Il Nuovo- Sulla riforma della Moratti il peso dei costi
Sulla riforma della Moratti il peso dei costi I sindacati condividono l'allarme - lanciato dal ministro dell'economia Tremonti - sulla "copertura". Perplessità anche sulla elementare a cinque an...
Sulla riforma della Moratti il peso dei costi
I sindacati condividono l'allarme - lanciato dal ministro dell'economia Tremonti - sulla "copertura". Perplessità anche sulla elementare a cinque anni e sul doppio binario licei-professionali.
di Alberico Giostra
ROMA - I sindacati sono ancora divisi sulla Riforma della scuola bloccata ieri in Consiglio dei Ministri, ma sul testo della Moratti i dissensi prevalgono sui consensi. Secondo Massimo Di Menna segretario della Uil scuola, "il disegno di legge deve essere rapidamente approvato così com'è, e l'anticipo dell'ingresso alle materne è un problema facilmente superabile", mentre per Daniela Colturani della Cisl, sono parecchie le modifiche da apportare a cominciare dall'ingresso anticipato a due anni e mezzo nelle materne.
La leader della Cisl scuola dichiara che "questo disegno di legge la preoccupa tanto per le cose che ci sono scritte quanto per quelle che non ci sono ancora scritte e che avrei preferito vedere esplicitate. Voglio sapere presto qualcosa sugli organici e sul maestro unico". Per Enrico Panini, leader della Cgil invece questa riforma è da bocciare radicalmente perché "riduce l'offerta di istruzione e ne privatizza la gestione, modificando di soppiatto persino la costituzione perché sostituisce l'obbligo scolastico con l'obbligo formativo".
Se l'opposizione della Cgil ai progetti della Moratti era ampiamente prevista, meno prevedibile era quella della Cisl, che finora insieme alla Uil aveva mostrato una certa accondiscendenza verso i piani del Ministro Moratti, vedi l'approvazione della finanziaria e la rottura con la Cgil che ne è derivata. E in realtà a ben guardare sono diverse le perplessità che la stessa Uil ha verso le sette pagine e gli otto articoli del disegno di legge arenatosi ieri a Palazzo Chigi. Vedi il problema dell'istruzione di base nelle professionali e il rapporto delle regioni con lo stato centrale, che per Di Menna rappresenta il problema dei problemi.
Dunque la strada per la Moratti sembra in salita non solo per le opposizioni dei ministri Giovanardi, Buttiglione, Castelli e Tremonti, ma anche per le critiche che i sindacati si apprestano a fare quando si aprirà il tavolo tecnico promesso dal Ministro. Sindacati che almeno su una cosa sono d'accordo. La bozza Bertagna non esiste più e gli Stati Generali non sono serviti a niente.
Secondo Daniela Colturani la Moratti ha peccato per eccesso di fretta. "Bisognava valutare tutto molto meglio-precisa la segretaria della Cisl scuola- e se è vero che un dibattito troppo lungo non avrebbe giovato alla riforma, è anche vero che alla scuola, che è un elefante che si muove con lentezza, non piacciono le cose calate dall'alto. Io non avrei mai immaginato che si arrivasse a toccare due cose che ci invidiano in tutto il mondo, la scuola materna e quella elementare. E' assolutamente sbagliato anticipare l'ingresso a due anni e mezzo nelle materne ed è altrettanto folle mandare alle elementari un bambino di cinque anni. Queste decisioni hanno pesanti ricadute sul lavoro degli insegnanti elementari alle quali, peraltro, mi onoro di appartenere. Se un bambino di cinque anni può imparare a leggere e scrivere, un'insegnante tuttavia non può sostenere lo sforzo di tenere nella stessa classe bambini tanto diversi, così come alle materne, se si possono tenere 30 bambini non se ne possono tenere 30 più quelli di due anni e mezzo."
Questo cambiamento avrà dei costi come teme il Ministro Tremonti? "Naturalmente sì, i costi delle materne aumenteranno e saranno sostenuti dallo Stato, che dovrà di fatto accollarsi quelle settecentomila lire all'anno di spese che una famiglia sostiene per un bambino di tre anni nelle materne private. Si creeranno dei problemi di organico e si dovrà procedere a nuove assunzioni, in questo Tremonti ha ragione, la riforma non sarebbe a costo zero, anche per l'aumento dell'obbligo scolastico 18 anni. Senza dimenticare che l'onda anomala che si verrà a creare diventerà strutturale".
Mentre Di Menna della Uil non è d'accordo con quanto sostiene la Cisl, "non vedo un aumento dei costi con questa riforma, solo qualche problema con gli organici delle elementari", per Enrico Panini della Cgil questo problema esiste ma "la Moratti lo scaricherà sulle spalle degli insegnanti e dei bidelli che ha già cominciato a ridurre con i tagli della finanziaria. Le materne dureranno un anno in più -continua Panini- l'onda anomala durerà dodici anni, lungo tutto l'arco dell'obbligo formativo, perché mentre la Bertagna scaricava il problema sulle Università riducendo un anno di liceo, la Moratti lo scarica all'inizio del percorso. Questo aumento dei costi, che il Ministro conosceva benissimo sin da Luglio-continua Panini- sarà compensato con il taglio già annunciato del 15% delle spese di organico. Secondo noi infatti non è stato affatto accantonato il discorso della bozza Bertagna relativo alle 25 ore settimanali e alle 300 di laboratorio, con le ore di scuola a carico delle famiglie. Interrogata al proposito nell'ultimo incontro la Moratti ha preferito non rispondere, il che suona come una conferma".
L'altro nodo politico e tecnico del disegno di legge è l'istruzione professionale e il cosiddetto doppio canale. Per Massimo Di Menna è positivo che il testo faccia chiari riferimenti all'aspetto nazionale ed europeo dell'istruzione, ma si affretta a precisare che "il testo della Moratti presenta molte vaghezze e le variabili in gioco sono troppe per non essere preoccupati. Quale sarà l'istruzione di base che offriremo nelle scuole professionali? Saranno le Regioni in grado di gestirle? Finora non lo sono state. Se le cose restano come sono, licenzieremo dei tecnici alberghieri che non sapranno nulla di italiano, diritto, storia e geografia e questo è inaccettabile anche alla luce di quanto ci chiede la Comunità Europea in fatto di diplomi. Esiste poi un nodo politico che il governo deve risolvere. Il Ministro Castelli dice che la la scuola deve adattarsi alla nuova devolution? Ma i cittadini hanno già votato in un referendum le riforme della Costituzione e la riforma deve adattarsi alla Costituzione cosi com'è ora."
Anche per Daniela Colturani esiste un problema delle scuole professionali: "ci sono troppe diversità tra regione e regione. Mi dite voi dove li trovano gli sponsor in Calabria? Certo la Moratti promette dei requisiti nazionali minimi ma le variabili in gioco sono ancora troppe e nel testo si lasciano indefinite. Sono scenari nuovi per tutti e mi sembra che le Regioni tendano a prendersi in consegna molte cose forse troppe". Ma alla Colturani sta a cuore anche un altro problema, quello della formazione degli insegnanti: "non può essere delegato alle sole Università così come prevede il testo della Moratti. Non tutti gli insegnanti hanno un Ateneo vicino casa e tenendo conto che gli insegnanti sono principalmente donne il problema esiste". Per Enrico Panini invece lo scontro con le Regioni è nell'ordine delle cose: "il Governo Berlusconi è un governo centralista e ha già mostrato di snobbare le Regioni, negando loro un tavolo tecnico e firmando un decreto che ripristina i provveditorati senza neanche chiedere loro un parere".