Il Manifesto-La ministra ha fatto flop
La ministra ha fatto flop Tra le proteste dei (pochi) studenti ammessi, il malumore degli enti locali e le diserzioni di massa, gli stati generali naufragano. La ministra fa finta di niente: "L'asse...
La ministra ha fatto flop
Tra le proteste dei (pochi) studenti ammessi, il malumore degli enti locali e le diserzioni di massa, gli stati generali naufragano. La ministra fa finta di niente: "L'assenso è totale"
IAIA VANTAGGIATO
Un fulgido esempio di democrazia simulata. Un flop mediatico senza precedenti. Un talk-show messo in piedi da dilettanti. E bene ha fatto Maurizio Costanzo - che di comunicazione se ne intende - a disertare l'evento. Così lo staff ministeriale ama definire gli Stati Generali: a quando l'avvento?
Eppure le prime scene della soap opera andate in onda ieri portavano sicuramente la firma di qualche grande regista. Splendida la pariglia di cavalli bianchi ridotti a soggezione da carabinieri esperti, esaltanti gli elicotteri biancoazzurri (polizia, Lazio o Forza Italia?) che si libravano in volo sopra il palazzo dei Congressi, gagliardi i gorilla di nero vestiti: cappotto d'ordinanza, occhiali scuri, una generosa mano di gelatina e scarpe modello carrarmato. Sono ovunque, guardano nel vuoto e passano inosservati.
Quanto a Letizia, che dire? Ospite squisita, elegante nel suo Principe di Galles, delicata nella voce ma ferma nel difendere - novella Ken Follet - i suoi "pilastri" della terra. Cinque, per la cronaca: la scuola che sogna - afferma soave - è fatta per la persona e per la società, deve "saper sconfiggere le 'nuove forme di povertà'". Il pubblico rumoreggia: non si sarà spostata troppo a sinistra? Niente paura. Per "nuove forme di povertà", la ministra intende soprattutto "il silenzio affettivo di molte famiglie disgregate". Sollievo. Applausi.
Il secondo pilastro è semplice semplice e di facile realizzazione: che ne dite di una bella scuola europea, nazionale e locale? Cioé, europea nell'ispirazione ma "radicata in una identità nazionale forte". Sconcerto tra gli statisti. Concetto troppo articolato e reso ancora più difficile dal terzo "pilastro": il territorio. Che lo stato abbandoni i compiti di gestione e si assuma quelli di indirizzo. Alle Regioni il compito di organizzare e gestire le risorse finanziarie. Ghigo ringrazia e noi ringraziamo lui: il terzo pilastro sarebbe stato accantonato senza le proteste degli assessori regionali e dei consiglieri comunali che hanno disertato l'evento.
Finalmente, al quarto pilastro - il rapporto tra scuola e lavoro - l'atmosfera comincia a riscaldarsi: Moratti snocciola le cifre. Come la metti la metti, l'Italia è sempre all'ultimo posto. Integrazione ci vuole. Applausi. E arriva l'apoteosi: creare capitale umano e farlo diventare risorsa. Un orrore eugenetico.
La platea è eccitata ma a smorzare gli entusiasmi imprenditoriali è l'intervento del professor Bertagna: più noioso persino della sua Bozza di riforma. Gli statisti ci provano - vogliono bene al ministro come se ne vuole a una mamma - ma qualcuno all'ennesimo grafico (peraltro incomprensibile) sonnecchia. In allerta sono, invece, i giornalisti che scoprono di aver letto, analizzato, chiosato, commentato per giorni un documento falso. Non è vero che il tempo pieno è stato liquidato brutalmente. Non è vero che materie come l'educazione fisica smettono di essere curriculari dunque obbligatorie dunque gratuite. Non è vero che gli studenti sono costretti a scegliere a soli undici anni tra licei e formazione professionale. Smentisce Bertagna e con lui Moratti. Sarà - come al solito - colpa dei servizi segreti che hanno diramato una falsa bozza. Naturalmente per depistarci. Quanto a questo governo, sia chiaro: se fa una promessa la mantiene. Ma i circa 20.000 miliardi di investimenti aggiuntivi per la scuola, ministro, da dove li prenderete? "Speriamo nella crescita del Pil". Applausi, questa volta i nostri. Ci speriamo pure noi.
E torniamo agli stati, cuore pulsante di mamma Letizia. La riforma - dice la "signora ministro", come la chiamano qui - non passerà senza "il massimo della condivisione". Nobile proposito ma come la mettiamo con gli studenti che, insieme a docenti e genitori, manifestano e continueranno a manifestare qui fuori?. Sorride Letizia: non sentite l'atmosfera che si respira qui dentro? "E' qui che decideremo del futuro della scuola e come vedete non c'è nessun dissenso".
Sorpresa. All'improvviso sentiamo alzarsi la protesta. Relegati per ultimi - dopo presidi, docenti, genitori, alunni di scuole elementari messi in riga peggio che all'Antoniano di Bologna e persino studentesse che discettano sulla coltivazione dei bachi da seta - intervengono finalmente gli studenti. Sono stati invitati in qualità di presidenti delle 104 consulte presenti in Italia. A parlare, però, sono solo in due. Quelli non microfonati non hanno diritto di parola. Lo denuncia Mattia Stella, presidente della consulta di Roma, che si fa latore di due documenti firmati da 60 presidenti di Consulte: "Noi riteniamo questi stati generali non legittimati a rappresentare il mondo della scuola".
Questo il primo documento. Solo un dolce assaggio rispetto al secondo. Che denuncia una illegittima schedatura di studenti "di sinistra" avvenuta a Cagliari durante l'incontro regionale delle consulte sarde. Coinvolti sarebbero il consigliere per le politiche giovanili Francesco Vaccaro e il signor Michele Piscitelli, "presentatosi come collaboratore di Vaccaro". Al ministro, i firmatari chiedono di far chiarezza. E convocano una improvvisata conferenza stampa. "Siamo studenti, pensavamo davvero che qualcuno ci volesse ascoltare, siamo stati ingannati, non ci hanno fatto parlare oggi né consultati prima. Questa non è democrazia ma uno scempio". Niente applausi (finti) questa volta ma lacrime (vere).