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Il Mattino-LA SCUOLA CHE VERRÀ.

LA SCUOLA CHE VERRÀ. ELENA ROMANAZZI Lo stop alla sperimentazione su scala nazionale della riforma della scuola non ferma il lavoro delle commissioni incaricate di dare sostanza al progetto, mod...

04/08/2002
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Il Mattino

LA SCUOLA CHE VERRÀ.

ELENA ROMANAZZI
Lo stop alla sperimentazione su scala nazionale della riforma della scuola non ferma il lavoro delle commissioni incaricate di dare sostanza al progetto, modificando quelli che sono gli attuali curricula formativi. Dopo la stesura delle prime bozze relative alla scuola dell'infanzia e alle elementari, ora è stato definito anche il progetto educativo della scuola secondaria di primo grado, le medie. Molte le novità introdotte. Si va dal ritorno al "sette in condotta" fino ai debiti formativi che iniziano fin dalla prima media e che alla fine del terzo anno riprendono al liceo. A questi aspetti si aggiungono delle novità rispetto alle materie. Oltre all'inglese, alle medie si inizia a studiare una seconda lingua comunitaria (non è specificata, potrà essere il francese, il tedesco o lo spagnolo), le tecnologie utilizzando sempre di più i mezzi informatici e negli studi entra il concetto di federalismo attraverso la conoscenza reale della regione di appartenenza, studiando gli usi e i costumi oltre che la storia.
Il sette in condotta. Le medie vengono divise in un biennio più il terzo anno alla fine del quale resta l'esame per il passaggio alla secondaria superiore di II grado. Alle elementari, invece, resta solo una valutazione generale senza un esame vero e proprio. Una delle novità contenute nelle "Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati nella scuola secondaria di I grado" (in tutto 40 pagine) riguarda la valutazione. Non essendoci un esame per il passaggio tra elementari e medie, nel primo biennio viene preparato dal Servizio nazionale di Valutazione un test esterno riferito "sia agli elementi strutturali del sistema sia ai livelli di padronanza mostrati dagli allievi". Alla fine del terzo anno ci sarà l'esame di Stato. Cambia il sistema di valutazione interno. Nel primo biennio sono eliminate le bocciature. Se in prima media l'alunno non raggiunge gli obiettivi, accumulerà dei debiti formativi che devono essere colmati nel secondo anno. La bocciatura scatta al secondo anno, quando l'alunno mantiene due debiti negli obiettivi formativi di due discipline, "comportamento compreso" che siano stati già registrati l'anno precedente.
In classe cinque giorni. Le ore di lezione fissate sono 900, il piano consiglia di dividerle su cinque giorni settimanali e non più su sei. A queste ore ne vengono indicate cento o duecento in più a seconda delle esigenze. Ore di lavoro aggiuntive per gli alunni che verranno utilizzate su indicazione del tutor per il piano di formazione personalizzate. Queste potranno servire sia per un eventuale recupero sia per l'approfondimento di alcune discipline. Il terzo anno di media è l'anno di raccordo con il liceo: l'allievo inizierà ad orientarsi nella scelta dell'istituto che vorrà frequentare, seguendo i consigli del tutor e approfondendo delle materie che verranno poi studiate nel ciclo secondario superiore.
Il federalismo. Sono diverse le discipline introdotte nei programmi. La seconda lingua straniera comunitaria a partire già dal primo biennio. Lo studio delle tecnologia matura in terza media con il conseguimento della patente europea. Ma la novità principale riguarda la disciplina denominata "Educazione alla cittadinanza". Questa comprende lo studio della Costituzione (si fa anche ora) ma con una attenzione al federalismo, ovvero alle modifiche apportate al Titolo V, approfondendo quindi tutti il rapporto centro periferia nel governo e nella gestione delle attività sociali, economiche e culturali.
Non solo, verranno studiate e approfondite le realtà loifici regione per regione, ma verranno anchcali, verosimilmente con programmi spece studiati i vari dialetti comparandoli con le lingue comunitarie e con l'italiano, per comprendere le caratteristiche di "questi diversi codici". Il terzo anno è prevista l'educazione stradale con lo studio del nuovo codice, della segnaletica, del ciclomotore e della sua guida, del casco. Verranno insegnati anche i primi elementi di pronto soccorso.

I sindacati

I sindacati di categoria non nascondono una moderata soddisfazione per il blocco di fatto che il Consiglio dei ministri ha imposto al progetto di Letizia Moratti di avviare subito una sperimentazione su scala nazionale.
Non era piaciuta la fretta e quella sorta di blitz a sorpresa per dare il via con un decreto al piano del ministro della Pubblica istruzione. Le perplessità degli altri ministri, legate anche alla preoccupazione che il Parlamento si sentisse scavalcato in un momento in cui restano forti le tensioni tra maggioranza e opposizione, hanno deteriminato l'aggiustamento di rotta. C'era, peraltro, il timore di arrivare a settembre con la scuola gettata nel caos. I dubbi e le critiche erano stati tanti, dalla copertura finanziaria ai programmi. Ma su tutto prevaleva la consapevolezza che le famiglie avrebbero dovuto decidere "sotto gli ombrelloni" la sorte dei loro figli.
Dopo lo stop, permangono tuttavia i dubbi sulla nuova strategia: quante e quali saranno le scuole materne e elementari che sperimenteranno i nuovi programmi? Non è stata ancora fatta chiarezza sul modo di procedere, sottolineano i sindacati di categoria. Cisl e Uil hanno tirato un sospiro di sollievo per la restrizione alla sperimentazione sulle scuole materne e elementari. "Ha infine prevalso il buon senso", ha detto il segretario generale della Cisl scuola, Daniela Colturani, secondo la quale "una sperimentazione limitata sia numericamente che geograficamente permetterà sicuramente una migliore valutazione degli esiti". Mentre per Massimo Di Menna, segretario generale di Uil Scuola, "la sperimentazione così come era stata proposta era impraticabile. Impossibile passare dalla proposta in agosto all' attuazione in settembre: sarebbe stato un pasticcio".
Il segretario generale di Cgil Scuola, Enrico Panini, ritiene, invece, che "la decisione del Consiglio dei Ministri ridimensiona quantitativamente il problema, ma non risolve i pasticci, anzi li aumenta perché si persevera nella mancanza di rispetto per il Parlamento e per le scuole". Una decisione "saggia" il rinvio anche per il coordinatore nazionale della Gilda, Alessandro Ameli: "Una sperimentazione su scala nazionale non sarebbe stata praticabile per i numerosi impedimenti tecnici che si frapponevano".

INTERVISTA AL SOTTOSEGRETARIO VALENTINA APREA
"La verifica serve per evitare errori"

"Una riforma come quella della scuola necessita di un'adeguata sperimentazione, anche se limitata ad alcune realtà". Valentina Aprea, sottosegretario della Pubblica istruzione con delega alla riforma, non trova elementi critici nella decisione del governo di rinviare l'avvio su su scala nazionale.
Non è stato uno stop inatteso?
"La sperimentazione avrebbe già coinvolto una piccola percentuale di alunni. Il governo ritiene valido il sistema".
Perché partire subito?
"La volontà di verificare nasce dal desiderio di acquisire maggiori consapevolezze con queste scelte di natura politica. Vogliamo capire quali sono i punti di forza. E verificare qual è l'efficacia educativa, accertando se nelle innovazioni esistono aspetti controversi o contradditori, con l'obiettivo di evitare che poi vengano condificati in norme che diverrebbe più difficile correggere".
Ci sono i fondi per avviare la mini-sperimentazione?
"Sono state appositamente accantonate delle risorse e si stanno monitorando in questo periodo le scuole per evitare un'inutile dispersione di risorse. Basta con gli sprechi e gli automatismi".
Questo si riferisce anche ai docenti?
"Ci sono realtà scolastiche dove il rapporto alunni-docente è ben al di sotto dei parametri".
Qual è il parametro?
"Un docente ogni 9,2 alunni. Il monitoraggio è indispensabile per la definizione degli organici per il prossimo anno. Se il numero superiore di docenti non è giustificato, si interverrà. Dove ci sono progetti si avranno insegnanti e risorse, a patto che ci siano reali obiettivi di qualità, di successo formativo. Le scuole che richiedono altri insegnanti devono poi render conto di questo ulteriore investimento".
Il Ministero ha siglato degli accordi con alcune regioni per avviare la sperimentazione nella secondaria superiore. Di che cosa si tratta?
"Si riferisce ai percorsi di formazione all'interno dell'obbligo scolastico e dell'obbligo formativo. Si cominciano a perfezionare dei percorsi alternativi. Ci sono al lavorocommissioni paritetiche che stanno studiando i programmi".


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