Il Messaggero-i ragazzi non siano ostaggi
I RAGAZZI NON SIANO OSTAGGI di ALESSANDRO BARBANO CINQUANTASEI scuole paralizzate dalla protesta, tra digiuni e manifestazioni, corsi autogestiti su Bob Dylan e passerelle di politici e atto...
I RAGAZZI
NON SIANO
OSTAGGI
di ALESSANDRO BARBANO
CINQUANTASEI scuole paralizzate dalla protesta, tra digiuni e manifestazioni, corsi autogestiti su Bob Dylan e passerelle di politici e attori, momenti di confronto civile e altri di prevaricazione e violenza, catartiche confessioni tra docenti e allievi e presidi lasciati fuori dalla porta, notti di riflessione e musica nelle palestre occupate e atti di vandalismo e picchettaggio nei confronti di chi vorrebbe fare lezione. La rivolta, come da copione, ha due facce: una candida come le buone intenzioni, che non mancano. L'altra meno presentabile e tuttavia debordante con il suo carico di inutile aggressività.
Ancora una volta Roma torna a essere il padellone in cui piovono dal cielo ingredienti difficili da conciliare: la minestra si annuncia indigeribile. Mentre gli Stati generali della Scuola discutono il futuro dell'istruzione pubblica, un corteo eterogeneo sfila per le strade e prepara un assedio civile, che, tuttavia, rischia di trasformarsi in un assalto alla città impreparata all'evento e invece agghindata per lo shopping di Natale. Ne fanno parte studenti, ma non solo: poiché questa è anche la protesta di docenti e presidi, universitari e centri sociali, sindacati e politici.
Sulla scuola si gioca un grande scontro di idee e valori, e Roma diventa da subito il campo di battaglia. Città blindata, tremila agenti schierati, traffico off-limits: è l'ennesimo stress alla vita di una Capitale che esce da un autunno di allarmi a catena, fino alla psicosi.
Ma non è casuale che il teatro del conflitto sia proprio Roma, perché qui la riforma e la protesta sono state entrambe "covate': la prima nelle stanze del Ministero di viale Trastevere, dove dalla scorsa estate siede Letizia Moratti, l'altra nei corridoi del liceo Tasso e di altri prestigiosi istituti romani, dove una regìa politica ha tirato giorno per giorno le fila del movimento studentesco.
C'è da pensare che non sarà la due giorni dell'Eur l'unica tappa del confronto che la Cultura e la Politica del Paese hanno ingaggiato sul destino della Scuola. Ma è lecito sperare che gli studenti, destinatari delle scelte educative o quantomeno utenti del servizio, siano sempre più coinvolti in questa querelle da protagonisti e non da ostaggi. In questo momento a Roma ci sono scuole occupate dal 28 di novembre, in cui nessuno, davvero nessuno oserebbe entrare senza il permesso di un grottesco servizio d'ordine in cui si adopera un manipolo di studenti con modi da bravacci di manzoniana memoria. Ma Manzoni, a dispetto di scrutini e Maturità, resta chiuso in soffitta.