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Il Tirreno-Grande fuga di 200mila insegnanti

Grande fuga di 200mila insegnanti In pensione la generazione delle sanatorie e dei primi corsi abilitanti STEFANO BARTOLI ...

12/03/2005
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Il Tirreno

Grande fuga di 200mila insegnanti
In pensione la generazione delle sanatorie e dei primi corsi abilitanti
STEFANO BARTOLI


Potrebbero essere addirittura 200mila, mediamente di età compresa tra i 56 ed i 63 anni. Altre fonti, soprattutto sindacali, si dimostrano più prudenti ridimensionando cifre e scaglionamento nel tempo. Ma tutti, senza eccezione, si trovano d'accordo su un punto: nei prossimi anni, in un modo e nell'altro, la scuola italiana assisterà impotente ad un esodo biblico che porterà al più grande ricambio di cattedre della sua tartassatissima storia. In Toscana si hanno già le prime avvisaglie: quest'anno, secondo dati che abbiamo raccolto direttamente dai dieci provveditorati agli studi, adesso ribattezzati Csa, cioè Centro servizi amministrativi, lasceranno il lavoro (vedi tabella) 1.623 tra docenti e non docenti, cioè ben 370 in più dei 1.253 dello scorso anno.
Insomma, un avvicendamento epico a cui però non corrisponderà certamente una forte svolta didattica o generazionale: schiere di precari a vita, invecchiati loro malgrado sulla cattedra senza conquistare l'agognato posto di ruolo, sono infatti già pronte per coprire ogni buco eventualmente disponibile, lasciando al mondo dell'istruzione nazionale il suo record più triste, quello di disporre del corpo insegnante con una delle età medie più alte dell'Europa e di tutto il mondo occidentale: il 44,5 per cento è tra i 40 ed i 49 anni, mentre il 43,6 supera addirittura i 50.
Un esercito in movimento. Meno di due settimane fa è stato lo stesso ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, ha parlare di 200mila assunzioni da effettuare in circa 5 anni. Un dato che che ha mandato in fibrillazione l'intero mondo della scuola, sia per l'entità dei numeri comunque tutti da verificare sul campo, sia per la tempistica ritenuta forse troppo ottimistica. Il dato dei 200mila, almeno secondo i sindacati, nasce proprio dalla proiezione sui pensionamenti in calendario per i prossimi anni, che dovrebbero rappresentare un flusso in uscita, come dicevamo, senza precedenti: il ministero parla di circa 18mila all'anno, ma la fascia compresa tra i 55 ed i 60 anni, cioè quella che comprende i docenti che maturano i requisiti anagrafici necessari ad evitare il blocco prodotto dall'ultima riforma pensionistica, comprende ben 150mila docenti. Aggiungendo un'ampia rappresentanza del personale non insegnante (i cosiddetti Ata), la soglia dei 200mila verrebbe quindi raggiunta senza troppi problemi.
Generazione 35. Il numero sta per gli anni contribuzione raggiunti da chi, negli anni Settanta, riuscì ed entrare in un modo o nell'altro nel mondo della scuola. "Sì, perché l'esodo più massiccio sarà proprio di quelli che riescono a combinare 31 anni di servizio ed i quattro anni di riscatto del corso di laurea - spiega Mario Lorenzini, presidente del Distretto scolastico di Livorno -. Persone che sono entrate in un momento in cui le porte del mondo della scuola erano decisamente aperte. Un'epoca iniziata più o meno nel 1962 con la riforma della scuola media inferiore e l'istituzione di scuole in ogni centro oltre i 3mila abitanti, con la conseguente necessità di coprire un numero molto alto di cattedre, e proseguito con le sperimentazioni, le leggine speciali ed corsi abilitanti (insomma, le cosiddette sanatorie), proprio negli anni tra il '70 e l' 80, fino ad arrivare ai concorsi degli anni Novanta ed alla saturazione. Questa è la base che ha portato alla situazione attuale in cui, a confronto di epoche in cui si passava di ruolo intorno al massimo a 25-26 anni, cioè subito dopo la laurea e qualche supplenza, ci troviamo di fronte a supplenti "invecchiati" che raggiungono i 35-40 anni ed anche oltre. Quelli, appunto, che dovrebbero finalmente conquistare il posto nei prossimi anni".
Scuola anziana. Insomma, gli insegnanti giovani sono quasi inesistenti. Da un dossier preparato dalla Uil emerge che nel 2002 la percentuale di coloro che hanno un'anzianità di servizio fino a cinque anni di età era al di sotto dell'1 per cento, mentre resta confermato che circa il 50 per cento dei prof è tra gli over 50 anni e che la situazione non cambierà con le nuove immissioni. Oltre alle sanatorie, viene segnalata la forte riduzione, a partire dal 1992, dei pensionamenti anticipati (le cosiddette "pensioni baby") di cui in passato avevamno usufruito in parecchi: prima di tale data potevano lasciare il servizio e ottenere la pensione coloro che avevano maturato un'anzianità di 15 anni, 6 mesi e un giorno, possibilità che avrebbe agevolato non meno di 400mila docenti. In Europa, secondo dati diffusi dal Sole 24 Ore, abbiamo meno insegnanti di tutti nella fascia più giovane: in questo senso solo Svezia e Germania starebbero peggio di noi.
Pianeta precari. Tornando alle speranze di chi tenta probabilmente l'ultima carta per mettere piede, in pianta stabile, in un mondo che ha inseguito per tutta la vita, gli aspiranti docenti nelle graduatorie sono poco più di 480mila, con la Toscana che sfiora i 25mila. Di questi, sono impiegati in supplenze annuali o per periodi più o meno brevi, rispettivamente, circa 11mila docenti a livello nazionasle e poco più di 9mila nella nostra regione.
"Ma il problema - conclude Lorenzini - è la conseguente mancanza di motivazione di chi si trova in questa situazione e conquista finalmente la scrivania. Motivo per il quale diventa veramente difficile anche l'applicazione di una qualsiasi riforma".


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