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Il Tirreno: Un esercito di insegnanti senza certezze

«E per tanti di noi supplenze di pochi giorni in scuole fuori mano»

05/07/2007
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Il Tirreno

ROBERTA RIPAONI

PISTOIA. I precari nella scuola: un vero e proprio esercito di insegnanti non di ruolo, ciascuno con la propria storia e tutti con la stessa esigenza di certezza, davanti ad un sistema, quello della pubblica istruzione, che sembra piegarsi sempre più su sé stesso. E basta fare un salto alla sede della Flc Cgil, in via Puccini, per toccare con mano l’insofferenza e la preoccupazione che gravano sul mondo del personale docente.
Il prossimo 23 luglio, infatti, scadono i termini per presentare le domande di accesso alle famose graduatorie di istituto, e sono in tanti quelli che si rivolgono al sindacato scuola per farsi aiutare nella compilazione dei moduli o, semplicemente, per orientarsi in quello che ha tutta l’apparenza di un sistema lacunoso e contorto.
«A fine luglio - spiega Franco Buralli, della segreteria generale Flc Cgil di Pistoia - l’Usp, ovvero l’ex Provveditorato, per coprire i posti vacanti in organico convoca i docenti in lista nelle graduatorie permanenti, formate da personale docente in possesso di abilitazione. Successivamente, laddove sono rimaste cattedre libere, o perché si è esaurita la disponibilità delle graduatorie permanenti o perché i convocati hanno rifiutato, la nomina viene rimessa ai dirigenti scolastici, che attingono dalle graduatorie di istituto, cosiddette di terza fascia. Si tratta di graduatorie formate da docenti non ancora in possesso di abilitazione, oppure che l’hanno conseguita ma non hanno fatto in tempo ad inserirsi nelle graduatorie permanenti».
Ecco, allora, il primo scoglio: ottenere l’abilitazione. Come? L’università offre due alternative: la Sis, da un lato, per i laureati che vogliono insegnare nelle scuole medie e superiori, e la facoltà di scienze della formazione primaria, dall’altro, per l’insegnamento nelle materne e nelle elementari.
«Due soluzioni entrambi a pagamento e quindi spesso non alla portata di tutti - dice Sandro, uno fra i tanti docenti in attesa alla Cgil per la compilazione delle domande - Io sono stato precario per dieci anni, poi finalmente sono riuscito a prendere l’abilitazione con un corso speciale, anche quello piuttosto oneroso».
Un’altra strada, quindi, sembra essere quella di aspettare che il ministero della pubblica istruzione organizzi un cosiddetto corso abilitante. Ma anche in questo caso c’è l’incognita del chissà quando, visto che non esiste una cadenza fissa. Soprattutto adesso, poi, che, con la Finanziaria 2007, è stata decisa la chiusura, a fine aprile, delle graduatorie permanenti. Con quali conseguenze?
«In realtà era stato deciso di sopprimere totalmente le graduatorie dal 2010 - continua Buralli - per cui i docenti che non entravano in ruolo entro il 2009 perdevano addirittura i diritti acquisiti. Le organizzazioni e i sindacati della scuola si sono mossi e si è ottenuto la trasformazione, per così dire, delle graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento: nel senso che tutti coloro che entro aprile 2007 sono riusciti a iscriversi, verranno prima o poi immessi in ruolo, senza perdere i propri diritti. Il problema rimane per i non abilitati».
Ed ecco, infatti, il secondo scoglio: cosa succede a tutti i precari di terza fascia? Sì perché, una volta che hanno conseguito l’abilitazione, non possono più iscriversi nelle graduatorie permanenti e, quindi, si vedono precluso l’accesso all’insegnamento di ruolo.
«Studio psicologia - dice Martina, giovanissima e già alle prese con il mondo del precariato nella scuola - Due anni fa, nel 2005, non sono potuta entrare nei corsi abilitanti riservati perché richiedevano 360 ore lavorative, e la mia facoltà, da sola, non abilita all’insegnamento. Potrei accedere a Scienze della formazione primaria, chiedendo la conversione in crediti formativi, ma non è semplice: la facoltà è a numero chiuso e i posti disponibili sono solo quattrocentocinquanta».
Alle lamentele per un domani pieno di incognite, si aggiungono i disagi di un presente fatto di supplenze spesso brevi, incarichi di pochi giorni, chiamate all’ultimo minuto, magari per ricoprire cattedre spesso fuori mano.
«Io ho un bambino - spiega Laura, giovane mamma, precaria da sei anni - e spesso diventa difficile conciliare il lavoro con le esigenze della vita quotidiana. L’anno scorso ho avuto un incarico annuale ed è andata bene, ma spesso succede che ti chiamano la mattina alle otto per essere a scuola alle otto e mezzo. Insomma, non è una situazione gestibile».
Tante storie e tutte a denunciare una realtà che necessita di un intervento urgente. “La precarietà si è elevata a sistema - dice Buralli- e lo Stato deve intervenire. Certo è più vantaggioso riassumere un insegnante di anno in anno, con lo stesso stipendio iniziale, anziché farlo entrare di ruolo e cominciare a conteggiare l’anzianità, con l’attribuzione degli arretrati e il calcolo della fascia di competenza. Si fa un gran parlare di formazione e di esami, ma la prima emergenza nella scuola è proprio il precariato».


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