Il Tar Lazio bacchetta il Cts: ignorati i danni psichici delle chiusure
E sul reclutamento Bianchi prende tempo: no a sanatorie
Alessandra Ricciardi e MArco Nobilio
Alla fine di una giornata concitata, il ministro dell'istruzione Patrizio Bianchi ha deciso che la mobilità parte. Senza modifiche circa il vincolo di 5 anni sulla stessa sede che vale per i docenti assunti un anno fa. A ore sarà firmata la relativa ordinanza. Se l'obiettivo è chiudere tutte le operazioni di avvio del prossimo anno entro fine agosto, comprese le supplenze, non si possono attendere i tempi parlamentari di approvazione di una norma per modificare il vincolo, questo è il ragionamento. L'ipotesi, che è ad oggi prevalente, è infatti di abbassare l'obbligo a 3 anni, ma di farlo per via legislativa, e non per via contrattuale.
Altra decisione di giornata: il concorso ordinario, per il quale sono state presentate 400 mila domande, andrà avanti. E per il reclutamento futuro Bianchi vuole vederci chiaro. Nello scontro tra Lega e M5s, impersonato anche dai due sottosegretari all'istruzione rispettivamente Rossano Sasso e Barbara Floridia, Bianchi ha deciso di prendere tempo. Quello che è emerso è che se ci saranno procedure più snelle di reclutamento, come gli stessi sindacati chiedono, queste non dovranno però tradursi in sanatorie. Anche se la pressione del precariato è forte.
Secondo quanto risulta a Italia Oggi, le cattedre e gli spezzoni coperti con contratti a tempo determinato sfiorano le 200 mila unità. E i meccanismi di reclutamento, fin qui adottati, alla prova dei fatti si sono rivelati del tutto inadeguati a tamponare la situazione. È proprio il vincolo quinquennale a essere imputato di scoraggiare i precari a partecipare alle selezioni fuori regione. E la call veloce ideata dalla ex ministra dell'istruzione, Lucia Azzolina, ha fallito del tutto il suo obiettivo mettendo in luce questo problema. Insomma, la matassa si ingarbuglia sempre di più. E i veti incrociati tra partiti hanno congelato il dossier.
Le ipotesi sul campo erano due: la prima, la rimozione del vincolo quinquennale e la contestuale indizione di un concorso per soli titoli con esame finale al termine di un anno di prova e di formazione, il che consentirebbe la stabilizzazione dei precari storici al 1° settembre 2022. La seconda era la conferma di tutti i precari per un anno sulle sedi di attuale servizio e il blocco di un anno di tutte le operazioni di mobilità. Ma in questo caso bisognerebbe fare i conti anche con gli effetti del contenzioso in atto.
La ministra Azzolina, infatti, impose agli uffici periferici di non consentire le correzioni e le integrazioni delle domande. E i giudici stanno cominciando ad accogliere i ricorsi. Dunque, l'ipotesi della stabilizzazione per un anno degli attuali supplenti comporterebbe un ampliamento esponenziale del numero delle cause e dei licenziamenti in corso d'opera.
La giurisprudenza di merito è ormai costante nel ritenere che la scelta del dicastero Azzolina sia stata erronea (Tribunale di Foggia, ordinanza R.G.N. 7638/2020, Tar Liguria, ordinanza 15/2021, Tar Lazio, sentenze 2958/2021, 3507/2021 e 3509/2021, Tribunale di Frosinone, sentenza n.228/2021, Tar Catania, ordinanza 159/2021). Dunque, la conferma dei precari per un anno sarebbe una vera e propria manna dal cielo per i ricorsifici. Sulla questione, peraltro, vennero presentate anche due interrogazioni parlamentari. La Azzolina rispose che «la mancata o errata dichiarazione di un titolo costituisce, comunque, un'espressione di volontà e, come tale, non può dar luogo a modificazioni della domanda a posteriori, anche qualora l'incompletezza o l'erroneità dei dati caricati». Ormai la frittata è fatta.
Le resistenze politiche alla cancellazione del vincolo quinquennale deriverebbero dalla convinzione che vi sarebbero circa 130 mila docenti del Sud, che lavorano al Nord, pronti a fare le valigie per tornare a casa. Le cifre sono del tutto infondate. La disciplina della mobilità interprovinciale funziona secondo il meccanismo delle aliquote. E solo il 25% delle disponibilità in organico di diritto vengono messe a disposizione per i trasferimenti interprovinciali.
Facciamo due conti. Le cattedre vacanti e disponibili stimate per il prossimo anno sono circa 80 mila, pensionamenti compresi. Di queste, 40 mila saranno destinate alle immissioni in ruolo in prima battuta, 20 mila per i passaggi di cattedre e di ruolo e 20 mila alla mobilità interprovinciale. Dunque, i trasferimenti interprovinciali che potrebbero essere materialmente disposti sono 20 mila. Di questi, solo il 25% si trova al Sud. Ciò vuol dire che, nella migliore delle ipotesi, solo 5 mila dei docenti del Nord potrebbero vedere accolta la propria domanda interprovinciale. Verosimilmente, dunque, solo 5 mila cattedre del Nord rimarrebbero scoperte.