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Il Riformista-Caro ministro, non abbiamo detto solo no e rifiutiamo le sanatorie camuffate della Cdl

ATENEI 1. IL PRESIDENTE DELLA CRUI RISPONDE ALLA MORATTI. DI PIERO TOSI Caro ministro, non abbiamo detto solo no e rifiutiamo le sanatorie camuffate della Cdl Sono rimasto sorpreso, leggen...

13/04/2005
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Il Riformista

ATENEI 1. IL PRESIDENTE DELLA CRUI RISPONDE ALLA MORATTI. DI PIERO TOSI
Caro ministro, non abbiamo detto solo no e rifiutiamo le sanatorie camuffate della Cdl

Sono rimasto sorpreso, leggendo il testo della conversazione del ministro dell'Università sulle pagine del Riformista, del modo con il quale è stata rappresentata la Conferenza dei Rettori. In perfetta assonanza con quanto affermato da Ernesto Galli della Loggia, Letizia Moratti la dipinge come incapace di ogni proposta e pronta soltanto a rivendicare risorse finanziarie.
Nel corso dei ripetuti incontri che, anche in questo ultimo anno, il ministro ha avuto con me e con molti Rettori delle Università italiane, deve aver dedicato poca attenzione alle nostre proposte, delle quali lamenta la scarsità, per poi stranamente affermare, in un passo dello stesso intervento, che solo sullo stato giuridico ne avrebbe accolto ben 14 su 15. Mi preoccupa la sua sottovalutazione non solo di ciò che noi Rettori le andiamo ripetendo da tempo ma di quanto sta accadendo e si sta esprimendo nel sistema delle Università italiane.
Provo quindi a sintetizzare per l'ennesima volta le nostre reali posizioni. Sulla programmazione degli Atenei e sulla valutazione delle loro attività, abbiamo presentato al Governo un modello nazionale sulla scorta di quello utilizzato in altri paesi; modello realizzato e gestito da un organismo indipendente. Rimaniamo profondamente convinti che tutte le Università debbano essere valutate. Così come devono essere valutati i singoli docenti: criterio che non era presente nella prima bozza del ministro sulla riforma dello stato giuridico e che noi abbiamo chiesto che fosse introdotto.
Sul governo dell'Università (la cosiddetta governance) noi Rettori abbiamo presentato una proposta e ci siamo detti disponibili a verificarla. Abbiamo ben presente la necessità di introdurre nuovi e forti elementi di managerialità e di responsabilità nella gestione degli atenei. È ovvio che questi concetti di managerialità e di responsabilità non possono essere disgiunti dal rispetto delle forme democratiche sulle quali storicamente si basano i nostri atenei. Davvero strano che il ministro Moratti non citi queste proposte, che per loro natura richiedono di non fermarsi a criteri di distribuzione dei fondi, come avviene attualmente, ma impongono che si diffonda nel sistema universitario la cultura della valutazione.
È vero: abbiamo chiesto più risorse. Se si confronta la situazione italiana con quella europea, risulta però che restiamo ben lontani da quel parametro, mentre lo stesso ministro ha affermato più volte di condividere la necessità di raggiungere almeno la media europea. Negli ultimi due anni è venuto dalla legge Finanziaria un segnale positivo, ma, purtroppo, questo miglioramento è servito soltanto ad attenuare il peso che gli adeguamenti stipendiali del personale hanno sui bilanci delle università, tanto che, in termini finanziari, l'incremento è stato di circa il 2%.
Non abbiamo difficoltà ad ammettere che sullo stato giuridico abbiamo detto vari no. Ma è altrettanto vero che questa nostra opposizione a diverse soluzioni proposte dal governo ha portato a quelle importanti modifiche che, come lo stesso ministro riconosce, sono molto utili.
La complessa vicenda dello stato giuridico dimostra, inoltre, che si deve essere sempre disposti a confrontare le proprie idee e a saperle metterle in discussione, a patto che vi sia correttezza e rispetto nel presentare, in questo confronto, le posizioni degli uni e degli altri. Non abbiamo chiesto, ad esempio, accesso ai ruoli della docenza ope legis: in nessuna occasione e in nessun nostro documento. Né l'hanno chiesto i ricercatori, che non meritano di essere denigrati visto che hanno assunto solo atteggiamenti di grande responsabilità. Siamo favorevoli a idoneità nazionali mentre siamo assolutamente contrari a quella ope legis camuffata, proposta in Parlamento dalla maggioranza, rappresentata dalla idoneità nazionale a numero aperto, tra l'altro inapplicabile per la mancanza di risorse finanziarie.
Solo chi non conosce l'Università può pensare - come ha sostenuto il premier Berlusconi - che in essa alberghi un "potere parallelo", politicamente orientato. L'appello trasversale dei dodici docenti, pubblicato da il Riformista, sta lì a dimostrare il contrario. Se esistesse davvero un "potere parallelo", non ci troveremmo in un caos legislativo, in assenza di una vera riforma, con la nostra autonomia continuamente a rischio, con il fiorire (si fa per dire) di nuove iniziative di tipo universitario contro il nostro parere e contro quello dei Comitati regionali universitari.
È con uno spirito costruttivo che rivolgo al ministro queste considerazioni, ribadendo a lei e ai sostenitori dell'appello del Riformista che i Rettori italiani si sentono impegnati a stimolare e a mettere in atto le necessarie azioni per cambiare e rafforzare l'Università.

Presidente della Conferenza
dei Rettori delle Università italiane


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