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Il Tirreno-Non iscriveteli troppo presto

SCUOLA NON ISCRIVETELI TROPPO PRESTO Alcuni dirigenti scolastici (chi per opportunis...

21/07/2005
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Il Tirreno

SCUOLA
NON ISCRIVETELI TROPPO PRESTO


Alcuni dirigenti scolastici (chi per opportunismo di carriera, chi per una "sana" competizione fra le scuole-aziende, chi per paura dei fulmini della Moratti), assistiti da una degna corte di vice e di insegnanti collaboratori, spingono i genitori ad iscrivere anticipatamente i loro figli alla scuola dell'infanzia o a quella elementare. Spesso i genitori, convinti che sia un bene accelerare i tempi della crescita dei loro figli/e, cadono nella trappola. Ci sono poi insegnanti che, per una miope difesa del posto di lavoro (miope perché con la riforma a regime l'occupazione, nella scuola, si ridurrà ulteriormente), magari cedendo alle pressioni del dirigente, sono disponibili ad accogliere questi bimbi "precoci".
Ma queste scelte sono rispettose dei bisogni reali e delle condizioni psicologiche delle bambine e dei bambini per i quali i cambiamenti (e questo è tanto più vero quanto più sono piccoli) si misurano in mesi e non in anni? Non aumenteranno, in questo modo, i casi di difficoltà e di disagio? La dottoressa Francesca Stefani, insegnante e psicoterapeuta (del cui intervento al corso di aggiornamento tenuto all'istituto comprensivo di Camporgiano, riportiamo alcuni stralci) esprime forti riserve su questa questione: "... È dopo la fase del consolidamento dell'individualità, secondo il pensiero di M.S. Mahler, che l'assenza della madre può essere sostituita almeno in parte con la presenza dell'immagine interna, sicura e stabile, garantendo al bambino di superare il disagio della separazione. Prima del terzo anno, il bambino ha necessità di una continua disponibilità emotiva della madre o di un adulto... Il rapporto numerico inadeguato tra presenza dell'adulto e bambini, nella scuola dell'infanzia ostacola tale processo (si pensi che nell'asilo nido il rapporto è di un educatore per otto bambini)... Le separazioni precoci ostacolano lo sviluppo equilibrato dell'Io perché mettono il bambino di fronte ad eventi angoscianti che non sempre è in grado di fronteggiare e vanno a indebolire la fiducia negli aspetti buoni del sé.
Intorno ai cinque anni il bambino si trova ad affrontare e rielaborare gli investimenti edipici (relazione del bambino con il singolo genitore o con la coppia)... Ora, considerando che per apprendere è necessaria una stabilità emotiva e questa è strettamente dipendente dal superamento delle fasi conflittuali, l'inserimento a cinque anni nella scuola primaria si svolgerebbe nel pieno delle angosce. Il bambino non potrà apprendere in modo costruttivo perché i processi di attenzione e concentrazione sono disturbati da ansie sottostanti; per difesa potrà attuare processi conoscitivi di tipo adesivo (imparare a memoria), esprimere il suo disagio con una limitazione dei lati immaginativi e creativi del sé o ancora esprimere le angosce sotterranee con disturbi comportamentali, somatici, fobie improvvise o disturbi alimentari...".
Valter Tarabella Camporgiano


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