Il pasticcio dei soldi tolti ai prof scontro nel governo sui 150 euro
Polemica tra Saccomanni e il ministro dell’Istruzione. Il leader pd: no ai prelievi in busta paga
Il pasticcio dei 150 euro chiesti in restituzione agli insegnanti che avrebbero erroneamente percepito gli scatti di anzianità fa litigare il ministro dell’Istruzione Carrozza e quello dell’Economia Saccomanni. E suscita anche le bacchettate di Matteo Renzi che dice: «Se un ministero chiede indietro 150 euro agli insegnanti mi arrabbio perché non è “Scherzi a parte”, è il governo italiano».
Lo scatto d’anzianità tolto agli insegnanti da Giulio Tremonti, restituito dal governo in carica a settembre e dopo Natale tolto di nuovo (e quindi da rimborsare allo Stato), fa esplodere un fragile equilibrio tra il ministero delle Finanze e quello dell’Istruzione. E in serata fa dire al segretario del Pd, Matteo Renzi: «Lasciate ai docenti quei soldi, mica siamo su “Scherzi a parte”». Gli insegnanti italiani, neopoveri di fatto, lo scorso 27 dicembre hanno scoperto, con una nota del ministero delle Finanze affiancata alla busta paga e scritta in burocratese stretto, l’ultima umiliazione: da qui “fino alla concorrenza del debito” dovranno restituire - ovvero sarà tolto loro dalle successive buste paga - 150 euro lordi ogni mese. I docenti di scuole elementari, medie e superiori più alcun amministrativi che si erano ripresi a settembre lo scatto congelato ora impiegheranno tre buste paga
a restituire la cifra. Ma a chi percepisce lo scatto da gennaio e ha accumulato duemila euro, serviranno tredici mesi per onorare le rate.
Da diversi giorni una platea di novantamila insegnanti, quelli a cui spettava lo scatto d’anzianità del 2012, ha preso d’assedio i sindacati di riferimento: «Ma come, non avevate fatto un accordo? Quelli erano i soldi per l’offerta formativa trasformati in scatti. E quell’accordo non lo aveva sottoscritto anche il ministero delle Finanze?». Di più, su un piano politico-sindacale sarebbe pronto anche la seconda intesa per restituire agli insegnanti lo scatto del 2013: va solo depositato all’Aran, l’agenzia pubblica approdo delle trattative sindacali. Niente, l’accordo 2012 - ha scoperto in un secondo momento il Mef - cozzava contro il decreto del presidente della Repubblica numero 122, quello del 4 settembre che prorogava il blocco dell’anzianità a tutto il 2013. Il segretario della Uil scuola, Massimo Di Menna, rivela: «A decreto firmato il ministero delle Finanze, per chiudere buchi di bilancio, ha messo a punto misure con effetti retroattivi». Aggiunge Rino Di Meglio, segretario della Gilda: «Senza alcuna lungimiranza la burocrazia del Mef ora si riprende quello che presto, con il secondo accordo, dovrà ridare». Un pasticcio imbarazzante.
Al primo giorno di lavoro dopo le ferie invernali, digerite le molte critiche sull’avvio di una grande consultazione sul web per comprendere cosa pensano gli italiani della scuola, registrate due richieste di dimissioni (il sindacato Anief e la scuola telematica Unicusano), il ministro Maria Chiara Carrozza ha avvistato la marea montante del dissenso sugli scatti da restituire a rate. Pezzi del suo Pd avevano compreso l’effetto della gaffe. Davide Faraone, responsabile Scuola e Welfare, aveva detto: «È stato un errore, quelli sono soldi sacrosanti, promessi ai docenti e firmati in accordi sindacali. Dopo i diritti acquisiti e i diritti offesi siamo ai diritti restituiti». La senatrice Francesca Puglisi firmava un’interrogazione al Miur: «Impensabile chiedere la restituzione del 2013». La Carrozza allora, ieri a metà pomeriggio, decideva di informare il suo pubblico via twitter: «Ho chiesto al ministro Saccomanni di sospendere la procedura di recupero degli scatti stipendiali per il 2013». Nella lettera inviata al collega, si scoprirà, aveva chiesto una sospensione rapida perché il primo prelievo scatterà tra 19 giorni, con la prossima busta paga.
La replica del ministero delle Finanze, stimolata direttamente dal titolare, è arrivata dopo tre ore: «Il recupero delle somme relative agli scatti degli stipendi del personale della scuola è un atto dovuto. Se il ministero dell’Istruzione, attraverso tagli alle spese, troverà quei soldi, la restituzione potrà essere fermata». La Carrozza decideva di non alzare la tensione: «Nessuno scontro personale », sottolineava. Ma trovava un inaspettato alleato in Matteo Renzi, che dalla Gruber a “Otto e mezzo” diceva: «Se un ministero delle Finanze chiede indietro 150 euro agli insegnanti mi arrabbio perché non è “Scherzi a parte”, è il governo italiano». La Gilda annuncia: «Se in cinque giorni sugli scatti non tornano indietro sarà sciopero generale».