Il Manifesto - No ai contrattini
(si parla di sanità, ma...n.d.r.) No ai contrattini SANITA' I motivi della lotta. Intervista al responsabile Cgil TIZIANA BARRUCCI Scenderanno in piazza come tutti i lavoratori del pubbli...
(si parla di sanità, ma...n.d.r.)
No ai contrattini
SANITA' I motivi della lotta. Intervista al responsabile Cgil
TIZIANA BARRUCCI
Scenderanno in piazza come tutti i lavoratori del pubblico impiego per difendere l'articolo 18, per la tutela occupazionale, per la difesa della riforma della pubblica amministrazione, contro il governo che non prevede risorse sufficienti per il rinnovo dei contratti pubblici. Sono i lavoratori della sanità. Anche per loro al di là di un recupero del differenziale di inflazione adeguato all'accordo di luglio, in ballo c' è un cambiamento della finanziaria e lo smantellamento del sistema sociale.
"Per quanto riguarda la parte economica sono a disposizione la metà delle risorse che noi riteniamo necessarie, spiega Carlo Podda, responsabile Cgil sanità. Il nostro contratto scade il 31 dicembre, calcoliamo che l'adeguamento salariale dovrebbe essere pari a 66.000 lire mensili, ma il governo propone un aumento di 16.000. Ovviamente in gioco c'è molto di più. Il governo punta alla soppressione del contratto nazionale, sia attraverso una normativa - che sancisca elementi di novità - sia con una contrattazione fatta a livello regionale. Da un lato il ministro Girolamo Sirchia ha preparato un decreto legge che modifica le mansioni e quindi l'organizzazione del lavoro degli infermieri. Dall'altro, per i medici, si abolisce l'esclusività del rapporto di lavoro.
Cosa significa?
Che il governo vuole inserire per legge nuove figure professionale già soppresse, che si allungano i tempi di lavoro, per cui un infermiere potrà lavorare oltre alle attuali sette ore fino a dodici ore. E dovrà firmare una dichiarazione preventiva a inizio mese in cui assicura di non ammalarsi. Oggi per carenza di personale già accade che si chieda all'infermiere di lavorare in straordinario per un periodo che va oltre l'orario di turno, ma la proposta Sirchia significa istituzionalizzare una pratica sbagliata: non vorrei essere nei panni del malato che viene accudito dall'infermiere alla sua undicesima ora di lavoro.
E per quanto riguarda i medici?
Si cancella la novità introdotta dalla riforma Bindi, vale a dire l'esclusività del rapporto di lavoro. In altre parole il medico, che prima doveva decidere se lavorare nel pubblico o nel privato, ora potrà nuovamente intraprendere attività in entrambi i settori. Così tornerà in vigore la pratica per cui - chi può - otterrà dallo stesso medico maggiore attenzione e disponibilità sotto pagamento di cifre altissime. Scadrà, invece, l'assistenza per tutti gli altri cittadini assistiti dagli ospedali pubblici. Ci opporremo con tutte le nostre foze alla modifica attraverso decreti legge di un contratto peraltro stipulato solo a settembre scorso.
E le assunzioni bloccate....
Il governo ha deciso il blocco delle assunzioni nonostante carenze di personale, soprattutto infermieristico, enorme. Senza contare che con l'introduzione di contratti a tempo determinato, con il part-time obbligatorio e con l'esplosione del lavoro interinale, altro che articolo 18. Perché qualcuno dovrebbe essere assunto a tempo indeterminato?
Dove finirà l'intramenia?
Sarà ovviamente abolita. Se pur applicata dagli ospedali in maniera sbagliata, obbligava almeno i medici a pagare le tasse sul ricavato.
E' il primo passo verso le assicurazioni private?
Il progetto governativo è chiaro: demolizione del sistema sanitario nazionale. Da un lato attraverso la privatizzazione degli ospedali - hanno iniziato con gli istituti di ricerca tipo lo Spallanzani di Roma - dall'altro con la regionalizzazione dei servizi. L'ospedale sarà il luogo di produzione e vendita di servizi e ogni prestazione una merce del mercato. E' come ritornare a prima del 1978, ma stavolta al posto delle vecchie mutue ci saranno le assicurazioni private. Basta guardare il sistema di accreditamento delle strutture private messo in atto già da tre anni in Lombardia e che presto sarà adottato anche da Storace: assolutamente inesistente. Qualsiasi imprenditore che si presenti viene accreditato. Non basta sancire solo la parità tra pubblico e privato. Altrimenti, perché bisognerebbe sorprendersi se aumentano del 400% i parti cesario o le mastectomie? Sono interventi costosi, e visto che la regione li rimborsa il privato ha tutto l'interesse a farli per cercare di guadagnare il più possibile. Ovviamente non è così per il pubblico. Ma questo non interessa più a nessuno.