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Il Manifesto-Moratti, ascolta

1 mag 2005 La rivolta contro i test dilaga. In tutta Italia genitori e scuole protestano contro un sistema delle prove Invalsi voluto, anzi imposto dal ministro Moratti. E si sta sviluppando, in ...

01/05/2005
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il manifesto

1 mag 2005

La rivolta contro i test dilaga. In tutta Italia genitori e scuole protestano contro un sistema delle prove Invalsi voluto, anzi imposto dal ministro Moratti. E si sta sviluppando, in particolar modo sulla rete, un articolato dibattito che vede confrontarsi posizioni diverse. Ci si interroga sull'opportunità di una prova siffatta, sulla legittimità della sua introduzione, sull'efficacia del metodo seguito. A testimonianza che quello della scuola non è un apparato "chiuso" e "conservatore", come pure è stato affermato in maniera strumentale da taluni, ma è un sistema aperto, capace di interrogarsi, di confrontarsi.
E per tornare al tema del dibattito, che è quello delle valutazioni Invalsi, vorrei sottolineare che ciò su cui ci si dovrebbe interrogare non è il cosa (vale a dire l'opportunità o l'efficacia della prova in sé), quanto il come e il perché. Con quale metodo la valutazione è stata - per così dire - confezionata e proposta? Quali finalità le si vogliono attribuire o riconoscere? A che deve servire?
Una valutazione può, infatti, fotografare l'esistente, oppure essere uno strumento attraverso il quale la scuola si interroga sulla strada finora fatta- insomma sul processo di apprendimento e sul percorso seguito- per misurarne l'efficacia ed eventualmente correggere la rotta o cambiarla. E la diversità del tipo di prova non dipende da una scelta tecnica: si tratta di una scelta di tipo politico. Si tratta del modello di scuola che si ha in mente e della sua funzione e del ruolo all'interno della società. Il fatto che si sia privilegiata una prova di carattere "giudicante" mi pare la naturale conseguenza del progetto di questa destra, che guarda alla scuola come apparato di selezione sociale, piuttosto che come strumento di crescita collettiva.
Di più. Mi sembra che si continui sulla strada della svalutazione, se non della negazione della capacità di autonomia delle scuole, nel momento in cui si ripropone un modello di governo del sistema burocratico e centralistico. Nessuna attenzione alle esigenze del territorio, alle potenzialità dei singoli istituti, alle opportunità e agli eventuali ostacoli: al contrario, una visione autoritaria, che torna a imporre direttive dall'alto e per decreto. Non è certamente così che si aiuta la scuola a crescere. E soprattutto, dalla mancanza di confronto, dalla totale assenza di ascolto, dipende la diffusa percezione di queste prove come un corpo "estraneo", uno strumento introdotto forzosamente in un sistema che non lo condivide, nel momento in cui non è stato messo nelle condizioni di condividerlo. Perché la condivisione, cosa di cui troppo spesso il ministero sembra dimenticarsi, nasce dall'incontro e dal confronto.
A partire da queste riflessioni, ritorna insomma il tema della mancata volontà - se non dell'incapacità - di questo governo di prendere atto che la scuola è un sistema complesso, nel quale il decisionismo e l'autoritarismo sciocco non pagano. E non si tratta, evidentemente, solo delle prove Invalsi. Si tratta di scelte di lungo periodo.
E questo il mondo della scuola l'ha capito fin troppo bene. Ecco perchè la vivacità nel dibattito e nella discussione di questi giorni. Ecco perché le tante testimonianze, i documenti, le prese di posizione. Sarebbe bene provare ad ascoltare.

Alba Sasso


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