Il Manifesto-E Cofferati boccia la ministra
E Cofferati boccia la ministra ANTONIO SCIOTTO - INVIATO A PERUGIA La riforma Moratti, diffusa ieri a migliaia di scuole già preconfezionata dal salotto-bunker dell'Eur, alla Cgil non piace pro...
E Cofferati boccia la ministra
ANTONIO SCIOTTO - INVIATO A PERUGIA
La riforma Moratti, diffusa ieri a migliaia di scuole già preconfezionata dal salotto-bunker dell'Eur, alla Cgil non piace proprio. E non piace neppure a migliaia di studenti e insegnanti che hanno manifestato a Perugia e in tante altre città italiane, dopo essere stati esclusi - o meglio, mai invitati - agli Stati generali indetti dal governo Berlusconi. Dal capoluogo umbro, il segretario generale della Cgil, Sergio Cofferati, ha ribadito il suo secco "no" agli attacchi che giungono ormai quotidianamente dal fronte del Cavaliere nei confronti di sanità e pensioni, del mercato del lavoro, della stessa scuola. Ad ascoltare lui e il segretario della Cgil scuola Enrico Panini, oltre duemila tra studenti e insegnanti, venuti da Umbria, Lazio, Puglia, Campania, Molise, Sicilia, Piemonte.
"C'è un disegno unico - ha detto Cofferati - che tende a erodere tutti i diritti, con l'abolizione dell'articolo 18, la decontribuzione per i neoassunti, l'affermazione di una devolution non solidale, che mette in competizione tra loro le regioni. E' la progressiva sostituzione del pubblico con il privato. Basta guardare alla riforma delle fondazioni bancarie. Nello stesso provvedimento, si indica che queste potranno avere un ruolo nell'assistenza e nella sanità, mentre vengono ridotte le spese pubbliche per l'assistenza sanitaria. L'idea della scuola-azienda gestita dal ministro-manager ricalca lo stesso schema: nessuna attenzione alla qualità, si parla solo di un'offerta di beni".
Come già per le deleghe su pensioni, fisco, mercato del lavoro, a essere criticato non è soltanto il merito, il contenuto delle proposte, ma soprattutto il metodo, definito dal leader della Cgil "autoritario", che non lascia spazio al dialogo. "Non si è discusso della riforma con i sindacati, con gli studenti e gli insegnanti, il ministro non ci ha neppure invitato. Dicono di aver sostituito la concertazione con il dialogo sociale, ma in Europa il dialogo sociale ha ben altro significato, è un confronto reale con le parti interessate. Il governo, invece, ci convoca per esporci documenti già scritti e decisi. A questo punto, se grandi organizzazioni come la nostra vengono escluse, l'unica via è quella che stiamo seguendo, la mobilitazione e la lotta".
"La scuola diventerà un grande Cepu", rincara Panini. "Si vuole imporre a bambini di 12 anni di decidere definitivamente tra una formazione critica e un'istruzione professionale, uccidendo i loro sogni. Una scuola così, anziché rimuovere gli ostacoli, le differenze sociali già esistenti tra i ragazzi, tende invece a registrarle e a renderle permanenti. Come si può affermare che c'è maggiore libertà di scelta, se diventano determinanti le tue condizioni familiari, quelle dell'ambiente da cui provieni? Gli stessi insegnanti, in questo modo, sarebbero assolutamente frustrati, obbligati a vendere una merce anziché formare delle persone".
A descrivere con un'immagine efficace il nuovo tipo di scuola-azienda disegnato dalla commissione Bertagna è Alessandro Coppola, dell'Uds (Unione degli studenti). Parla dell'arrivo in Italia della "pay-school", sul modello della già rodata "pay-tv". "Anziché i cervelli, saremo invitati a usare dei telecomandi per scegliere tra i prodotti a pagamento che ci proporranno gli istituti. Ma il problema è che quel telecomando sarà costoso, non tutti potranno permetterselo".
Sotto accusa è soprattutto il sistema dei corsi facoltativi in aggiunta a quelli obbligatori. Dieci ore di lingue, informatica, educazione fisica che, dato che per il momento non vengono incluse tra gli insegnamenti obbligatori, si teme fortemente che potranno essere distribuite a pagamento. E allora, le porte verrebbero spalancate davvero a buoni scuola, appalti ad aziende di servizi, privati in tutte le salse. A discapito della parità di opportunità che la scuola pubblica dovrebbe offrire a tutti. Anche se lo stesso ministro Moratti, davanti ai giornalisti che la interrogavano durante gli Stati generali, ha fatto ieri improvvisamente marcia indietro, specificando che la bozza di riforma Bertagna non prevede affatto l'abolizione dell'orario pieno obbligatorio.
La Cgil, comunque, tornerà a mobilitarsi. Già oggi, partecipando alla manifestazione di Roma, prevista in occasione della chiusura "in grande stile" - parlerà Silvio Berlusconi - della kermesse della Moratti. "E in gennaio - conclude Panini - nuovi scioperi e diecimila punti di discussione nelle diecimila scuole italiane. Se il ministro ci chiude la porta in faccia e ci parla attraverso le telecamere, lo spazio ce lo ritagliamo noi, parlando direttamente con gli studenti e i docenti italiani".