Il Manifesto - La croce del preside
La croce del preside IN CLASSE Giancarlo Gambula: "I cicli unitari funzionano. Lasciateci lavorare in pace" CI. GU. - ROMA Giancarlo Gambula è il dirigente scolastico dell'istitututo coprensiv...
La croce del preside
IN CLASSE Giancarlo Gambula: "I cicli unitari funzionano. Lasciateci lavorare in pace"
CI. GU. - ROMA
Giancarlo Gambula è il dirigente scolastico dell'istitututo coprensivo di San Frediano a Settimo, in provincia di Pisa. Dietro lo strano nome di "istituto comprensivo" si nasconde quel processo, avviato da anni, che consiste nell'accorpamento di diversi cicli scolastici. In questo caso l'istituto comprende la scuola dell'infanzia, quella elementare e quella media.
L'approvazione della riforma Moratti inciderà sul vostro lavoro?
Noi siamo diventati istituto comprensivo proprio quest'anno. Un porcesso che ha diverse implicazioni: si tratta di un vero e proprio riposizionamento culturale perché si passa da una scuola esclusivamente media a un istituto in cui sono rappresentati i bisogni e le aspettative dei bambini e delle famiglie che vanno dalla scuola dell'infanzia alla scuola media. Il che significa avere una visione davvero sistemica dell'istruzione di base. Ristabilire una divisione molto netta tra i quattro cicli non credo che andrà a toccare gli istituti comprensivi già operanti come il nostro. Il problema sarà quello di riconsiderare la costruzione di un curriculum verticale.
Cos'e' un curriculum verticale?
E' la costruzione di un percorso formativo fornito di gradualità dalla scuola dell'infanzia fino alla scuola media, in modo che i vari passaggi nella formazione avvengano cercando di evitare duplicazioni e ridondanze. Si punta così alla costruzione di spaeri più essenziali con ciclicità e approfondimenti concordati. Si evita di lasciarli al caso, come avveniva prima, quando la scuola dell'infanzia era comletamente staccata da quella elementare e questa dalla scuola media.
Gli istituti comprensivi, all'inizio, nacquero per questioni di economicità. E' cambiato qualcosa?
Ora sono diventati un punto di riferimento per un cambiamento non solo strutturale, ma anche culturale. Non ha più senso nella società di oggi scandire la crescita dei ragazzi con una scuola elementare di cinque anni e una media di tre anni. Questa è un'architettura che può andare bene per una società contadina che ha il problema dell'alfabetizzazione di larghi strati della popolazione. Adesso i curricula nascono per strada, nell'extrascuola. I due terzi delle conoscenze del ragazzo vengono da fuori; la scuola oggi deve attrezzarsi nel senso di valorizzare i vari livelli di competenza, facendo attenzione a non ghettizzare o escludere nessuno.
Tutte le riforme scolastiche hanno trovato difficoltà ad unificare il ciclo delle elementari con quello delle medie, che sembra proprio non possa essere toccato, anche aldilà della legittima preocccupazione di un taglio delle cattedre. Voi avete avuto problemi a lavorare su un curriculum verticale tra elementari e medie?
I primi approcci sono difficili, perché si tratta di creare un nuovo senso collettivo dello stare insieme, tra mondi che finora sono stati separati e ch presantano delle differenze notevoli. Ma una volta che si comincia a lavorare su un piano dell' offerta formativa unitario, verticale, con processi decisionali che coinvolgano tutti scatta inevitabilmente la costruzione di nuove identità e appartenenze. Gli istituti comprensivi sono davvero un patrimonio da salvaguardare.