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Il Tirreno-"La riforma Moratti distrugge la scuola"

"La riforma Moratti distrugge la scuola" Dai nidi all'università: tutti in piazza No ai tagli al personale, sì al contratto Per i sindacati adesione altissima allo sciopero ...

16/11/2004
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Il Tirreno

"La riforma Moratti distrugge la scuola"
Dai nidi all'università: tutti in piazza No ai tagli al personale, sì al contratto
Per i sindacati adesione altissima allo sciopero Il ministero minimizza


ROMA. Centomila persone in piazza a Roma. Un'adesione allo sciopero generale superiore al 70 per cento secondo i sindacati, del 36,2 secondo il ministero. E nelle grandi città portoni chiusi in quattro scuole su cinque. È stata massiccia la partecipazione alla manifestazione nazionale contro la riforma della scuola pubblica targata Letizia Moratti e contro i tagli previsti in materia dalla legge Finanziaria. In piazza, sindacati confederali, Cobas e Gilda.
E poi le organizzazioni degli studenti si sono ritrovati ieri, unico assente lo Snals, per le strade della capitale. Davvero in tanti. E per tutta la mattinata hanno sfilato lungo le vie del centro fra slogan, palloncini colorati, striscioni e bandiere.
Nonostante la pioggia battente, sono state decine di migliaia le persone che ieri si sono alzate prima dell'alba e hanno raggiunto la capitale da ogni angolo d'Italia con autobus, treni speciali, traghetti e mezzi privati. Ai due cortei organizzati - uno dai Cobas l'altro da Cgil, Cisl e Uil - hanno partecipato gruppi provenienti da Milano e dalla Sardegna, da Pescara e da Firenze, da Bologna, da Napoli e da molte altre città dal Veneto alla Sicilia. Il primo corteo, il più nutrito secondo il leader dei Cobas Piero Bernocchi, si è mosso da piazza della Repubblica fino a piazza Venezia. Il secondo, quello aperto dai segretari dei confederali, da Bocca della Verità fino a piazza Navona. Due percorsi distinti ma un unico obbiettivo: fermare la riforma della pubblica istruzione pensata dal governo Berlusconi, imporsi contro tagli insostenibili agli organici, riprendere le trattative bloccate ormai da undici mesi, rinnovare il contratto, sanare la piaga del precariato, dire no alla mercificazione e alla mortificazione della cultura, sostenere la ricerca universitaria. In altre parole per chiedere investimenti massicci in difesa di una scuola pubblica di qualità.
Insegnanti e personale non docente, studenti, alunni, genitori, dirigenti scolastici, bidelli hanno abbandonato le aule per scendere in piazza. Hanno sfilato fianco a fianco e alla fine della manifestazione una parte del corteo confederale è confluito, in segno di unità fra le tante anime, in quello degli autonomi, fermati sotto l'Altare della Patria da un cordone di polizia incaricato di bloccare eventuale flussi di masse dirette a Viale Trastevere, sede del ministero.
Tanti gli slogan urlati all'indirizzo del ministro della pubblica istruzione, assente da Roma perchè impegnata in Giappone a stringere accordi di cooperazione. C'era chi ha marciato al grido di "Moratti Moratti, va a lavare i piatti", chi ha sfilato sotto un grande striscione con la scritta: "L'ultima trovata di Berlusconi: meno insegnanti più condoni", e c'erano anche allievi di alcune elementari romane, in testa ai cortei, con le orecchie da asino sul capo e al collo il cartello: "La Moratti ci vuole così...". Ma su tutto, da un corteo all'altro hanno spiccato i grandi poster stampati, a mò di quaderno, su carta quadrettata: "Riforma bocciata".
Cobas e confederali non sono ancora sulla stessa linea: i primi chiedono "l'abolizione delle leggi Moratti senza se e senza ma", i secondi sono su posizioni di chiusura ma meno rigide. E ancora ieri, per alcune ore si è discusso su quale fosse il corteo più affollato. Alla fine, però, il successo dello sciopero generale è stato decretato all'unanimità. "I dati sulla partecipazione sono esaltanti. Siamo di fronte alla più imponente manifestazione che il mondo della scuola di ogni ordine e grado abbia mai visto", ha commentato il leader dei Cobas Piero Bernocchi. Da piazza Navona, dove sono stati celebrati i funerali della scuola pubblica, hanno preso la parola i segretari di Cgil, Cisl e Uil. Appoggiati dall'intera opposizione, Epifani, Pezzotta e Angeletti si sono scagliati contro i nuovi tagli al personale ipotizzati dal ministro dell'economia Siniscalco. "Tagli non più sopportabili", ha ribadito Epifani, "il governo è chiuso in una torre d'avorio".


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