Il Tirreno-Scuola, gli insegnanti non ci stanno
Scuola, gli insegnanti non ci stanno Assemblea affollatissima per manifestare contro la riforma Moratti ...
Scuola, gli insegnanti non ci stanno
Assemblea affollatissima per manifestare contro la riforma Moratti
PISTOIA. "Noi non ci stiamo": con queste parole si può riassumere l'affollatissima assemblea generale degli insegnanti delle scuole pistoiesi che si è svolta ieri mattina. La riforma del pianeta scuola varata dal ministro della pubblica istruzione Letizia Moratti scontenta tutti, dalle materne fino all'università.
All'assemblea erano presenti qualche centinaio tra docenti e personale di servizio, mentre per il mondo sindacale sono intervenuti i rappresentanti di categoria di Cgil e Cisl. Dal dibattito è emerso un quadro generale abbastanza preoccupante.
Le prime critiche arrivano dalle materne. La riforma Moratti abbassa la soglia minima per iscrivere anticipatamente i bambini alla materna: una decisione respinta dagli enti locali, dal momento che le liste d'attesa sono già abbastanza lunghe e non sarebbe più possibile esaurirle.
Ma i principali cambiamenti riguardano soprattutto le scuole elementari e medie inferiori, per le quali il 2 marzo scorso è già entrato in vigore il decreto applicativo del governo.
Il punto più criticato in assoluto riguarda la riduzione del tempo scuola obbligatorio a 27 ore settimanali, sulle quali verrà poi effettuato il nuovo calcolo degli organici: il risultato sarà una consistente riduzione del personale che ha già fatto andare su tutte le furie gli addetti ai lavori. Come se non bastasse saranno introdotte nuove materie, quali l'educazione alimentare e quella stradale, che dovranno farsi spazio in un orario già al limite. La riduzione dell'organico comporterà anche un'altra seria conseguenza: chi vorrà offrire le ore facoltative agli studenti dovrà farlo rivolgendosi a personale esterno, con il conseguente aumento dei costi.
Ultimo anello della catena, il fatto che i finanziamenti a supporto della riforma sono praticamente inesistenti, e agli istituti è stato destinato finora solo l'uno per cento di quanto promesso. Un problema, quello dei finanziamenti, che tocca in modo particolare le università, le quali vedono allontanarsi sempre più i fondi da destinare alla ricerca. Una decisione che ha già suscitato numerose proteste, soprattutto dopo che ha incontrato anche il parere contrario della commissione bilancio del governo.
Alcuni docenti hanno già costituito un gruppo di lavoro per tradurre in pratica il loro dissenso, come ha illustrato Marianna Piccioli, rappresentante sindacale Cgil del quinto circolo didattico. "E' stato redatto un documento, nel quale si spiega come alcuni punti della riforma contrastino apertamente con il contratto nazionale degli insegnanti, che verrà sottoscritto dai circoli didattici e inviato direttamente al ministero" ha detto la docente.
Il prossimo appuntamento per tutti è lo sciopero generale di venerdì prossimo.