Il sindacato costretto a cambiare
di Pippo Frisone
~~Alla fine il decreto di “riforma” della P.A. è stato pubblicato sulla G.U. Dalla mezzanotte del 24 giugno il decreto è entrato in vigore, con qualche modifica e con qualche ritocco voluto dal Colle . All’art.7 viene affrontata la questione delle prerogative sindacali nella P.A.
Obiettivo dichiarato è quello della “razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica”.Unica novità dell’ultima ora è lo spostamento dei tagli dal 1 agosto al 1 settembre 2014.
Dopo la riduzione voluta dall’ex min. Brunetta del 15% per un triennio, ad essere tagliati del 50% sono i contingenti complessivi dei distacchi, aspettative e permessi sindacali di cui al dlgs.165/01, spettanti a ciascuna sigla sindacale.
Dei 2800 distacchi in tutto il pubblico impiego , 681 riguardano la scuola, cui vanno aggiunti 150 distacchi derivanti dal cumulo dei permessi .
Il taglio dovrebbe far rientrare nella scuola circa 500 tra insegnanti, ausiliari,tecnici e amministrativi, compresi i dirigenti scolastici.
Ma il taglio riduce anche le aspettative sindacali ex L.300 e tutto il monte ore dei permessi retribuiti
(1.083.750 ore ) nonché quelle destinate alle riunioni degli organismi statutari (111.367 ore) ,
Dovrebbero restar fuori dai tagli i permessi sindacali che gli ultimi accordi garantiscono alle RSU, pur se ridotti ultimamente a 25’ 30’’ per dipendente a tempo indeterminato.
Il dimezzamento che riguarderà anche le aspettative e i permessi non retribuiti è senza ombra di dubbio un pesantissimo attacco al sindacato e a quello del pubblico impiego in particolare.
Il segnale politico è forte e inequivocabile.
Mentre da un lato si vuole riformare la P.A. dall’altro, nello stesso decreto, si mette all’angolo, indebolendola, la rappresentanza sindacale dei pubblici dipendenti.
Che è l’obiettivo vero del governo Renzi. Basta con la concertazione ! Basta coi veti e gli estenuanti tavoli di confronto con le rappresentanze delle parti sociali.
E se ciò vale nel privato, a maggior ragione debba valere nel pubblico.!
Il sindacato, preso di contropiede dal governo, abbozzerà senz’altro qualche reazione nell’immediato. Ci sarà qualche mobilitazione più o meno unitaria, proteste e presidi delle tante categorie del pubblico impiego.
E morta là ! Non sono tempi questi per tirare troppo la corda con l’opinione pubblica che poi è la controparte di ultima istanza.
Purtroppo, spiace dirlo, ma nche il sindacato da qualche anno è finito nel tritacarne della crisi.
I distacchi nel P.I. che sono a carico dei contribuenti, sono visti oramai come privilegi di casta.
Ci sono posizioni politiche di maggioranza e di opposizione che hanno teorizzato in campagna elettorale la marginalizzazione del sindacato.
E il dimezzamento dei distacchi, seguendo anche gli umori che agitano il nostro Paese, va in quella direzione.
Saprà a questo punto il sindacato reagire e trovare la giusta collocazione per continuare a rappresentare i diritti e le aspettative di milioni di lavoratori del pubblico impiego ?
E’ questa la vera sfida che oggi ha di fronte il sindacato e che lo costringerà sempre più a ripensarsi non solo dal punto di vista organizzativo ma in generale a ritrovare con la fine della concertazione la giusta collocazione nei confronti della politica.
E soprattutto saprà il sindacato dare una rappresentanza vera ai contenuti di riforma della P.A. con la partecipazione, anche con forme nuove e inedite, di tutti i lavoratori del pubblico impiego ?.