro che acquistano una casa. Secondo una recente ricerca (Scenari immobiliari,2004) una casa su otto e' stata acquistata da cittadini extracomunitari per una spesa complessiva di 10,2 miliardi di euro. Gli alloggi piu' venduti sono quelli di livello medio-basso, da ristrutturare, situati nelle zone periferiche delle grandi citta' o nell'hinterland. Il 29,9% degli immigrati acquista pagando in contanti, il restante 70,1% ricorre al mutuo, che copre, in media, tra il 70 e il 90% dell'ammontare dell'acquisto.
A livello nazionale, i nuovi acquirenti (per lo piu' giovani 25-35enni presenti inItalia da diversi anni) vengono in gran parte dall'Europaorientale (il 26,3%, soprattutto dall'Albania e dallaRomania) e dall'Africa settentrionale (il 23,1%, in prevalenza marocchini, tunisini ed egiziani); seguono gliimmigrati provenienti da India, Pakistan, Bangladesh eSri Lanka (16,0%), dalla Cina (15,4%) e infine dal SudAmerica (9,6%) e dalle Filippine (4,5%).
491 MILA I MINORI
L'e'quipe del Dossier ha stimato che all'inizio del 2005 i minori stranieri in Italia siano stati circa 491.000. In particolare quelli non accompagnati (in prevalenza maschi) segnalati in Italia al 15 aprile 2005 dal Comitato per i minori stranieri sono 5.573, in calo rispetto al 2004 quando erano circa 7.000, ma il dato e' comunque sottostimato rispetto al reale numero delle presenze perche' la maggiore rigidita' della legge induce a permanere in uno stato di clandestinita'.
La Romania e' il primo paese di provenienza dei minori non accompagnati con il 37,2%; seguono il Marocco con il 20,1% e l'Albania con il 16,8%. La Lombardia rimane la regione con piu' presenze (1.347), seguita da Lazio (913), Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna, tutte con quasi 600 segnalazioni. NELLE SCUOLE ITALIANE PRESENTI 361.576 STRANIERI DI 187
NAZIONALITA'
Nella scuola italiana la presenza straniera assume connotati dielevato policentrismo visto chegli studenti esteri provengono da 187 diversi paesi. Secondo il Miur, nell'anno scolastico 2004-2005 ai primi posti vi sono l'Albania (16,7%), il Marocco (14,4%), la Romania (11,5%), la Cina (5,2%) e l'ex-Jugoslavia (3,5%).
In totale gli studenti di origine straniera sono 361.576, con un aumento annuo del 20% e un'incidenza sull'intera popolazione scolastica del 4,2% (percentuale che raggiunge punte regionali dell'8,4% in Emilia Romagna, del 7,8% in Umbria, del 7,1% nelle Marche, del 7,0% in Veneto e Lombardia, del 6,5% in Piemonte).
Tra i comuni capoluogo l'incidenza maggiore si registra a Milano (11,6%) e a Reggio Emilia (9,8%). Nella scuola sembrano essere soprattutto i problemi linguistici a influire sulla piu' alta percentuale di bocciature tra gli studenti stranieri e questa forbice rispetto agli italiani si fa tanto piu' larga quanto piu' si sale di grado scolastico. Per quanto riguarda l'universita', rileva ancora il Dossier, nell'anno accademico 2003-2004 si sono iscritti nelle universita' italiane 35.299 studenti esteri (il 57,4% donne), su un totale di 1.814.048 universitari con un' incidenza dell'1,9% sul totale degli iscritti. Nello stesso anno i laureati stranieri sono stati 2.863, l'1,2% del totale dei laureati. Si tratta di dati significativi ma ancora ''deboli'' per quel che riguarda il grado di attuazione del diritto internazionale allo studio.
OLTRE 401MILA RICOVERI NEL 2003
I dati sulla salute, quindi, confermano una certa fragilita' sociale della popolazione migrante che, pur nella sua eterogeneita', mostra ancora situazioni di sofferenza sanitaria (malattie da disagio, rischio infortunistico soprattutto sul lavoro, alto ricorso all'interruzione volontaria della gravidanza, alcune malattie infettiveprevenibili, ecc.): cio' e' imputabile, denuncia la Caritas, in gran parte a incerte politiche di accoglienza ed integrazione, a difficolta' di accesso ai servizi e a problematiche relazionali-comunicative.
Nel 2003 il numero totale dei ricoveri di pazienti non italiani e' stato di 401.069, per un aumento del 41,2% rispetto al 2000. Nei due terzi dei casi si e' trattato di donne. A questo riguardo va tenuto conto che l'aumento dei ricongiungimenti familiari e dei matrimoni, rafforzando la stabilita' sociale della popolazione straniera, potrebbe modificare le dinamiche epidemiologiche attuali.
49,5% STRANIERI DI RELIGIONE CRISTIANA, 33% I MUSULMANI
Le migrazioni sono, in qualche modo, un fattore di globalizzazione anche religiosa, non nel senso semplicistico di una fusione o di un sincretismo delle varie religioni ma di una loro co-presenza che richiede uno spirito di apertura, tanto nei paesi di accoglienza che in quelli di origine, al quale occorre predisporsi meglio. In Italia, secondo la stima della Migrantes e della Caritas, sono cristiani quasi la meta' di tutti gli immigrati (49,5%) e questo per la rilevante crescita degli ortodossi (20,3%, mentre i cattolici sono il 22,6%). Piu' contenuta e' la percentuale dei protestanti (4,7%) e di altri gruppi cristiani (1,9%). I musulmani sono il 33,0% egli ebrei lo 0,3%. I fedeli di religioni orientali sono il 4,3% (2,4% induisti e 1,9% buddisti).
I sacerdoti stranieri presenti in Italia (specialmente a Roma) sono oltre 25.000. Di questi quasi duemila sono inseriti in attivita' pastorali a tempo pieno nelle diocesi italiane e iscritti al Sistema di sostentamento del clero; molti di loro provengono dai paesi in via di sviluppo. Questo crescente inserimento di sacerdoti stranieri nelle
diocesi italiane trova spiegazione, almeno in parte, nell'invecchiamento del clero locale, che ha un'eta' media di 60 anni,un'anzianita' di servizio di 33 anni e una quota di ultraottantenni pari al 12,8% del totale.
RAPPRESENTANO IL 9% DELLE FORZE LAVORO
Per quanto riguarda il mondo del lavoro il Dossier stima che i lavoratori stranieri, 2.160.000, siano circa il 9% delle forze lavoro e che il tasso medio di disoccupazione sia vicino all'8% registrato per gli italiani, sebbene diversificato per territorio:molto al di sopra nel Nord, poco al di sopra nelCentro e al di sotto nel Sud, secondo i primi risultati della nuova indagine sulleforze lavoro promossa dall'Istat nel 2004.
Prevalgono i contratti di lavoro a termine e quelli a tempo parziale, mentre sono ridotti gli impieghi ad alta qualifica (solo 1 su 10, tre volte meno degli italiani), con evidente sottoutilizzo delle loro risorse professionali, a fronte dell'aumentato fabbisogno di figure professionali qualificate (non solo di laureati, ma anche di
altri lavoratori specializzati) segnalato da Unioncamere. La ripartizione per settori d'impiego emersa dal Censimento (agricoltura 5,9%, industria 44,8% e servizi49,1%) e' andata modificandosi e qualche punto percentuale in piu' e' andato ai servizi a scapito dell'industria.
I reparti che spiccano maggiormente sono le costruzioni, il settore alberghiero e della ristorazione, l'agricoltura, il servizio operativo alle imprese, il commercio e il lavoro domestico e di assistenza alle persone, con un grande protagonismo delle piccole aziende.Per il 2004 sono state autorizzate le quote di 70.000 stagionali e 29.500 lavoratori non stagionali a fronte di un bisogno annuale, stimato dall'indagine Excelsior, di 200.000 unita', salito per altro a 300.000 nell' anno successivo, come
evidenziato dalle richieste dei datoridi lavoro e delle famiglie.
Circa un terzo dell'intera forza lavoro immigrata inItalia e' stato assoggettato a mobilita' occupazionale: si tratta di 783.303 nuovi contratti, inclusi i lavoratori arrivati dall'estero e quelli gia' presenti in Italia. I rapporti a saldo, al netto delle cessazioni, sono stati 187.548. Questi dati sono un segno della estrema precarieta' del posto di lavoro. L'incidenza delle donne sui nuovi contratti oscilla tra il 41% delle assunzioni a tempo indeterminato e il 36% di quelle a tempo determinato. Le aree occupazionali piu' forti sono il Nord Est per il numero delle assunzioni e il Nord Ovest per il numero dei saldi.
In questo contesto spicca quello che abbiamo definito il ''triangolo occupazionale'', costituito da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, seguite da Toscana, Trentino Alto Adige, Piemonte e Lazio.
Tra le province, per capacita' di assorbimento occupazionale,viene al primo posto assoluto Milano (63.863 assunzioni), segue Roma (35.758), mentre Bolzano, Bresciae Trento registrano ciascuna piu' di 20.000 assunzioni.
IN LOMBARDIA UN QUARTO DI TUTTE LE RETRIBUZIONI
Gli immigrati non guadagnano tanto. Dalla ricerca organica dell'Inps e del Dossier, condotta su chi e' stato coperto da almeno un contributo settimanale (sono stati 1.224.751 nel 2002), risulta che il monte retributivo e' stato di circa 9,7 miliardi di
euro, ripartito per il 69,2% al Nord, il 20,8% al Centro e l'8,5% al Sud (l'1,5% delle retribuzioni non e' territorialmente determinato). In Lombardia viene pagato un quarto di tutte le retribuzioni, nel Lazio solo il 9%.
Nelle regioni del Nord e' anche piu' alta la retribuzione annua procapite:9.200 euro rispetto a 7.300 del Centro, 6.300 delle Isole e 6.100 del Sud.Tuttavia non sempre si verificano simili variazioni territoriali: le collaboratrici familiari, ad esempio, conseguono un reddito abbastanza uniforme (anche se basso) in tutte le aree. In
media si tratta di una retribuzione annua complessiva di 7.940 euro (662 almese), un importo tutt'altro che trascurabile se si considerache molte persone sono state assicurate per brevi periodi.
LE DONNE MENO PAGATE RISPETTO AI COLLEGHI MASCHI
Notevoli, invece, sono le differenze per settore. La retribuzione annua e' di 167 euro pro capite per gli operai agricoli (che possono lavorare per periodi molto limitati), di 3.294 per i lavoratori domestici, di 8.824 per i lavoratori dipendenti e di 12.238 per i lavoratori autonomi. Il 38,9% del monte retributivo (3,8 miliardi di euro) e' spettato ai lavoratori europei, il 30,7% agli africani,il 16,5% agli asiatici e il 9,6% agli americani. I gruppi nazionali ai quali complessivamente sono andate le quote maggiori sono gli albanesi e i marocchini (un quarto del totale complessivamente), che hanno anche un buon reddito annuo pro-capite (rispettivamente 8.400 e 8.700 euro). Molto al disotto della media risulta la retribuzione pro capite percepita da ucraini (2.400), filippini (5.500) e dominicani(5.500), gruppi maggiormente dediti al lavoro domestico.
I tre quarti di questi soldi sono percepiti da maschi, anche se la partecipazione delle donne al mondo del lavoro e' percentualmente piu' alta. Cio' evidenzia una notevole sperequazione di genere: in particolare, la retribuzione media per le donne e' di 5.740 euro annui, che equivale al 63% di quella percepita degli uomini(9.091
euro). Dalla stessa ricerca dell'Inps e del Dossier risulta anche che gli immigrati costano relativamente poco in termini di prestazioni, visto che nel 2002 sono state loro erogate: 125.738 prestazioni a sostegno dell'occupazione (cassa integrazione, guadagni e indennita' di disoccupazione); 6.489 prestazioni assistenziali, ripartite tra
pensioni di invalidita' civile e pensioni sociali; 89.501 pensioni contributive (corrisposte per lo piu' a cittadini di Stati esteri convenzionati con l'Italia in materia di previdenza sociale, tra i quali sono inclusi i paesi che accoglievano i nostri emigrati). La situazione cambiera' nel futuro, quando si creera' una schiera di pensionati al minimo e gli immigrati diverranno i nuovi poveri della societa' italiana.
ALTO RISCHIO INFORTUNI PER I LAVORATORI STRANIERI
(Adnkronos) - Le rendite dell'Inail, prosegue ancora il Rapporto caritas-Migrantes, indicano, invece, l'alto assoggettamento degli immigrati al rischio infortunistico:gli infortuni di lavoratori nati in paesi extracomunitari denunciati nel 2004 sono stati 115.773 (di cui 116mortali), il 12% del totale delle denunce. Questo fenomeno e'
preoccupante perche' in continuo aumento (+6,7% su base annuale), mentre diminuiscono gli infortuni per gli italiani.
Tenuto conto che i lavoratori assicurati contro gli infortuni sono stati stimati 1.765.578, viene confermato che gli immigrati sono maggiormente soggetti a rischio (65 infortuni su 1.000 lavoratori, mentre per gli italiani si tratta solo di 42 ogni 1.000). Le donne immigrate rappresentano solo un sesto degli infortunati, anche se la
loro incidenza nel mondo del lavoro e' piu' consistente e questo perche', rispetto ai maschi, svolgono lavori meno pericolosi. Invece, nel settore della metallurgia e in quello delle costruzioni capitano quasi un quinto degli infortuni che colpisce i lavoratori immigrati e anche i casi mortali sono piu' ricorrenti. Peraltro gli infortuni
denunciati sono solo una parte di quelli avvenuti realmente, in quanto diversi non vengono segnalati all'Inail oppure sono dichiarati solo come normale malattia.
439.883 GLI STRANIERI SCRITTI AI SINDACATI
Nel 2004 gli stranieri iscritti ai sindacati sono diventati 439.883 (176.258 alla Cisl, 171.259 alla Cgil e 92.366 alla Uil), grazie a un aumento annuale di ben 106mila iscrizioni. Un tale incremento e' stata la riposta positiva alle posizioni innovative dei
sindacati per modificare la vigente situazione normativa, conferire trasparenza ai flussi, coinvolgere gli Enti locali egarantire stabilita' agli interessati. Sono contenute in44 contratti collettivi nazionali diverse previsioni di tutela, riguardanti per lo piu' la
formazione e l'apprendimento della lingua italiana, la cura delle relazioni industriali, la costituzione di osservatori, i problemi dell'inserimento, la concessione di facilitazioni in materia di ferie e di permessi per il rientro in patria.
Dagli approfondimenti condotti dalla FondazioneCorazzin sulle associazioni degli immigrati (ne sonostate censite 800) risulta che esse nascono non solo per promuovere attivita' culturali ma anche per garantire la tutela dei diritti e l'assistenza sociale, il che spiega il rapporto ricorrente con gli stessi sindacati e con le strutture
ecclesiali (tre quarti dei casi).
LA COLLABORAZIONE FAMILIARE IL SETTORE CON IL PIU' ALTO TASSO DI
INSERIMENTO
E' la collaborazione familiare la categoria a piu' alto inserimento di immigrati a seguito di un processo iniziato alla fine degli anni '60. Dopo la regolarizzazione del 2002 si e' arrivati a superare il mezzo milione di addetti a fronte di 100.000 italiane che ancora rimangono nel settore, con una prevalenza (54,2%) di donne dell'Est Europeo (ucraine, romene, polacche), una partecipazione ridotta ma significativa dell'Asia e dell'America (16,4% e 14,9%) e una minima incidenza dell'Africa (9,9%).
Questa presenza e' diffusa in tutta Italia, con una grande concentrazione (attorno alle 100.000 unita') nei due grandi poli urbani di Roma e Milano e una media di 8,5 colf per mille abitanti, un addetto quindi ogni 118 residenti (si va da 1 ogni 46 nel Lazio ad uno ogni 714 in Sardegna): queste differenze sono dovute a ragioni demografiche e reddituali, oltre che alla diversa partecipazione delle donne italiane al mondo del lavoro.
ELEVATO INSERIMENTO ANCHE NEL LAVORO AGRICOLO
Anche il lavoro agricolo e' un altro settore caratterizzato da una notevole partecipazione di immigrati e su di esso apporta nuovi elementi conoscitivi una recente ricerca condotta da Coldiretti e dal Dossier. Nel 2004 sono stati 113.112 i lavoratori agricoli extracomunitari occupati a tempo determinato e 17.979 quelli
a tempo indeterminato, con una incidenza sulle rispettive categorie dell'11,3% e del 14,8%. Il loro numero ha conosciuto il raddoppio a partire dal 2000.
Nel Nord vi e' l'insediamento del 97% degli stagionali extracomunitari, del 49% degli operai a tempo indeterminato e del 66% di quelli a tempo determinato. Nel Nord ogni 100 aziende, almeno 40 sono interessate alla manodopera extracomunitaria, mentre nel Meridione lo sono solo 4.
(Ste/Zn/Adnkronos) 27-OTT-05
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IMMIGRATI: MONS. MONTENEGRO (CARITAS), LEGGE BOSSI-FINI CI PREOCCUPA =
(ASCA) - Roma, 27 ott - La Caritas italiana per bocca del suo presidente il vescovo Francesco Montenegro, e' tornata stamane a chiedere il superamento della legge Bossi-Fini sull'immigrazione. Una normativa, ha spiegato il presule nel corso della presentazione avvenuta a Roma del nuovo dossier statistico Immigrazione 2005, che ''continua a preoccupare per la precarizzazione che le nuove disposizioni hanno creato con l'inasprimento - ha sostenuto il vescovo - di diversi requisiti e specialmente con l'introduzione del contratto di soggiorno''. Proprio quest'ultimo e' stato definito, senza mezzi termini, uno strumento disfunzionale in un mercato occupazionale gia' caratterizzato da un'estrema flessibilita'.
''Preoccupazione'' e' stata anche espressa per quanto riguarda gli ''appesantimenti burocratici legati alla concessione al rinnovo dei permessi di soggiorno con uno
sportello unico non entrato a pieno regime in vigore''.
La Caritas, ha quindi detto mons. Montenegro, chiede che si facciano sostanziosi ''passi in avanti'' nella fissazione delle quote e nel superamento ''di una serie di rigidita', purtroppo riscontrabili tanto in Italia che a livello comunitario''.

IMMIGRATI: MONS. MONTENEGRO (CARITAS), DIRITTO VOTO BATTAGLIA CIVILTA' =
(ASCA) - Roma, 27 ott - Il diritto di voto per gli immigrati rappresenta ''una battaglia di civilta''' che va combattuta sia in Italia che nel resto d'Europa. Ad affermarlo e' stato
il presidente della Caritas italiana, mons.Francesco Montenegro presentando stamane a Roma il nuovo dossier statistico sull'immigrazione.
Il vescovo ha ricordato che gli immigrati sono ''i nuovi cittadini, di fatto ma non di diritto perche' non godono attualmente di spazi di partecipazione''.
Lodando quanto si sta facendo soprattutto a livello delle amministrazioni locali per giungere ad una forma di rappresentanza degli immigrati, mons. Montenegro ha ricordato che ''in Europa il diritto di voto e' stato riconosciuto in paesi con governi conservatori e in altri con governi progressisti: tutto cio' attesta - ha concluso - che si
tratta di una battaglia di civilta' al di sopra degli opposti schieramenti politici''.

IMMIGRATI: MONS. MONTENEGRO (CARITAS), REPRESSIONE NON E' SOLUZIONE =
TURBATO DA RESOCONTI SU CENTRI DI PERMANENZA TEMPORANEA
Roma, 27 ott. (Adnkronos) - Nuova bocciatura da parte della Caritas dei Cpt. ''La repressione da sola non e' una soluzione'', ha, infatti, ribadito mons. Francesco Montenegro, presidente della Caritas italiana, presentando oggi a Roma il XV ''Dossier statistico sull'immigrazione'' nel corso del quale ha fatto il punto ''sulla
politica migratoria rivolta in prevalenza agli immigrati, senza dimenticare i rifugiati che sono una categoria meritevole di una particolare protezione''.
''Non abbiamo abbiamo mai creduto -ha detto monsignor Montenegro- e i numeri ci danno ragione, sia in Italia che nell'Unione Europea, che la repressione da sola sia una soluzione; percio' -ha aggiunto- continuiamo ad auspicare che le disposizioni di contenimento dei flussi non abbiano mai a ledere diritti personali, siano proporzionali ai comportamenti che si vogliono sancire e favoriscano la volontarieta' delle persone da rimpatriare con la previsione di misure incentivanti''. Monsignor Montenegro si e' infatti detto ''turbato'' nel leggere ''i resoconiti sui traffici di manodopera, sui rimpatri nei paesi convenzionati, sui soggiorni nei Centri di Permanenza Temporanea''.
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