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Il pasticcio degli scatti di anzianità

Mancano all'appello 230 milioni, a secco 160 mila dipendenti. E quasi 90 mln di risparmi rischiano di finire al Tesoro. Sindacati verso il blocco scrutini

29/05/2012
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ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi


In tempi di vacche magre anche pochi euro in più di aumento fanno comodo. E per il 2010 in 160 mila li hanno avuti. Si tratta degli scatti di anzianità, che l'ex ministro dell'economia, Giulio Tremonti, aveva congelato per tutti i dipendenti pubblici, salvo poi riconoscerli in via eccezionale per i soli lavoratori della scuola, insegnanti, ausiliari, tecnici e amministrativi, che in essi hanno l'unica forma di progressione di carriera. Un riconoscimento ottenuto grazie a un'autocopertura finanziaria: se la scuola realizza tutti i risparmi previsti dal decreto legge 112/2008, stabilì Tremonti, la quota parte di tali risparmi, ovvero il 30%, può essere destinata invece che al merito, come prevedeva inizialmente la legge, a pagare gli avanzamenti di anzianità. E quando si è trattato di pagare gli scatti del 2010, tutto è filato liscio: certificati i risparmi, lo scorso anno 320 milioni sono stati destinati a pagare l'aumento dei gradoni. Per il 2011 invece il Tesoro, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, avrebbe certificato che non tutte le economie previste sono state realizzate, per gli scatti ci sarebbero appena 55 milioni di euro. A cui si possono aggiungere un'altra quarantina di milioni recuperati come fondi non più attribuibili al funzionamento delle scuole a causa della riduzione del numero di insegnanti. E ne mancano però 230 di milioni di euro. Altri 160 mila dipendenti che scattavano nel 2011 rischiano di restare a secco. Hanno contribuito a non far centrare i risparmi, le nuove spese per i 4 mila insegnanti di sostegno che il ministero dell'istruzione è stato «costretto» dalla Consulta ad assumere e che la Ragioneria generale dello stato ha messo sullo stesso conto. E non è finita. Perché in queste ore sta prendendo piede la tesi che la quota dei risparmi, non essendo utilizzabile per gli scatti, debba andare a rimpinguare le casse del Tesoro: in tempi di spending review quei 90 milioni di euro lasciati a giacere su conti del ministero dell'istruzione non sarebbero giustificabili. Da tempo i sindacati stanno provando a spingere per una soluzione alternativa d'intesa tra Tesoro e Istruzione, andando a scovare tra le pieghe della contabilità del dicastero i fondi necessari. Ma il tempo passa e non sono arrivate risposte, salvo l'annuncio a inizio anno del ministro dell'istruzione, Francesco Profumo, che gli scatti sarebbero stati pagati. I sindacati, per ora in ordine sparso, sono tutti pronti chi alla mobilitazione, che rischia di far saltare gli scrutini di fine anno, chi a rivolgersi ai tribunali. «Qualcuno aveva promesso che con la busta paga di aprile i lavoratori sarebbero stati pagati», dice Mimmo Pantaleo, segretario Flc-Cgil, «e invece... si tratta di un ritardo ingiustificato ed illegale, visto che la legge 122/2010 prevede di riutilizzare le economie dovute ai tagli di organico per ripristinare i gradoni stipendiali. Non rimane che la via legale». Il ministero si è chiuso «in un silenzio irrispettoso degli insegnanti e del personale Ata. Se non si risolve nei prossimi giorni, proporremo iniziative di mobilitazione in coincidenza con la fine dell'anno scolastico e iniziative legali, riservandoci anche di verificare se ci sono responsabilità per omissione di atti di ufficio», attacca Massimo Di Menna, segretario Uil scuola. Anche la Cisl scuola, finora tra le più attive sul fronte della moral suasion, pare pronta a scendere in piazza. «Quella degli scatti di anzianità è una questione squisitamente politica e a quel livello va affrontata e risolta. Ha poco senso trasferirla sul piano giuridico», ragiona il segretario della Cisl scuola, Francesco Scrima, che invita le altre organizzazioni sindacali a mobilitarsi insieme per la tutela dei diritti dei lavoratori «già vessati dai tagli e dal blocco dei contratti di questi anni». Una mobilitazione che, in questo periodo, potrebbe riguardare anche il blocco degli imminenti scrutini. 
 


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