Il paradosso dei prof neoassunti: non insegnano le materie richieste
Al Nord mancano docenti di indirizzo scientifico, nel Lazio di spagnolo
ROMA
Ci saranno ancora i supplenti. Ci saranno professori di materie della stessa area, ma non per forza della materia che servirebbe. Un insegnante neoassunto su cinque arriverà da una regione diversa, la metà partirà dal Sud per trasferirsi al Nord. Ma 102.734 precari firmeranno un contratto a tempo indeterminato. Ci saranno poi le proteste, assemblee, raccolte firme, ricorsi. Ma il primo settembre 2015 la «Buona scuola» di Matteo Renzi e Stefania Giannini arriverà in classe. «In realtà avremo la stessa scuola di prima — sorride Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale Presidi —, perché la vera “Buona scuola” entrerà a regime nel 2016: ma ora con le assunzioni si avvia una lunga preparazione al prossimo anno».
Già, perché quest’anno scolastico vedrà insegnanti meno precari in classe grazie al piano straordinario di assunzioni previsto dalla legge 107 (102.734 immissioni), ma anche molte materie senza il prof giusto a insegnarle. Perché le assunzioni sono previste solo per i docenti iscritti nelle Graduatorie a esaurimento (Gae) e in quelle del concorso 2012. Ma in quelle liste, per certe materie, non ci sono abbastanza insegnanti. Mancano ad esempio nelle regioni del Nord insegnanti di matematica. O quelli per i laboratori (insegnamento che invece la «Buona scuola» intende rafforzare e ampliare sempre di più). Nel Lazio e a Brescia non ci sono professori di spagnolo. Non solo. Per le assunzioni conterà l’ambito disciplinare e non la singola materia.
Le scuole dunque dovranno ricorrere anche questa volta ai supplenti annuali, cioè a quell’organico di istituto dal quale da anni pescano per coprire i buchi. Dovranno essere nominati entro l’8 settembre: chi vorrà, potrà scegliere il posto fisso o aspettare il prossimo anno e quindi trascorrere questo nella scuola di sempre, vicino a casa.
Perché, proprio a causa dello squilibrio tra domanda e offerta, molti neoassunti dovranno spostarsi di regione: troppi insegnanti per pochi posti. Succede in Sicilia, dove il 14% dei prof ha solo il 4% delle cattedre disponibili. Un algoritmo del sistema informatico del Miur che assegna i posti favorisce la vicinanza in base alla prima provincia di preferenza come spiega la Faq (domande frequenti, ndr ) 22 sul sito del Miur, «l’assegnazione degli aspiranti ai posti avverrà con una particolare attenzione a garantire — al massimo delle possibilità — che ciascuno sia assegnato proprio alla prima tra le province secondo l’ordine delle preferenze espresse». Ma succederà che un prof di Palermo finisca a Torino.
E perciò migliaia di futuri neoassunti sono già sul piede di guerra: «Non ci deporterete». Con l’Anief pronta a raccogliere decine di ricorsi: «In 14 mila si dovranno spostare dalla propria regione — dice Marcello Pacifico —, la metà arrivano da Sicilia e Campania». Ma il Miur fa sapere che già nel 2014, quando la «Buona scuola» non c’era, circa 7 mila precari di Sud e isole si iscrissero nelle graduatorie del Nord per accelerare l’assunzione.
«Non si può pretendere il posto sotto casa se non c’è — spiega Rino Di Meglio della Gilda —, ma il ministero doveva pensare al fattore umano: si dovranno far traslocare donne con figli in un’altra regione a 1.300 euro al mese, il problema c’è». Per Domenico Pantaleo, FLC CGIL, «questo ennesimo pasticcio dimostra che la riforma è fatta da chi a scuola non ci ha mai messo piede». Il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone invece sottolinea: «Grazie alle oltre 100 mila assunzioni ogni istituto avrà a disposizione tutti gli insegnanti di cui ha bisogno per realizzare veramente l’autonomia. Insegnanti da serie A, senza distinzioni. Stiamo cercando il più possibile di limitare disagi legati agli spostamenti, ma l’obiettivo ultimo è dare ai ragazzi — e all’Italia del domani — la scuola che si meritano».
C. Vol.