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Il Tirreno/prato: La scure del Governo sulla scuola

Entro il 2012 duecento insegnanti e centocinquanta bidelli in meno

01/07/2008
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Il Tirreno

L’assessore Gregori: «Ci ritroviamo coi tagli proprio noi che ogni anno creiamo più classi per ospitare i nuovi alunni»

PRATO. «La scuola è il futuro del Paese. Quindi, afferma il Governo, tagliamo duecento posti per gli insegnanti e 150 per il personale Ata (bidelli e impiegati). Mi sembra che questo sia un ragionamento scriteriato». Raffaello Biancalani, responsabile scuola della Cgil, riassume così il sentimento comune di chi guarda con perplessità e preoccupazione i tagli del personale programmati fino al 2012. Quasi 88mila posti in tutta Italia. Trecentocinquanta, appunto a Prato.
Secondo il “Sole 24 ore”, che ha elaborato i dati forniti dal ministero dell’Istruzione provincia per provincia, la situazione per Prato è questa: 22 posti di docenti tagliati nella scuola dell’infanzia, 75 nella primaria, 39 nelle medie, 64 nelle superiori. In tutto 200. Il personale Ata diminuirebbe di 150 unità. Sconcertato da questo piano è l’assessore all’istruzione Giuseppe Gregori. «E’ incredibile. In una realtà come la nostra, dove ogni anno abbiamo 500 bambini in più - spiega Gregori - è impensabile immaginare dei tagli agli organici. Già ora siamo sottodimensionati per quanto riguarda il personale Ata. Tutti i dirigenti scolastici si lamentano. Ci troviamo in difficoltà per garantire l’assistenza di base ai ragazzi disabili. Per il prossimo anno abbiamo già 15 sezioni in più nella scuola dell’obbligo e 3 sezioni di materna». Gregori è davvero preoccupato: «Se questi numeri verranno confermati non sarà più possibile assicurare il tempo pieno in molte scuole. Non capisco: tagliare nella scuola è un’operazione da sciagurati, e dico questo sia che a farlo sia un governo di destra o di sinistra. Come si fa a programmare un piano di integrazione per i ragazzi stranieri, che ogni anno arrivano grazie ai ricongiungimenti, quando poi ti mancano gli insegnanti?». E poi c’è la questione degli spazi. «Sì, perché ridurre il numero dei docenti si tradurrà con l’aumento del numero di studenti per classe - chiarisce Gregori - e facendo questo non si potrà non tener conto che le aule oggi sono state concepite per 24 alunni e non per 30-32».
L’assessore provinciale all’istruzione, Paola Giugni, sposta l’attenzione su un altro aspetto. «Razionalizzare l’organizzazione scolastica credo che sia possibile senza fare ricorso alla scure», commenta, «per esempio si può cercare di rimodulare meglio le ore impiegate dagli insegnanti. Troppi insegnanti nei consigli di classe, troppe riunioni. Meglio utilizzare questo tempo nel recupero di chi resta indietro. E certamente, diminuendo gli insegnanti e aumentano gli studenti per classe, è immaginabile che crescerà il numero di chi dovrà essere seguito con attenzione. E occuparsi del recupero di questi ragazzi, in tutta Italia, si traduce in un costo sociale di milioni di euro. Assurdo poi tagliare il sostegno ai ragazzi con handicap».
C’è molta amarezza anche nelle considerazioni del sindacalista Biancalani: «Alla qualità della scuola nessuno ci pensa. Si parla di tagli invece che di investimenti. Le conseguenze sono prevedibili: 150 bidelli in meno equivale a 5 in meno nelle 30 scuole pratesi. Meno docenti alle elementari vorrà dire che 34 classi non avranno il tempo pieno. Risparmiare, soltanto razionalizzando, si potrebbe: perché non tutte le città hanno gli istituti comprensivi? Un solo dirigente, un solo segretario, per tre ordini di scuola».
Giovanni Ciattini


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