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Il Riformista-La Fallaci e il referendum-La sindrome Frankenstein ha colpito anche lei

POST-FALLACI 3. QUEL MOSTRO DI LUOGHI COMUNI DI LUISELLA BATTAGLIA La sindrome Frankenstein ha colpito anche lei La sindrome di Frankenstein ha colpito ancora. A quanto scrive Oriana Fal...

04/06/2005
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Il Riformista

POST-FALLACI 3. QUEL MOSTRO DI LUOGHI COMUNI DI LUISELLA BATTAGLIA
La sindrome Frankenstein ha colpito anche lei

La sindrome di Frankenstein ha colpito ancora. A quanto scrive Oriana Fallaci nell'articolone "Noi cannibali e i figli di Medea", pubblicato ieri sul Corriere della Sera, i non meglio identificati "mecenati del Dr. Frankenstein" voteranno, al referendum, "per semplice partigianeria politica o miopia morale". E' una condanna senza appello: o venduti o imbecilli. Ma anche ignoranti e, soprattutto, incoscienti giacché votano "magari senza conoscere il significato delle parole staminali, ovocita, blastocita (sic!), eterologo, clonazione" e "certo senza chiedersi o senza capire che cosa v'è dietro l'offensiva per la libertà illimitata della ricerca scientifica".
E' forte la tentazione di non prendere sul serio un proclama tanto veemente quanto inconsistente. Come spiegare, ad esempio, a chi ha le idee così chiare ed evidentemente non è affetta né da partigianeria né da miopia morale, ragiona con la propria testa, ascolta la sua coscienza, conosce perfettamente le parole chiave del catalogo sulla fecondazione assistita, che non è in questione la libertà illimitata ma la ricerca di altri limiti, più rispettosi, ad esempio, della libertà personale, meno vincolati all'obbedienza a dogmi? E tuttavia è necessario rispondere perché l'intervento della Fallaci è, tra le altre cose, spia di un grande malessere, di un avvelenamento che potremmo chiamare appunto la "sindrome Frankenstein". Il personaggio da lei evocato, il Prometeo moderno, incarna la condanna della hybris, la sfida alle leggi di natura, la conoscenza proibita, i crimini del sapere resi possibili dalla rivoluzione biologica. Dietro il referendum per la Fallaci si nasconde il terrificante progetto di reinventare l'uomo in laboratorio, trasformandolo in un "prodotto da vendere come una bistecca o una bomba"; ma, soprattutto, vi è il proposito di sostituirsi alla Natura, manipolandola, massacrando le creature più inerme e indifese: cioè "i nostri figli mai nati i nostri futuri noi stessi, gli embrioni umani che dormono nei congelatori delle banche o degli istituti di ricerca".
In questo grand guignol della procreazione c'è proprio di tutto: Frankenstein e Huxley, Hitler e Mengele. La Fallaci sintetizza, nel suo pittoresco linguaggio, tutti i luoghi comuni della vulgata antiscientifica: gli embrioni ridotti a farmaci da iniettare, fatti crescere per poi macellarli come si macella un bove o un agnello al fine di ricavarne tessuti e organi etc. Insomma: un'apocalittica confusione. Bisognerebbe che qualcuno le spiegasse, con una certa urgenza, che nei laboratori si cerca di aiutare coppie in difficoltà a far nascere bambini, a far sì, appunto, che non ci siano "figli mai nati" e che è proprio la legge attuale a mantenere nei congelatori vere e proprie tombe tecnologiche, in nome di una malintesa sacralità, quegli embrioni soprannumerari che potrebbero, invece, nascere o essere donati, nel caso mancassero le condizioni idonee al loro impianto, alla ricerca, nel nome di una umana solidarietà che trasformi un "progetto" di vita in una "speranza" di vita.
Occorrerebbe chiedersi perché su questioni come quelle della bioetica ci sia insieme tanta disinformazione e tanta paura (ma probabilmente i due fenomeni sono collegati), perché non si riesca ad affrontare con un minimo di lucidità un dibattito che coinvolge profondamente ciascuno di noi, essendo in gioco i fondamenti della nostra umana condizione. La mia convinzione è che non ci sia stato un sufficiente impegno, né da parte della scuola, né delle istituzioni, ad avviare un piano di informazione - solo da pochi anni il Comitato Nazionale per la Bioetica ha promosso conferenze per le scuole indirizzate a studenti e a docenti. Perché in altri paesi temi come questo della procreazione sono oggetto di un dibattito pubblico certo vivace e appassionato ma ben lontano dai toni apocalittici dalla demonizzazione della ricerca scientifica di cui l'articolo della Fallaci è significativa testimonianza?
Il referendum poteva essere l'occasione, da noi, di interrogarsi finalmente sui temi - la nascita, la morte e la salute - che sono al centro della vita privata e pubblica a un tempo. Sennonché i toni arroventati della discussione e il ricorso a trucchi come il calcolo dell'astensionismo, anziché favorire il confronto civile delle idee hanno trasformato il dibattito pubblico in una vera e propria crociata. Beninteso non si contesta alla nuova ultrà di Giuliano Ferrara di pensare che gli esperimenti condotti nei nostri laboratori siano delitti tali da far impallidire il Dr. Moreau di wellsiana memoria; che sia irrilevante distinguere tra finalità terapeutiche, che mirano a correggere anomalie genetiche, e finalità migliorative, che intenderebbero, al contrario, creare una nuova razza, in linea coi programmi eugenetici del nazionalsocialismo; che sia privo d'importanza il riconoscimento di un diritto, da parte delle Convenzioni internazionali, a una identità genetica non manipolata; che la società occidentale sia avviata inesorabilmente sulla strada della decadenza e della perdita di identità; che "giuristi, giornalisti, editorialisti, attrici, filosofi, grilli canterini, membri dell'Accademia dei Lincei, politici in cerca di voti, medici in cerca di gloria" facciano parte di una massa damnationis che preannuncia l'apocalisse prossima ventura. Ciò che rattrista davvero è il fatto che, con lo scritto della Fallaci, si raccoglie la tempesta scatenata da tutti i venti seminati da quasi due secoli dalla cultura antiliberale e dalle sue opposte e convergenti versioni: il tradizionalismo cattolico, l'antilluminismo di destra e di sinistra, la contestazione dell'Occidente pluralista, laico e tollerante. Nemici giurati dell'individualismo, del razionalismo, della scienza galileiana vedono in questi valori il trionfo dell'egoismo individuale e di massa e della conoscenza dimidiata, nella tolleranza il relativismo morale, nel divieto di tradurre in leggi dello Stato norme morali e religiose il segno inequivocabile del nichilismo. Dallo spazio concesso dal più prestigioso quotidiano italiano alla Sibilla del Terzo Millennio si evince che si tratta di merce spirituale che trova molti compratori. Purtroppo.
membro del Comitato nazionale di bioetica


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