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Il Riformista-Eccovi la mia adesione motivata all'appello (con un breve elenco di alcuni sì riformisti)

LETTERA 1. UN MOVIMENTO DI OPINIONE PER IL RINNOVAMENTO DI GUIDO FABIANI Eccovi la mia adesione motivata all'appello (con un breve elenco di alcuni sì riformisti) Caro direttore, un doc...

09/04/2005
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Il Riformista

LETTERA 1. UN MOVIMENTO DI OPINIONE PER IL RINNOVAMENTO DI GUIDO FABIANI
Eccovi la mia adesione motivata all'appello (con un breve elenco di alcuni sì riformisti)

Caro direttore, un documento che chiama al rinnovamento dell'Università italiana sulla base del preventivo consenso sul "carattere originario di libera comunità di studio e di saperi" dell'Università e sulla sua funzione sociale di "trasmissione ed elaborazione di cultura", non può che meritare la più convinta condivisione. Il riconoscimento della serietà e della autorevolezza degli uomini di cultura che hanno promosso l'appello (alcuni dei quali hanno espresso opinioni, a mio avviso, molte volte condivisibili) non mi è sembrato subito, in verità, sufficiente a manifestare pubblicamente la mia adesione.
Poi, sulle pagine di questo intelligente quotidiano, alcuni dei proponenti hanno meglio motivato il senso dell'appello e sono venute successive e numerose adesioni, anche con interventi di merito a volte critici. Infine - ed è questo il merito maggiore che va riconosciuto ai promotori dell'iniziativa - si è mano a mano evidenziata l'esistenza effettiva di un significativo movimento di opinione a favore del rinnovamento del sistema universitario. Credo che ce ne fosse assolutamente bisogno e mi fa piacere perciò dichiarare la mia adesione. Desidero, però, motivarla con alcune brevi considerazioni. Ritengo, infatti, come ha già detto Figà Talamanca, che se si chiede di condividere solo quella premessa, per quanto "essenziale", si rischi di sollecitare facili e generiche adesioni che possono venir meno innanzi alle prime scelte da compiere.
E allora, invece di pronunciare dei >, vorrei provare a proporre dei >. E quindi, per quanto mi riguarda, sì:
a) a una documentata verifica dello stato di attuazione e dei relativi problemi della riforma della didattica;
b) alla definizione di poche e chiare regole sulla governance delle università, per precisare le responsabilità dell'autonomia istituendo gli indispensabili riferimenti di sistema, eliminando i pesanti condizionamenti dirigistici attuali, ma senza indulgere a inappropriate tentazioni privatistiche;
c) alla istituzione di una agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario come organismo "terzo" rispetto alle università e al ministero. Solo con un rigoroso sistema di valutazione della attività didattica, di ricerca e amministrativa delle università, e con le necessarie ricadute sui finanziamenti, si può offrire la garanzia dell'uso corretto delle risorse pubbliche e della rispondenza alle esigenze della società;
d) a un progetto di investimento pluriennale per superare squilibri strutturali (aule adatte alle nuove forme della didattica, biblioteche, laboratori e spazi per "vivere" gli atenei), e per rinnovare il corpo docente e tecnico amministrativo;
e) a un rigoroso sistema di selezione per garantire in ogni modo che l'accesso alla carriera universitaria sia basato esclusivamente sul merito;
f) a un progetto di rilancio del dottorato di ricerca inteso come livello di alta formazione, con regole, incentivazioni, strutture, infrastrutture, risorse finanziarie e umane ben definite;
g) alla ridefinizione dei problemi relativi al "diritto allo studio" (borse di studio, mense, residenze, eccetera) oggi lasciati alla competenza regionale e a istanze politiche del tutto estranee alle esigenze degli atenei e dei loro studenti;
h) alla attivazione di corposi incentivi per rendere il nostro sistema appetibile anche per gli studiosi stranieri;
i) al sostegno di tutte le iniziative di collegamento tra imprese e università (soprattutto gli attuali master).
Sgombriamo però subito il campo dagli equivoci. Io so bene che da parte dell'attuale ministro (e non solo) mi si potrebbe rispondere che tutte (o gran parte di) queste azioni sono state avviate. Il problema sta proprio qui. È difficile sostenere che l'attuale governo abbia favorito il processo di attuazione dell'autonomia universitaria partito dalla fine del decennio novanta. Spesso lo ha ostacolato e frenato, ha introdotto elementi di irrigidimento dirigistico, ha avviato dispositivi legislativi confusi e contraddittori, ha istituito università inesistenti a volte anche sotto la veste dell'innovazione telematica, ha intrapreso meccanismi di valutazione con metodi e strumenti approssimativi, non ha mai sostenuto in maniera conseguente la ricerca. Non mi interessa la caratterizzazione politica di questo governo, so solo che molte delle sue azioni (anche se non tutte) meritavano e meritano risposte negative, dei "no".
È il tempo di mettersi al lavoro per una reale azione di rinnovamento del sistema universitario nazionale. Bisogna però avere l'onestà intellettuale di riconoscere che, se oggi di innovazione si può parlare in maniera positiva, ciò dipende anche, e forse soprattutto, dall'azione svolta in questi anni da chi ha lavorato nelle Università e dall'azione propositiva dell'istituzione (la Crui) che ha costituito in questi anni il riferimento insostituibile per il sistema. Non si parte infatti da zero. Sappiamo tutti, peraltro, che l'azione riformatrice riesce a essere veramente tale se orienta i processi in atto e se sa valorizzare le forze sociali e culturali già impegnate e disponibili a lavorare per il cambiamento.

Rettore dell'Università degli Studi Roma Tre


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