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Il piano della Cgil per la scuola, ma poche idee per recuperare le risorse

Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, da Torino dice tre cose difficilmente discutibili: "Bisogna smetterla di pasticciare sulla scuola, dobbiamo ripristinare i finanziamenti tagliati in queste stagioni, siamo l'unico Paese in Europa che durante la crisi ha sottratto soldi all'istruzione"

21/07/2014
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la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA - Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, da Torino dice tre cose difficilmente discutibili: "Bisogna smetterla di pasticciare sulla scuola, dobbiamo ripristinare i finanziamenti tagliati in queste stagioni, siamo l'unico Paese in Europa che durante la crisi ha sottratto soldi all'istruzione". Quattro ministri dell'Istruzione negli ultimi sei anni e otto miliardi di tagli negli ultimi sei anni sono la traduzione dei concetti della Camusso . Quando si tratta di dettagliare un contropiano per la scuola (il governo a inizio mese ha presentato il suo, contestatissimo), il segretario della Flc, la Federazione lavoratori della conoscenza della Cgil, fatica però a trovare argomenti nuovi. A fronte di tagli nel comparto, appunto, di 8 miliardi (con recuperi davvero minimi sotto il ministro Maria Chiara Carrozza e il governo Letta), il segretario scuola Mimmo Pantaleo chiede al governo in carica di investirne diciassette "nel medio periodo". Se il medio periodo significa 4-5 anni, la Cgil chiede a Renzi e a Padoan e alla Ragioneria di Stato di trovare 3-4 miliardi l'anno per la scuola (edilizia scolastica esclusa). Come? "Con la patrimoniale e la rinuncia all'acquisto degli F35". Un po' poco come "idea innovativa" per recuperare risorse.

Dopo due settimane abbondanti di contestazioni sindacali al ministro Stefania Giannini e al suo sottosegretario Roberto Reggi ("non parlano con una sola voce"), la Cgil Flc presenta il suo cantiere per la scuola e annuncia che se il governo vorrà imporre con decreti e leggi delega il contratto e le riforme "l'autunno sarà molto caldo".
Dice allora la Cgil: no alle sei ore settimanali di lavoro in più per le supplenze degli insegnanti interni, sì invece a un piano di nuove assunzioni ("bisognerà assorbire 120mila precari iscritti alle graduatorie a esaurimento") che ripristini gli organici funzionali e consenta di gestire le supplenze senza superare le 18 ore di insegnamento dalla cattedra per maestri e prof . "Sì", però, all'emersione dei carichi di lavoro "oltre le attuali ore d'insegnamento".

Il nuovo contratto, nell'idea della Cgil, deve portare gli stipendi alla soglia dei 1.500 euro netti al mese (oggi siamo 130-150 euro lontani), mantenere gli scatti d'anzianità affiancando a questi forme di avanzamento stipendiali legate a incarichi e professionalità. Niente premi legati a nuove carriere ("stimolerebbe un'eccessiva concorrenza tra insegnanti"), sì ad aumenti per chi lavora in condizioni difficili ("cinque anni allo Zen di Palermo"). La Cgil scuola è favorevole all'apertura lunga degli istituti scolastici, ma non all'associazionismo che si sostituisce ai bidelli. Pretende solo soldi pubblici, perché "la privatizzazione della scuola voluta dalle molte lobby operanti accrescerebbe le distanze di ceto". E dice "no" anche ai presidi "padroni della scuola": non possono decidere "di carriere, soldi e domani magari anche di assunzioni".

Nella legittima difesa degli iscritti e dei docenti (soprattutto i precari, compresi quelli che, in fila in qualche graduatoria, non hanno l'insegnamento al centro del loro interesse professionale) e tra non poche contraddizioni nelle enunciazioni sindacali, si intravedono possibilità di dialogo della Cgil con ministri e sottosegretari dell'Istruzione su tre elementi. In maniera esplicita, e per la prima volta, Pantaleo ha detto che la scuola italiana ha bisogno di valutazione, "ma i test Invalsi vanno rivisti radicalmente e comunque devono diventare uno degli elementi della valutazione, non l'unico elemento". Quindi, il ciclo scolastico. No al taglio tout court di un anno alle superiori, ma sì alla scuola obbligatoria per tutti dai 3 ai 18 anni con una revisione organica dei cicli (materne, elementari, medie, superiori), magari lasciando l'ultimo anno (tra i 18 e i 19 anni, per gli studenti) all'orientamento: "Serve una scelta più consapevole dell'università". Infine, la formazione obbligatoria. La vuole il governo, ora la vuole anche la Cgil, "fatta in orario di servizio". Anche il sindacato ha compreso che l'insegnante del 2014 ha bisogno di una "robusta manutenzione" della sua preparazione. Ha bisogno di nuove competenze "psicopedagogiche, relazionali, organizzative, informatiche, linguistiche e di orientamento".


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