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Il movimento della scuola è più forte dei ricatti di Renzi

Contro il Ddl Renzi-Pd. Sit-in, scioperi della fame, proteste: il ritratto della straordinaria vitalità di un movimento che ha messo in crisi il governo del «fenomeno» Renzi. Ieri presidio al Pantheon a Roma, oggi flash-mob in 20 città: «Ritiro del Ddl, assumere i precari è possibile». Renzi pensa a un maxiemendamento su cui mettere la fiducia e tagliare corto con l'opposizione interna e esterna

18/06/2015
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il manifesto

Scio­peri della fame a staf­fetta da Bolo­gna a Fer­rara, Modena e Lame­zia Terme. Oggi in serata flash mob a valanga in tutto il paese. Ieri un nuovo e popo­lato pre­si­dio al Pan­theon a Roma. E ancora sit-in con docenti inca­te­nati ai can­celli dell’istituto Det­tori a Cagliari, un treno da Cata­nia a Ran­dazzo che lan­cia l’appello ai sena­tori: «Fer­ma­tevi!». E infine accam­pa­menti per dor­mire nelle piazze.

Il movi­mento con­tro la riforma della scuola non cono­sce soste. Anche dopo il ter­mine dell’anno sco­la­stico si rin­nova, inventa nuove forme di pro­te­sta, anche estreme, rivela una crea­ti­vità ine­sau­ri­bile. La scuola è al cen­tro di una resi­stenza civile che va ben oltre la ritro­vata unità sin­da­cale e aumenta la sua forza man mano che il governo tar­gato Pd spro­fonda nelle sue con­trad­di­zioni. «È la parte più viva di una società civile putre­scente — ha detto Marina Boscaino, docente e atti­vi­sta della Legge popo­lare «Lip» sulla scuola in un inter­vento tra­vol­gente al pre­si­dio del Pan­theon — La sua oppo­si­zione con­tro una riforma anti­de­mo­cra­tica, mer­can­ti­li­sta, oltran­zi­sta e auto­ri­ta­ria oggi svolge una fun­zione sto­rica in Ita­lia. La mobi­li­ta­zione deve continuare».

Il vol­gare ricatto di un Renzi dispe­rato — «avete tre giorni per riti­rare gli emen­da­menti al Senato, altri­menti i 100 mila pre­cari non saranno assunti — ieri è stato rifiu­tato. «Il ricatto sui pre­cari — ha detto Piero Ber­noc­chi (Cobas) — è un’infantile ripicca che non ha senso. Si parla di sta­bi­liz­za­zione, non ha a che fare con il decreto, è una cosa che va fatta comun­que. Baste­rebbe ini­ziare subito con i primi 100 mila e gli altri entro 3–4 anni». Ber­noc­chi ha riba­dito che la pro­te­sta non si ferma: «Noi non mol­liamo. Domani ci saranno ancora mani­fe­sta­zioni in 7–8 città e anche dopo­do­mani. Poi dal 23 al 25 giu­gno saremo pre­si­dio a pochi metri dal Senato».

«Renzi non può cavar­sela ricat­tando la scuola e fer­mando il ddl per i troppi emen­da­menti– com­menta Dome­nico Pan­ta­leo (Flc-Cgil) in un angolo della piazza del Pan­theon — Noi avan­ziamo una pro­po­sta chiara: stral­ciare il piano assun­zioni e rin­viare la discus­sione sui punti più con­tro­versi. Se il ddl si ferma non è per gli emen­da­menti». Nel frat­tempo tutte le oppo­si­zioni hanno rifiu­tato il ricatto di Renzi e non riti­re­ranno gli emen­da­menti. In piazza ieri a Roma c’erano anche la sena­trice Lore­dana De Petris di Sel e Ste­fano Fas­sina del Pd. «Quello di Renzi è un ricatto da quat­tro soldi sulla pelle delle per­sone — ha detto De Petris — Chie­diamo di votare subito lo stral­cio e con­cen­trarci sul piano plu­rien­nale di assun­zioni. L’ostruzionismo lo sta facendo la mag­gio­ranza pren­dendo tempo». Per la cro­naca, que­sta ipo­tesi è stata respinta, ancora una volta, ieri dal governo e dal Pd. È un muro con­tro muro.

Il rin­vio del Ddl a mar­tedì in com­mis­sione Istru­zione al Senato è stata giu­di­cata dai par­la­men­tari del Movi­mento 5 Stelle «una deci­sione assurda, figlia del caos in cui versa la mag­gio­ranza al Senato e di un pre­mier sem­pre più debole». Un atto che lascia spa­zio anche all’ipotesi di un nuovo colpo di mano di Renzi. Alla sua impo­tenza, dovuta alla man­canza di numeri al Senato e all’incapacità di rea­gire all’offensiva della scuola, Renzi potrebbe pen­sare di togliere il Ddl dalla com­mis­sione, pre­sen­tare come governo un maxie­men­da­mento e met­tere la fidu­cia. E poi pun­tare sulla rou­lette russa del Senato, magari pescando i voti dai ver­di­niani o da qual­che altro mani­polo di tran­su­manti, pro­prio come fece Ber­lu­sconi nel 2010 per tenere in vita arti­fi­ciale un governo spac­ciato. Si vedrà: un governo che ricatta può anche essere vit­tima della sua stessa disperazione.

A smon­tare la «men­zo­gna», così è stata defi­nita da molti inter­venti ieri al Pan­theon, sull’impossibilità di stral­ciare le nuove assun­zioni dal Ddl che isti­tui­sce il «preside-manager» ha col­la­bo­rato Wal­ter Tocci, depu­tato Pd «dis­si­dente» in com­mis­sione Istru­zione al Senato, che è inter­ve­nuto dal palco. «Secondo l’ultima ver­sione pro­po­sta dai rela­tori, gli ambiti ter­ri­to­riali e il potere di nomina dei pre­sidi sareb­bero rin­viate all’anno sco­la­stico suc­ces­sivo 2016–17 — ha detto Tocci — Ciò signi­fica che se fosse appro­vata l’attuale pro­po­sta i cen­to­mila ver­reb­bero assunti nel 2015 con le regole tra­di­zio­nali. Quindi non sono neces­sa­rie le norme della buona scuola per chia­mare i nuovi docenti al primo set­tem­bre. Non ci sono moti­va­zioni tec­ni­che che impe­di­scono la nostra pro­po­sta: prima le assun­zioni e poi le altre norme». Da qui la richie­sta di esten­dere le assun­zioni fino a 130 mila per­sone. Se anche que­sta pro­po­sta sarà rifiu­tata, «sarà per un pun­ti­glio ideo­lo­gico che mette a rischio il pros­simo anno sco­la­stico». Allo stato delle cose, il governo in com­pleta con­fu­sione sem­bra avviato a fare pro­prio questo.

La posi­zione pre­va­lente resta quella del ritiro del Ddl. Sta­sera verrà riba­dita in 20 città dove andrà in scena un flash­mob not­turno. A Roma sarà al Colos­seo. «Vogliamo illu­mi­nare l’Italia e i suoi monu­menti con­tro le dele­ghe in bianco pre­vi­ste dalla riforma e con­tro il rifiuto, da parte del governo, di dia­lo­gare con chi lavora a scuola tutti i giorni» spie­gano i docenti.


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