Il Mattino-Scuola, altolà del governo alla Moratti
Scuola, altolà del governo alla Moratti ELENA ROMANAZZI Si andrà all'asilo a due anni e mezzo e in prima elementare a cinque anni e mezzo, ma solo in alcune scuole pilota che verranno scelte in...
Scuola, altolà del governo alla Moratti
ELENA ROMANAZZI
Si andrà all'asilo a due anni e mezzo e in prima elementare a cinque anni e mezzo, ma solo in alcune scuole pilota che verranno scelte in base alla disponibilità, alle strutture e alle richieste delle famiglie. Nessun decreto nazionale per la sperimentazione. Il progetto del ministro della Pubblica Istruzione, Letizia Moratti, è stato drasticamente ridimensionato dal governo su pressione del vicepremier Gianfranco Fini, di Carlo Giovanardi, di Giulio Tremonti e Giuliano Urbani.
Sembrava quasi una sconfessione e così, ieri sera, Silvio Berlusconi, per evitare ogni possibilità di equivoco, ha ricevuto il ministro della Pubblica Istruzione, dandole mandato di "avviare una sperimentazione contenuta per numeri e distribuita geograficamente" in modo che rappresenti un test valido per ogni decisione successiva.
L'idea della Moratti, ampiamente discussa pochi giorni fa nel corso della riunione con il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione (Cnpi), era quella di riaprire le iscrizioni alla fine di agosto con un decreto.
A porre la questione è stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi: "Non è possibile scavalcare le Camere su una materia così delicata, su un aspetto considerato poi rilevante della scuola". La gestione, aggiunge Giovanardi, sarebbe stata "impossibile, sia dal punto di vista amministrativo che dal punto di vista politico". Riaprire le iscrizioni poco prima dell'inizio della scuola avrebbe comportato, secondo Giovanardi, una corsa contro il tempo per organizzare tutto, un onere di non poco conto. Sulla stessa linea il ministro per i Beni Culturali, Giuliano Urbani: "Vogliamo verificare come e se funziona una parte della riforma, sennò che sperimentazione è?"
Il confronto durante il Consiglio è stato lungo ed ha avuto dei toni accesi anche perché la Moratti contava di avere il via libera alla sperimentazione su scala nazionale. Il dibattito sulla riforma ancora non concluso in Commissione cultura al Senato, le perplessità dei centristi e il duro attacco dei sindacati hanno indotto il governo a ridimensionare di gran lunga il progetto. Il lato economico ha avuto un peso determinante durante il dibattito. Il ministro per l'Economia e le Finanze, Giulio Tremonti, ha spiegato che non c'era alcuna possibilità di reperire risorse per avviare una sperimentazione su scala nazionale (i bambini interessati sarebbero stati per le materne 23mila in più rispetto ai 947mila che frequentano l'asilo e per le elementari 40mila in più degli attuali 480mila iscritti per la prima). Aggiungendo poi che i provvedimenti collegati alla Finanziaria erano già tutti messi a punto e certo non potevano essere riaperti.
La soluzione l'ha proposta il premier Silvio Berlusconi. Si faccia la sperimentazione, ma solo in un gruppo ristretto di scuole individuate al Nord, al Centro e al Sud dove avviare dei progetti pilota. "Giusto un contentino - ha tuonato Albertina Soliani della Margherita - visto che dopo il fallimento dei suoi progetti la Moratti si è dovuta accontentare di una manciata di scuole".
Il ministro Moratti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, presenteranno nei prossimi giorni una "mappa della sperimentazione". I criteri che saranno seguiti nella scelta terranno conto della disponibilità dichiarata dagli istituti, dagli insegnanti, delle indicazioni delle regioni e delle richieste delle famiglie. La sperimentazione - ha spiegato Letizia Moratti - è necessaria in un sistema complesso come quello scolastico che deve tener conto di tutte le variabili della domanda di formazione e istruzione su tutto il territorio.
Restano confermati tutti gli accordi siglati dalla Moratti con diverse Regioni per avviare la sperimentazione nella secondaria superiore. In Lombardia oltre cinquecento studenti che hanno appena concluso la scuola media potranno iscriversi ai corsi triennali di formazione professionale senza frequentare il primo anno di liceo o di istituto tecnico. Sono 35 i corsi che verranno realizzati da enti pubblici e privati, in tutte le province della Lombardia. i corsi comprendono tutti i settori merceologici e l'insegnamento seguirà nuovi e qualificati programmi didattici.