Il Tempo-Va bene la partecipazione ma servono anche le risorse
IL COMMENTO Va bene la partecipazione ma servono anche le risorse Il Parlamentino della scuola riunito in conclave a Roma ha inaugurato "la due giornate di lavori", preceduto e seguito da una...
IL COMMENTO
Va bene la partecipazione ma servono anche le risorse
Il Parlamentino della scuola riunito in conclave a Roma ha inaugurato "la due giornate di lavori", preceduto e seguito da una mobilitazione politica e studentesca straordinaria, contro l'annunciata " Riforma Moratti". Così abbiamo gli apparati organizzativi del centro-sinistra impegnati a pieno ritmo a sostegno della "lotta dura senza paura" e il tam tam del magazine on line "Studenti", che funziona 24 ore su 24: 900 scuole occupate o autogestite, pari al 20% del totale e delegazioni massicce di insegnanti, studenti e genitori in marcia sulla Capitale per manifestare "pacificamente" il loro dissenso. La scuola italiana ha un bisogno vitale di cambiamento: il processo di riforma non può e non deve essere fermato.
Si può discutere, confrontarsi, ma bisogna andare avanti ed è quello da cui parte l'azione del gruppo di lavoro ministeriale: si coglie un metodo in cui è prevista una partecipazione allargata, un'attenzione alle opinioni di altri, un invito alla responsabilizzazione, anche se da fronti diversi.
Ma la scuola italiana ha bisogno prima di tutto di scelte politiche ed economiche che dirottino risorse per la riforma che si intende attuare: a tutt'oggi la spesa per la formazione e l'istruzione è un quarto della spesa sociale.
La spesa sociale (500mila miliardi) rappresenta il 25% del Pil, mentre la spesa per l'intero sistema formativo (compresa l'Università e la ricerca) ammonta a 90mila miliardi (il 5% del prodotto interno lordo): di questi, 62mila miliardi sono utilizzati per la sola scuola che però vede il 93% delle risorse assorbite per il personale e solo il 7% utilizzato per la formazione, l'innovazione e la didattica.
Noi spendiamo più per le pensioni di anzianità che per l'intera istruzione, e la situazione non è destinata a migliorare se pensiamo che si apprestano ad andare in pensione una quantità consistente di insegnanti, gravando quindi, e naturalmente, sulla spesa sociale.
Ancora oggi ci troviamo di fronte a problemi di ordine contrattuale che hanno visto le organizzazioni sindacali difendere politiche premianti per un'intera categoria, ridistribuendo lo status e non la qualità del lavoro e magari facendo saltare, per la rincorsa salariale, tutte le compatibilità possibili in tutto il pubblico impiego.
Problemi di ordine contrattuale che sono la conseguenza dell'attuale assetto della scuola : statalismo esasperato, burocratismo, difficoltà notevoli di gestione effettiva dell'autonomia, sindacalizzazione e consociativismo , uniformità forzata.
Il documento in queste ore in discussione agli Stati Generali della scuola rappresenta un punto di partenza: su alcuni punti si può essere d'accordo su altri critici.
La questione fondamentale rimane la conoscenza e la comprensione di tutti i delicati meccanismi che concorrono a strutturare il sistema formativo: da questo dipende la volontà effettiva di partecipare alle scelte e di assumersi anche le responsabilità di condividerle.