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Il regalo del bidello, la scuola colorata

Savona, il giorno prima della pensione ha ridipinto a sue spese aule e corridoi

15/02/2012
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La Stampa

ROBERTO PAVANELLO SAVONA

Un pomeriggio di tarda primavera ha guardato quelle pareti scrostate su cui maestre e bambini volenterosi avevano appeso i loro disegni, le loro ricerche, i loro collage per imparare a leggere, far di conto o studiare la storia e l’inglese e ha scosso la testa: non va bene, così non va proprio bene. Ha appeso il suo grembiule ed è andato nel colorificio più vicino, dove ha preso un po’ di chili di vernice e qualche pennello. Ha fatto la cosa che più gli sembrava logica, ha ridipinto la scuola, il suo posto di lavoro. E sarebbe bello se questa piccola storia non avesse in sé nulla di straordinario, ma in un’Italia nella quale a fare il proprio dovere si corre il rischio di essere chiamati eroi, che succede a chi va oltre quelle che sono le sue normali mansioni? Può capitare che il sindaco ti chiami per darti un premio e che i giornalisti si affrettino a raccontare questa vicenda.Il protagonista è un signore savonese di 61 anni, Giovanni Garulla, conosciuto da tutti come Giancarlo, di professione bidello che, a poche settimane dalla pensione, ha voluto fare un regalo ai bambini della scuola elementare in cui ha lavorato per 18 anni.

Questo signore ha i baffoni da comunista di una volta, un po’ Peppone di don Camillo e, anche nella pettinatura, un po’ un altro illustre baffone, il cui nome evoca ricordi ben più lugubri: Stalin. La pasta dell’uomo però è ben diversa. Giancarlo ha le mani di chi ha lavorato tutta la vita e gli occhi gentili di chi ha avuto a che fare con i bambini. Di mestiere faceva il bidello in una scuola elementare di Savona, dal primo settembre è in pensione. Prima di ritirarsi dal lavoro ha deciso però di dare una sistemata a quella scuola che, dopo tanti anni, sentiva un po’ sua, e di fare un regalo a tutti i piccoli alunni che lì studiano, giocano, crescono.

Lo scorso giugno, approfittando di aule e corridoi liberi, si è rimboccato le maniche, ha preso vernice e pennello e ha dipinto le pareti della scuola elementare Mignone, nel quartiere di Legino, periferia savonese. Chiamatelo senso del dovere e senso civico, per Giancarlo Garulla la motivazione è semplice quanto la bellezza del suo gesto: «Non mi è mai piaciuto stare senza far niente». Ovvio, no? C’è bisogno di me e io mi attivo. Non fa una piega: altro che banalità del male, questa è la banalità del bene. O forse dell’ovvio. Già si era letto di genitori che si autotassano e si improvvisano imbianchini per dare una rinfrescata alla scuola frequentata dai loro figli, ma qui siamo davanti a un gesto di puro altruismo, di affetto per il proprio posto di lavoro e per i suoi piccoli frequentatori. Con buona pace di tutti i denigratori dei lavoratori pubblici, gli accusatori di quelli lì capaci solo di prendere lo stipendio e battere la fiacca. Ma quando mai? Sembra aver risposto loro Garulla quando ha preso in mano il pennello. Al buon Giancarlo non interessano i riflettori che si sono accesi su di lui e pare anzi sorpreso di sentirsi chiedere com’è andata, che ha pensato, perché lo ha fatto: «Che c’è di strano? Ho fatto solo quello che mi sembrava giusto, non pensavo mica di fare qualcosa di straordinario».

Prima di fare il bidello, o come si dice oggi nel politicamente corretto per definizione «operatore scolastico», ha lavorato come operaio saldatore e, con tutti i sacrifici che possiamo immaginare, ha cresciuto tre figli, aiutato dalla moglie casalinga: il più piccolo che studia ancora, una che fa la cameriera e uno che fa il carrozziere. Una famiglia come tante altre, di gente che sa cosa significa lavorare, ed è facile intuire che educazione possano avere avuto i tre ragazzi con un padre così. «Mentre svolgevo le mie mansioni di bidello – racconta con il suo accento ligure marcato - ho deciso di utilizzare tutto il resto del tempo che potevo avere a disposizione per dipingere le aule e i corridoi, con colori vivaci che potessero piacere ai bambini». E in tempi di tagli alla scuola pubblica, quando occorre fare economia anche sull’utilizzo dei gessetti, quando se ti va bene non ti cadono i calcinacci in testa e non piove in aula, il gesto del custode savonese a un passo dalla pensione è una vera boccata di ossigeno. E non è un caso se «le insegnanti mi hanno ringraziato, erano davvero tutte contente».


 

 


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