Il piano per l’estate è in tre fasi. Corsi gratis da giugno a settembre
Stanziati 520 milioni. Coinvolti tutti: dai tre anni alle superiori, ma partecipare non sarà obbligatorio
Gianna Fregonara
Un piano che copre tutta l’estate, dalla metà di giugno alla metà di settembre. «Un ponte e un’opportunità per un’estate diversa», come lo ha definito il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. Lezioni, laboratori, corsi di musica, di arte e di sport ma anche corsi autogestiti dagli studenti più grandi, stage, simulazioni, summer school. C’è un po’ di tutto nella circolare che ieri il ministero dell’Istruzione ha inviato ai presidi di tutta Italia per spiegare come dovrà funzionare l’estate delle scuole aperte: la palla ora passa a loro che dovranno proporre idee per i propri studenti e cominciare a organizzare i corsi. Tutti rigorosamente gratis.
La cifra stanziata è ambiziosa: 520 milioni di euro, che le scuole potranno richiedere in base ai corsi e alle attività che offriranno. Sono coinvolti tutti, dai bambini di tre anni delle scuole di infanzia fino agli studenti che sbarcheranno in quinta superiore a settembre. I corsi comunque non saranno obbligatori né per gli studenti né per gli insegnanti che, se si presteranno al progetto, saranno pagati extra. Altrimenti i presidi potranno rivolgersi alle associazioni del terzo settore, a esperti e persino a studenti universitari.
L’idea è di dividere l’estate in tre «macro fasi»: la prima per le due settimane di giugno dopo gli scrutini si chiama «rinforzo e potenziamento delle competenze»: sulla base dei risultati dei test Invalsi, che si stanno svolgendo in queste settimane, e delle valutazioni degli insegnanti, le scuole valuteranno «interventi personalizzati e di gruppo» sulle abilità di base, e cioè italiano e matematica alle elementari, e anche inglese alle medie e alle superiori.
La seconda fase riguarda luglio e agosto e si chiama «rinforzo delle competenze disciplinari e della socialità»: in questa fase le scuole potranno organizzare laboratori «di musica d’insieme, arte, creatività, sport, educazione alla cittadinanza, ambiente, digitali», le cosiddette attività Campus. Il ministero precisa che non si tratta dei tradizionali campi estivi, che l’anno scorso avevano organizzato i Comuni con uno stanziamento straordinario. Di questi si occuperà la ministra Elena Bonetti in un altro provvedimento.
Infine la terza fase, a settembre prima dell’inizio delle lezioni, definita dalla circolare del capo dipartimento Stefano Versari come «rinforzo e potenziamento delle competenze con intro al nuovo anno». Di nuovo laboratori, ma anche momenti di ascolto «peer tutoring anche autogestiti», anche a distanza.
Fin qui le linee generali. Toccherà ora alle scuole, entro la fine di maggio, dare forma a queste indicazioni «di senso» come le definisce la circolare e presentare idee e progetti per chiedere i finanziamenti. Ma il ministro invita presidi e docenti a provare a «rammendare» il tessuto delle conoscenze e delle competenze, per quanto possibile». E il suo capo dipartimento cita persino John Lennon per provare a spiegare loro che cosa è successo nella scuola del Covid e della Dad: «Per intenderci potremo usare il famoso verso di John Lennon: “La vita è ciò che ci accade mentre facciamo altro”, e anche molta parte dei nostri apprendimenti avvengono in modo sparso e inconsapevole».
Per quanto riguarda i fondi, sono stanziati. Anzi in parte sono stati recuperati da finanziamenti europei (fondi Pon) per le zone con maggiore povertà educativa - sono soprattutto nelle regioni del Sud - che finora non erano stati usati. Si tratta di 320 milioni di euro. Le altre risorse invece sono per tutte le scuole: 150 milioni stanziati nel decreto Sostegni dal governo Draghi, 40 milioni recuperati da altre poste e 10 milioni già stanziati lo scorso anno per i «patti di comunità».
I professori
Docenti pagati extra e volontari. Gli istituti potranno presentare i progetti entro maggio
Sul piano Bianchi - a parte la capacità delle scuole di dar forma concreta a queste nove pagine di indicazioni - pesa un’incognita ed è la capacità di usare i fondi, che, specie nelle aree a maggior dispersione, gli istituti non sono riusciti fin qui a spendere. Il tempo è poco e per questo il ministero sta correndo per predisporre i decreti necessari per le procedure e ha coinvolto l’Indire per aiutare le scuole a districarsi nel percorso burocratico senza errori.