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Il Manifesto-Tv e scuola, il modello Moratti

Tv e scuola, il modello Moratti MILLI MARTINELLI Ma è vera o inventata da una mente beffarda la notizia che a Bologna sarebbe stato creato da un esponente di Forza Italia un numero verde a disp...

03/12/2001
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il manifesto

Tv e scuola, il modello Moratti
MILLI MARTINELLI

Ma è vera o inventata da una mente beffarda la notizia che a Bologna sarebbe stato creato da un esponente di Forza Italia un numero verde a disposizione di studenti e rispettivi genitori che volessero denunciare, con nome e cognome, i professori che "fanno politica" a scuola? Se è vera, un'idea così eccentrica, mi sembrerebbe appartenere più al Dna di An. Accidenti agli acronomi. Ma no, niente allarmismi, non è tornata la censura fascista. Non si tratta mica di denunciare gli eventuali "colpevoli" alla polizia facendogli rischiare la galera. E' solo un gioco "di società". Una lista di proscrizione che non fa male a nessuno. Non fa male soprattutto ai professori di ruolo chè il ruolo, almeno per ora, nessuno glielo tocca; al massimo saranno esposti al ludibrio della società incivile.
Certo se si tratta di precari è un'altra questione: meglio sapere da che parte stanno, prima di confermargli la cattedra. "Qui si studia e non si fa politica". A proposito di scuola, l'ineffabile signora Moratti, che a tempi alterni occupa una funzione pubblica, dopo avere stabilito con successo, ai tempi del primo governo Berlusconi, il criterio della libera concorrenza fra tv privata e tv pubblica, di cui era presidente, adesso si sta meritevolmente adoperando per creare la libera concorrenza fra scuola privata e scuola pubblica. Chi non lo sa che il mercato si basa sulla libera concorrenza privata grazie alla quale quanto più il prodotto incontra il gusto del consumatore tanto più aumentano le vendite e dunque aumenta il profitto? Ormai ci hanno convinto che è l'unica forma di economia che garantisce benessere e posti di lavoro. Ma l'ineffabile signora Moratti va oltre: stabilisce il principio del mercato fra "pubblico" e "privato", e addirittura per prodotti come l'informazione e la formazione. Pazienza se il pubblico e il privato, per loro stessa natura, avendo funzioni diverse non potrebbero competere. E invece la signora Moratti, in pochi mesi di presidenza della Rai è riuscita a rendere quest'ultima perfettamente concorrenziale alla tv dei Berlusconi di Arcore quanto all'audience, all'omologazione dell'informazione, alla pubblicità che spezzatti il più possibile le trasmissioni, e alla mediocrità dei programmi, incurante del fatto che il servizio pubblico è per l'appunto un "servizio" che lo stato garantisce al cittadino utilizzando canoni e tasse e non ha fini di lucro. Naturalmente dovrebbero essere le tv private, il cui scopo giustamente è il profitto, a mettersi in concorrenza fra loro. Ma che fare se di privato non c'è che Mediaset?
Ora la signora ci sta provando con l'istruzione pubblica, di cui è ministro. Anzi, lei è ministro dell' "Istruzione" tout court. La definizione pubblica è opportunamente caduta. Qui le cose si complicano, ma questa signora, determinata e abile nella conduzione di imprese, non ha titubanze. Come mettere in leale concorrenza le scuole private con le scuole pubbliche? Naturalmente sottraendo investimenti alle scuole pubbliche per sostenere le scuole private. Il privato è bello, ma se lo stato non ne sovvenziona l'impresa come fa a competere col pubblico? Poi, perché la scuola privata solo perché per lo più è confessionale deve avere l'insegnamento di religione (cattolica) e la scuola pubblica solo perché è laica non deve averlo? In effetti c'è, ma è opzionale e tenuto da precari, che dopo un breve corso di teologia (cattolica) vengono assunti per insegnare religione agli studenti che lo richiedono. E allora facciamogli avere il ruolo a questi ventimila improvvisati insegnanti di religione. Non importa che non sappiano di teologie comparate né di metafisica, col ruolo acquisteranno un prestigio e un "ruolo" appunto che renderebbe la loro materia ben più incisiva nel curriculum studia del giovane.
La signora, infatti, allo slancio di innovazione, unisce il gusto della tradizione. Reinseriamo senza parere l'ora di religione; rifacciamo le scuole professionali così i ragazzini che tanto, poveretti, il liceo non potranno permetterselo, frequenteranno subito una bella scuola-tapis roulant che li catapulterà nel mondo del lavoro senza perdere tanto tempo con le materie umanistiche o scientifiche che al lavoro di serie o strettamentre tecnico "non servono". Del resto, l'importante è scardinare la legge varata dall'altro governo senza tanto pensarci sopra. Quella massa di studenti che contestano poi si acquieteranno, e i professori si adegueranno, l'importante è l'imperturbabile rassicurante determinazione con cui la signora Moratti, con la sua fede nella concorrenza, apra tutte le chances alla scuola statale di diventare una scuola azienda. Se proprio s'ha da fare cultura la faccia la privata.


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