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Il ministro: “Gli italiani sono poco occupabili”

Polemica per la frase di Giovannini, che cita l’Ocse.

10/10/2013
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La Stampa

Italiani «non occupabili» perché non si raccapezzano con i numeri e non capiscono bene l’italiano scritto? L’affermazione, dura ma confermata dai dati dell’Ocse, è del ministro del Lavoro Enrico Giovannini. Secondo il quale dall’indagine condotta dall’Organizzazione dei Paesi più industrializzati il nostro Paese esce «con le ossa rotte» quanto a competenze linguistiche e matematiche minime per avere qualche chance sul mercato del lavoro. Una tesi forte, che però ha fatto arrabbiare i sindacati e scoppiare una polemica sui social network: per molti l’uscita di Giovannini merita di essere paragonata alle celebri invettive sui giovani «bamboccioni» (Tommaso Padoa Schioppa) o «choosy » (Elsa Fornero). Vero è che l’analisi dei ricercatori Ocse - e ad essere onesti, una semplice constatazione della realtà del nostro Paese - porta a conclusioni davvero impietose. Tanto da far parlare di ritorno all’«analfabetismo funzionale»: tecnicamente, significa saper leggere, scrivere e far di conto, ma allo stesso tempo non sapere utilizzare quelle informazioni, non saper capire una tabella o un grafico, non sapere utilizzare un computer. Secondo lo studio, gli adulti (tra 15 e 65 anni) del Belpaese sono in fondo alla classifica europea che stima la capacità e preparazione letteraria e matematica di 24 Paesi. Risultiamo, per la precisione, ultimi per competenze in lettura e penultimi per competenze in matematica e per capacità di risolvere problemi in ambienti ricchi di tecnologia. Addirittura il 28% degli italiani è al livello più basso di competenze in lettura (media 15% nell’area Ocse)Quasi un terzo della popolazione leggendo un testo scritto riesce ad interpretare soltanto informazioni semplici. Il 32% non sa decifrare dati, tabelle e grafici. «Cifre che mostrano - commenta il ministro - quanto siamo indietro in termini di capitale umano e di occupabilità. La responsabilità di questa situazione è di tutti». Giovannini, dopo le polemiche, precisa; non ha mai parlato di «italiani inoccupabili», ma ha detto che «ci sia bisogno in Italia di investimenti in capitale umano, in formazione». Obiettivo per il quale il governo ha stanziato 500 milioni di euro. Non basta a placare l’ira (non si sa quanto giustificata) dei sindacati. «Non sono i lavoratori che scelgono di essere “inoccupabili” », dice il segretario confederale Cgil Serena Sorrentino, mentre la sua collega Elena Lattuada dice che «quella di Giovannini pare una generalizzazione improvvida: considerato il ruolo che ha il ministro, invece di fare dichiarazioni del genere dovrebbe pensare a mettere in campo dei provvedimenti ». «È sbagliato dare una immagine troppo negativa del nostro Paese, del nostro capitale umano e di conseguenza del nostro mercato del lavoro» osser-va il segretario confederale Luigi Sbarra, secondo cui i panni sporchi non vanno sciorinati in pubblico. La Uil, con Guglielmo Loy, condivide le preoccupazioni di Giovannini sul sistema dell’istruzione, schiantato dai tagli, ma il ministro «ha il dovere di indicare proposte chiare per affrontare il tema, che certamente incide sull’occupabilità». Criticano anche il leghista Massimiliano Fedriga e la Pd Monica Gregori. E su Facebook si moltiplicano le invettive contro il ministro. Però forse con meno Facebook e qualche libro e giornale in più faremmo miglior figura alla prossima indagine. Chissà.


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