Il Manifesto-"La riforma penalizza l'alunno debole"
"La riforma penalizza l'alunno debole" CINZIA GUBBINI "Una proposta confusa e pericolosa. Questo, in estrema sintesi, il giudizio del professor Benedetto Vertecchi (ordinario di pedagogia ...
"La riforma penalizza l'alunno debole"
CINZIA GUBBINI
"Una proposta confusa e pericolosa. Questo, in estrema sintesi, il giudizio del professor Benedetto Vertecchi (ordinario di pedagogia sperimentale all'Università Roma tre) sulla bozza Bertagna, che racchiude la proposta di Moratti sulla riforma scolastica.
Professor Vertecchi, una proposta che non innova, o addirittura un tuffo nel passato?
Penso che le due cose non siano in contrapposizione. E' utile a questo proposito fare un po' di retrospettiva storica. La nostra scuola è nata per stratificazioni successive e più trainata dalla domanda che dall'offerta. Fino agli inizi degli anni '60, la scuola per la maggioranza della popolazione era quella elementare. La riforma del '62 ha progressivamente generalizzato la frequenza della scuola media. In seguito, con una certa inerzia, si è avviata anche quella della secondaria superiore. L'assetto, al momento, è quello che deriva da questa struttura. Se la proposta Bertagna dovesse andare in porto confermerebbe una tradizione piuttosto stracca di adeguamento a una domanda vera o falsa, come in passato. Ma in parte si ancora al presente, visto che non propone cambiamenti
L'introduzione di un doppio canale istruzione/formazione è un cambiamento piuttosto rilevante..
Certamente, e di non facile interpretazione. La soluzione individuata, infatti, sembrerebbe sposare gli interessi del mondo produttivo. In realtà non è proprio così: in Italia le organizzazioni dei produttori hanno capito da tempo che una canalizzazione professionale rigida non giova. Nella nostra società ci sono stati alcuni fenomeni che hanno cambiato radicalmente le condizioni, a cominciare dalla struttura della popolazione. Chi oggi completa un percorso scolastico ha ancora una speranza di vita di circa 60 anni, in 60 anni i cambiamenti culturali, economici, sociali, valoriali, sono enormi. E la differenza tra la popolazione favorita e quella mantenuta in condizione subalterna è che la popolazione favorita è posta in grado di adattarsi alla trasfromazioni, quella subalterna le subisce senza essere in grado di adattarsi dal punto di vista cognitivo. La condizione desiderabile - anche per il mondo produttivo - consiste nel disporre soggettivamente di risorse di adattamento.
Che ne pensa del modello di flessibilità applicato al sistema scolastico?
La soluzione proposta è vecchia, le passerelle sono previste da tempo. Ma immagiamo un ragazzo che segue il percorso professionale e che scopre un'improvvisa passione per gli studi umanistici. Che fa? Studia latino e greco e passa dall'altra parte, oppure perde l'anno? E poi bisogna ricordare che viene confermato il percorso di otto anni di elementari e medie: una durata abnorme. Fin quando il grosso della popolazione aveva solo la scuola elementare, questa doveva fornire anche un po' di spiccioli di cultura. Allungando il percorso con le scuole medie, siamo giunti a due livelli che hanno più o meno gli stessi obiettivi. Tant'è che le classi favorite hanno spesso provveduto ad accorciare il tempo, o iscrivendosi alle elementari a cinque anni, o saltando la quinta elementare. Ho più l'impressione che questa sia un'operazione per dire agli insegnagnti delle elementari e delle scuole medie di stare tranquilli perché non si tocca nulla.
Si prevedendo addirittura dei percorsi facoltativi in grado di coinvolgere le "eccellenze". Che ne pensa?
Questo è la foglia di fico del condizionamento sociale. Non è una novità: la ricerca ha mostrato come sul successo scolatico agisca una precondizionamento costituito dalla qualità del codice verbale disponibile. Ora, se ai bambini già favoriti consentiamo di scappare più velocemente produciamo dei ghetti per bambini e ragazzi delle classi più modeste. Il problema serio, ma la soluzione a mio avviso non lo è. Ovviamente si deve dar la possibilità a chi ha fiato di correre ma non a scapito degli altri.
La bozza dà grande risalto agli stimoli esterni della società complessa, riconoscendogli un vero e proprio valore educativo. Quali rischi?
Bisogna stare attenti alle suggestioni troppo suggestive. Chi è che è in grado di tarre effettivamente vantaggio da tutte queste opportunità? Un bambino che stenta a leggere o manca di una capacità, perché la scuola non è stata in grado di fargliela acquisire, di ragionamento di tipo matematico è in grado di cogliere tutte queste opportunità o si traducono solo in condizionamento consumista?