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Il nazionalismo scolastico di Valditara

Nominata una commissione per tornare ai vecchi “programmi” in una logica identitaria e lavoristica. L’opposto di un’istruzione inclusiva e plurale

18/06/2024
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Collettiva.it

Il ministro Valditara ha deciso l’ennesimo colpo di mano sul sistema scolastico, istituendo quasi alla chetichella una commissione di “esperti di comprovata qualificazione scientifica e professionale” per elaborare proposte “volte alla revisione delle indicazioni nazionali e delle linee guida relative al primo e al secondo ciclo di istruzione”.

Praticamente di tutto il percorso scolastico, senza esplicitare le ragioni dell’urgenza e le motivazioni per la revisione ma, soprattutto, in base a quali indicazioni e finalità debba muoversi la commissione e quali siano le finalità.

Non è difficile intuire, dalle dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa e in coerenza con gli interventi precedenti del governo Meloni in materia di istruzione, una torsione verso un’idea di scuola che declina ideologicamente i processi di apprendimento, finalizzandoli a una formazione identitaria nazionalistica e all’addestramento al lavoro

Ne è la prova la composizione “uniforme” della commissione, sia per quanto riguarda la provenienza politico-culturale, fortemente identitaria, che il profilo professionale dei soggetti che ne fanno parte, tutti docenti universitari che fanno riferimento a una cultura pedagogica tutt’altro che progressista.

Si registra inoltre la totale assenza di coloro che nella scuola quotidianamente in questo ultimo decennio e più, hanno sperimentato sul campo Indicazioni nazionali e Linee guida, trasformandole in progettualità e azione educativo-didattica.

Si sbaglia il signor ministro se pensa che il coinvolgimento del mondo della scuola possa esaurirsi attraverso estemporanee e formali consultazioni o addirittura “a valle” di un processo che vede protagonista indiscussa la commissione e se pensa di poter impunemente stravolgere documenti ancora attuali e rispondenti ai bisogni formativi delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi, in quanto attraversati dal paradigma della complessità, che li rende adeguati ai tempi, alle difficoltà e alle opportunità che le nuove generazioni si troveranno ad affrontare, coniugando logiche anche contrapposte.

L’idea di semplificazione e linearità, indicata come nobile obiettivo della revisione, renderebbe le cittadine e i cittadini del presente e del futuro incapaci di problematizzare la realtà e i suoi eventi, secondo una visione passiva e facilmente manipolabile della cittadinanza. Quello che serve, e che al contrario va favorito e valorizzato, è l’acquisizione di un pensiero riflessivo, in grado di cogliere la molteplicità dei punti di vista, a partire dalla dimensione pluri-interculturale che caratterizza il nostro Paese e dalla realtà multietnica delle nostre classi, per “la piena attuazione del riconoscimento e della garanzia della libertà e dell’uguaglianza (articoli 2 e 3 della Costituzione), nel rispetto delle differenze di tutti e dell’identità di ciascuno” (Indicazioni nazionali del 2012).

Pericoloso sarebbe inoltre un ritorno alla rigidità e prescrittività dei programmi ministeriali scalzando l’idea di curricolo, che costituisce l’impianto strutturale delle Indicazioni nazionali; e non si tratta, evidentemente, di questione lessicale ma di cambiamento del punto di riferimento, da un elenco di contenuti, al processo di apprendimento e di crescita. Perché il curricolo è strumento dinamico e flessibile, che si adatta alle esigenze dei contesti, integrando metodologie didattiche e contenuti, in una prospettiva interdisciplinare, valorizzando l’autonomia progettuale e didattica delle istituzioni scolastiche e la libertà d’insegnamento.

Oggi, più che mai, di fronte alle spinte autoritaristiche e regressive della politica, occorre difendere il valore di documenti che ancora possono far crescere e qualificare una scuola laica, plurale, inclusiva, resistente presidio di democrazia che riconosce alla conoscenza il suo straordinario potenziale trasformativo attraverso “l’elaborazione dei saperi necessari per comprendere l’attuale condizione dell’uomo planetario, definita dalle molteplici interdipendenze fra locale e globale, premessa indispensabile per l’esercizio di una cittadinanza nazionale, europea e planetaria” (come è scritto nelle Indicazioni nazionali del 2012).

Manuela Calza, segretaria nazionale Flc Cgil


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