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Il prezzo del perdono

Cento milioni di euro in più alle scuole private. Lo ha deciso la scorsa notte il governo smentendo la riduzione dei finanziamenti decisa dal ministro Tremonti. Restano invece tutti i tagli alla scuola pubblica. L'opposizione: difendete solo i ricchi

13/11/2010
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il manifesto

Roberto Ciccarelli
Carlo Lania

ROMA
Cento milioni di euro trovati in una notte. Il governo fa un regalo alle scuole private e ripristina i finanziamenti tagliati dal ministro Tremonti, riportando lo stanziamento dai previsti 150 milioni di euro a 245. Una decisione maturata durante la nottata e sicuramente conseguenza delle numerose proteste arrivate, specie da parte cattolica, dopo che due settimane fa il ministro dell'Economia aveva ridotto del 47% i finanziamenti per le paritarie. Quasi un colpo di mano, visto che fino a giovedì sera il taglio era confermato. E invece i soldi sono saltati fuori. La scelta di ripristinare il fondo è dovuta, ha spiegato il sottosegretario all'Economia Giuseppe Vegas, alla necessità di andare in pari, più o meno, con quello degli anni scorsi». Una decisione a senso unico, visto che la stessa premura il governo non ha ritenuto di usarla verso l'università e la scuola pubblica, settori per i quali i tagli vengono invece confermati. «Si compie il solito gioco delle tre carte», denuncia il segretario generale della Flc-Cgil Mimmo Pantaleo. «Si incrementa di 800 milioni il fondo per l'università, la cui ripartizione tra concorsi fondo ordinario e diritto allo studio non è chiara, ma si confermano i tagli di 1,4 miliardi previsti dal decreto fiscale del 2008».
Le scuole paritarie in Italia sono poco meno di 15 mila con circa un milione di studenti, a fronte di 42 mila istituti pubblici in cui studiano 7,8 milioni di ragazzi, inevitabilmente penalizzati dalle scelte del governo. Proprio il pesante ridimensionamento dei finanziamenti destinati alla scuola pubblica è infatti uno dei motivi principali dello sciopero di mercoledì prossimo, 17 novembre, giornata mondiale dello studente. Per il sindacato sarà l'occasione per chiedere ancora una volta al governo di fermare i tagli al settore che prevedono nel 2011 l'uscita di altre 40 mila persone tra docenti e personale Ata.
Una realtà che rende ancora più dura di digerire la scelta fatta dal governo di privilegiare ancora una volta le scuole private. E infatti non ha mancato di provocare dure reazioni. Per il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro si tratta di un provvedimento «scandaloso» che dimostra «la malafede» del governo. «In queste ore l'esecutivo sta aumentando il finanziamento alle scuole private e allo steso tempo demolisce la scuola pubblica, mandando a casa oltre 140 mila insegnanti, servitori dello Stato», ha detto l'ex pm. Critiche anche dal Pd. Per Francesca Puglisi, responsabile scuola del partito, «il ministro Gelmini spera di salvarsi l'anima reintegrando soldi alle scuole paritarie. Peccato che si sia dimenticata di reintegrarli anche alla scuola pubblica. La titolare dell'Istruzione concede, infatti, 245 milioni di euro alle scuole paritarie - ha proseguito Puglisi -, ma non reintegra nulla del devastante taglio di 8 miliardi alle pubbliche. Quel che è più grave - osserva - è che il ricco finanziamento alle scuole paritarie non garantisce il ripristino dei 103 milioni destinati ai libri di testo per le famiglie bisognose». Duro, infine, anche il commento di Angelo Bonelli, presidente dei Versi, per il quale lo stanziamento alle scuole private «è la dimostrazione che le risorse ci sono ma il governo Berlusconi intende utilizzarle per dare il colpo di grazia alla scuola pubblica, creando una scuola per ricchi e una per poveri».
Sul fondo ordinario di finanziamento dell'università (Ffo) continuano intanto le mistificazioni. Il miliardo promesso pochi giorni fa da Tremonti è stato ridotto a 800 milioni, soldi che non verranno usati per pagare stipendi e bollette, ma anche per assumere professori associati. Non si tratta di un «incremento», come dice il governo, ma di una parziale compensazione del taglio di 1,3 miliardi di euro all'Ffo. Il residuo negativo sarà di 276 milioni. I fondi necessari per i nuovi concorsi verranno stornati da questi 800 milioni mediante un decreto emesso entro il 31 gennaio dal ministero dell'economia e dal quello dell'università. Finanziare i concorsi con un fondo che serve a malapena a pagare gli stipendi significa bloccare il tanto auspicato reclutamento. Tra il 2011 e il 2012 verranno tagliati altri 800 milioni portando il totale dagli attuali 6,9 miliardi annui a 6,1 miliardi. A quel punto scatterà la fase di commissariamento degli atenei, costretti a svendere le loro strutture per ripagare i debiti. Da questa girandola di numeri sembra essersi salvato l'aumento di 100 milioni per il diritto allo studio e altri 100 per le imprese industriali. Ritorna infine la promessa di 500 milioni a partire dal 2012. Risorse che non serviranno per i concorsi, ma per integrare il fondo per l'università. Ad oggi, però, sono solo fantasmi che si aggirano in un maxiemendamento. 40MILA sono gli istituti statali in Italia con 370.711 classi. 7,8 milioni sono invece gli studenti


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