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Il Manifesto-plebiscito napoletano

Plebiscito napoletano Al grido di "Boicottiamo la Moratti", diecimila studenti hanno sfilato ieri contro il ministro dell'istruzione, la sua riforma e contro la guerra. Un lungo corteo allegro e com...

06/12/2001
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il manifesto

Plebiscito napoletano
Al grido di "Boicottiamo la Moratti", diecimila studenti hanno sfilato ieri contro il ministro dell'istruzione, la sua riforma e contro la guerra. Un lungo corteo allegro e combattivo che ha riempito per la terza volta in pochi giorni le strade di Napoli
MARIELLA PARMENDOLA - NAPOLI

Chi si è svegliato con l'idea di arrivare puntuale all'appuntamento non pensava che l'avrebbero fatto in tanti. Nessuno aveva immaginato che gli "studenti in movimento" avrebbero sfilato così numerosi per le strade di una delle città più caotiche d'Italia. Napoli di settimana in settimana sta assistendo allo sfogliarsi del calendario delle manifestazioni di protesta contro la guerra e per la pace, contro la Moratti e per istituti scolastici meno somiglianti a ruderi di periferia. E ieri mattina ha assistito alla sfilata di un corteo lungo, un fiume di diecimila, forse anche quindicimila, ragazzi sul piede di guerra contro il ministro della pubblica istruzione e le sue idee per la scuola del futuro.
Allegri, rumorosi, pronti a saltare al grido più efficace, dietro striscioni colorati dagli slogan antichi e moderni. Dallo storico: "Studenti incazzati e autorganizzati", ad una versione più attuale, pensata apposta per regalare una frase al ministro, entrato in breve tempo tra i più contestati a pari merito con la Falcucci, "Sabotiamo la Moratti" è la scritta che risalta sullo sfondo blu. "Ogni volta che promuoviamo una manifestazione siamo di più" esclama Daniele Quatrano del Genovesi, uno dei licei in autogestione. "Noi studenti in movimento ci stiamo radicando anche in provincia e in questo corteo sono molti i ragazzi dei collettivi sorti spontaneamente un po' ovunque fuori Napoli". E Luisa arriva da Torre del Greco, una delle maggiori città ad un passo da Napoli, dove è stato occupato l'istituto d'arte. "Quest'anno dovrà affrontare gli esami di maturità e mi preoccupa l'idea di lasciare nelle mani di chi verrà dopo di me una scuola che discrimina e che non tiene conto delle aspirazioni e delle esigenze reali degli studenti".
Apriva il corteo, partito intorno alla dieci da Piazza Mancini, una delegazione di studenti palestinesi con la loro bandiera nazionale, circondati dal calore dei ragazzi italiani uniti nel gridare di spezzone in spezzone: "Palestina libera, Palestina rossa".
Ma gli studenti medi di Napoli e provincia hanno protestato anche per la condizione nella quale sono costretti a fare lezione. Edifici scolastici fatiscenti, istituti dislocati in diverse parti della città, mancanza di laboratori e strutture adeguate ai corsi di studi sono la fotografia nota, che una delegazione di manifestanti ha ribadito all'assessore alla provincia Angela Cortese. E' stato il palazzo della provincia la meta ultima del corteo con un sit-in promosso finché l'incontro non è terminato.
Due livelli, quello nazionale contro la riforma e quello locale per maggiori finanziamenti sul territorio, che camminano vicini per gli studenti in movimento di Napoli. "Abbiamo iniziato un percorso di lotta per migliorare le condizioni delle scuole pubbliche perché spesso alcune scelte sono funzionali alla logica che vuole spingere genitori e alunni verso gli istituti privati" accusa Daniele nella Rete degli studenti in movimento, nata a Genova dopo il G8, per i Giovani comunisti. "E mi riferisco alla decisione di spostare edifici a Secondigliano o Piscinola, quartieri di estrema periferia, così chi potrà iscriverà i propri figli nelle scuole centrali di Napoli". Una politica contro la scuola a misura d'azienda che ieri ha coinvolto anche gli universitari in piazza accanto agli studenti medi. Per i collettivi universitari la chiusura di residenze universitarie e mense rientra in una logica di privatizzazione dei servizi. Un discorso che gli studenti in movimento porteranno anche a Foligno, insieme alla Rete no global il 19 e 20 dicembre.


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