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Il Manifesto-Un bel Tasso d'occupazione

Un bel Tasso d'occupazione CINZIA GUBBINI - ROMA Tolta la bandiera italiana, ora al liceo Torquato Tasso di Roma sventola un lenzuolo bianco con su scritto "pace". Dentro gli studenti sono impegn...

23/11/2001
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il manifesto

Un bel Tasso d'occupazione
CINZIA GUBBINI - ROMA

Tolta la bandiera italiana, ora al liceo Torquato Tasso di Roma sventola un lenzuolo bianco con su scritto "pace". Dentro gli studenti sono impegnatissimi a far funzionare l'occupazione di un liceo simbolo per gli studenti della capitale.
La prima scuola "presa" è stata il Righi, tutt'ora nelle mani degli studenti anche se per stamattina si attendono visite poco gradite. E poi c'è il Mamiani in autogestione, che ieri ha organizzato un'assemblea con Giulietto Chiesa sulla guerra. Altre scuole nella capitale sono in subbuglio. Ma l'occupazione del Tasso ha quel qualcosa in più, se non altro perché è una scuola storica. E se si muove il Tasso c'è buona speranza che molti altri prendano l'esempio. "E da quanti anni non ci muoviamo - dice un ragazzo - l'anno scorso ci hanno sgomberato il primo giorno". Questa volta sono convinti di potercela fare, invece. E quindi l'organizzazione è ferrea: servizio d'ordine all'ingresso. Gli interni possono entrare, gli esterni no. O se entrano devono lasciare un documento e accettare di farsi segnare in una lista. Fuori c'è sempre la fila, e più che l'ingresso è la linea del fronte. Per entrare, i ragazzi sono disposti a tutto: "Il documento non ce l'ho, però vi lascio le chiavi di casa".
Riusciranno a non farsi stressare? Anche perché vanno avanti da soli. Dentro al Tasso occupato ci sono solo gli studenti medi, e l'età è anche bassa. Pochi i diciottenni, chi tiene in mano la situazione sono ragazzi di 16-17 anni. Con un'insofferenza spiccata nei confronti dei "quadri". "Io sono solo un portavoce", tiene a precisare David, incaricato di tenere i contatti con la stampa. Tutti possono dire la loro, non ci sono "capi". Certo, sono d'accordo nel definirsi "una scuola rossa" e off-limits per "i fasci", ma c'è chi dice che Veltroni - che proprio al Tasso divenne capo d'istituto battendo Gasparri - è simpatico (lo chiamano "mozzarella") e chi già a 16 anni è disincantato.
Ieri per l'assemblea del giorno hanno messo in fila dietro la cattedra i rappresentanti del Laboratorio per la disobbedienza sociale e un rappresentante dell'Unione degli studenti. C'era anche Omid, uno dei portavoce di Studenti in movimento, la rete nazionale che si è creata a Genova durante i giorni del G8. Proprio per parlare di questo: che vuol dire disobbedienza sociale? La discussione nella cornice dell'aula Magna, in cui fanno bella mostra di sé due marmi di commemorazione della prima guerra mondiale, ha sancito che i ragazzi del Tasso hanno già disobbedito, e che è giusto disobbedire civilmente alle regole ingiuste. E giù applausi quando Massimo ricorda l'ultima odiosa riforma della scuola, firmata Moratti, e cioè quella degli organi collegiali "che toglie voce ai rappresentanti degli studenti e fa dei consigli d'istituto niente più che consigli d'amministrazione". Ma anche applausi contro la guerra, contro la partecipazione italiana, contro il modello di sviluppo neoliberista che introduce nella scuola la logica del profitto.
Tante le cose contro cui si scagliano questi ragazzi. Così tante che è difficile collegarle e pensare a una forma di protesta efficace. E complicato, complicatissimo capire che cos'è che non funziona in questa scuola. Già è emblematico che le ultime riforme poco o nulla hanno cambiato nella percezione degli studenti. Debiti e crediti? "Non ci ho mai capito un cazzo". E "debito" significa ancora in quante materie hai l'insufficienza: "Con tre te la cavi, con cinque ti segano, con quattro ce la puoi fare ma alla fine è meglio di no che devi studiare tutta l'estate". E l'autonomia, rompicapo dei professori ma anche occasione per cambiare qualcosa dentro le scuole? Non sanno cosa sia. "Intendi i collettivi?", no, "Beh c'è qualche professore che fa dei percorsi di studio, soprattutto quelli di filosofia". Ma gli studenti chiedono qualcos'altro, per la verità. Che è già di per sé "un altro mondo". Adesso che sono loro a decidere, questi sono gli argomenti di cui si parla: guerra e donne, oppure l'attività della Cia in Cile. Su questo argomento hanno attaccato un tatze bao su un muro, scaricando il materiale dal sito ufficiale www.cia.gov. Se necessario, fanno da soli. E poi gli servono luoghi. Sarà un caso che hanno subito allestito una sala da tè, con le candele, i disegni fatti da loro nel periodo dell'autogestione, dove semplicemente si fuma una sigaretta e si scambiano quattro chiacchiere? E la cosa che più li fa inviperire "è che danno i soldi alle private, e stanno distruggendo l'istruzione pubblica, laica, aperta a tutti". Non ci credono in una "modernizzazione" calata dall'alto, in cui si sente la puzza di interessi che nulla c'entrano con un'istruzione migliore. Non si fidano istintivamente di un mondo che fa la guerra. "Dove sta scritto che i civili afghani sono meno importanti dei civili americani?". Il quesito è: come fa a crescere un movimento? Intanto loro pensano a forme variegate, come lo sciopero della fame in cui sono impegnati da quattro giorni 42 compagni di scuola. Vogliono parlare con la Moratti, che si nega e invia i suoi ispettori. Incredibile la replica, ieri, del sottosegretario Aprea a un'interpellanza parlamentare sul tema: "Possono consultare il sito internet".


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