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Il lungo esodo dei docenti, persi dentro un algoritmo

Scuola: la rivo­lu­zione di Renzi: disporre di mano­do­pera, trat­tarla come pac­chi, far­gli pagare di tasca sua il lavoro a cen­ti­naia di chi­lo­me­tri da casa, man­te­nendo una fami­glia, due case, le spese con 1300 euro al mese. Chi si oppone è choosy, scan­sa­fa­ti­che

20/08/2015
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il manifesto

Scuola: la rivo­lu­zione di Renzi: disporre di mano­do­pera, trat­tarla come pac­chi, far­gli pagare di tasca sua il lavoro a cen­ti­naia di chi­lo­me­tri da casa, man­te­nendo una fami­glia, due case, le spese con 1300 euro al mese. Chi si oppone è choosy, scan­sa­fa­ti­che. E può per­dere il lavoro. Con­ti­nua il rac­conto della riforma più odiata dagli ita­liani: l’abuso auto­ri­ta­rio della vita altrui in nome della “meri­to­cra­zia” e di una sedi­cente “lotta con­tro il precariato”.

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Blitz sulla spiag­gia del Poetto, in Sar­de­gna, dei docenti con la vali­gia. La pro­te­sta con­tro l’esodo impo­sto da Renzi agli inse­gnanti del Sud, delle Isole e del Cen­tro è arri­vata tra gli ombrel­loni. I prof e i mae­stri hanno tra­sci­nato sulla sab­bia il trol­ley, diven­tato il sim­bolo della pro­te­sta con­tro un ricatto. Ieri hanno indos­sato anche una sve­glia al collo. Il tempo scorre «senza una solu­zione al pro­blema». Poche le spe­ranze che l’appello sia raccolto.

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Il rac­conto. Renzi ricatta una gene­ra­zione di docenti e li obbliga all’esodo

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Sim­bo­li­ca­mente i docenti hanno messo un mes­sag­gio in una bot­ti­glia diretta a Roma. «Spe­riamo — ha spie­gato Bianca Locci, por­ta­voce del comi­tato 10 ago­sto — che almeno il mare porti final­mente a desti­na­zione que­sto appello. Un Sos che man­diamo come se fos­simo nau­fra­ghi». Il movi­mento sardo chiede un cor­ret­tivo al sistema di reclu­ta­mento ideato dal Miur attra­verso norme che ten­gano conto delle dif­fi­coltà legate all’insularità. Una richie­sta ragio­ne­vole, ma par­ziale. Non si capi­sce quale sarebbe la con­ve­nienza di un docente cala­brese a lavo­rare a Milano o Torino a 1300 euro al mese. Sono molti i docenti che si tro­vano nella stessa con­di­zione, nella cer­tezza che a set­tem­bre l’anno sco­la­stico ini­zierà nel caos.

Secondo i primi dati ela­bo­rati dai sin­da­cati, le assun­zioni in ruolo dei docenti nel cosid­detto «orga­nico poten­ziato» ter­mi­ne­ranno a fine novem­bre. Solo 42–45 mila posti dei 55 mila pre­vi­sti dalla legge saranno coperti dagli aventi diritto. I 13–15 mila restanti non potranno essere affi­dati ai neo-assunti né essere coperti dalle sup­plenze, come pre­vi­sto in un arti­colo della riforma. La stima è stata fatta dall’Anief ed è così com­po­sta: ci sono 2 mila cat­te­dre in più rispetto alle domande di assun­zione inviate entro il 14 ago­sto scorso. Altre 3 mila dovreb­bero restare libere per man­canza di docenti rispetto alle classi di con­corso o tipo­lo­gie di posti vacanti. Die­ci­mila le domande — sulle 71.643 pre­sen­tate che dovreb­bero essere rifiutate.

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Con 71.643 prof parte la lot­te­ria delle cat­te­dre “Buona Scuola”

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Non certo un suc­cesso per un governo che sta cer­cando un rime­dio alla con­fu­sione siste­mica pro­vo­cata nell’estate più calda per una parte dei pre­cari della scuola. «Il mini­stero dell’Istruzione sem­bra aver già perso la sua par­tita — sostiene Mar­cello Paci­fico dell’Anief — non ha infatti pub­bli­cato le gra­dua­to­rie aggior­nate degli albi ter­ri­to­riali con i pun­teggi incro­ciati dei can­di­dati pre­senti in tutte le pro­vince, ma ha pre­di­spo­sto un algo­ritmo secre­tato che asse­gnerà i ruoli in barba ai prin­cipi costi­tu­zio­nali rela­tivi alla pub­bli­cità degli atti nell’accesso al pub­blico impiego, alla gestione delle pro­ce­dure con­cor­suali come quelle com­pa­ra­tive date dallo scor­ri­mento delle graduatorie».

Un altro dato rivela le dif­fi­coltà del governo che, subito dopo Fer­ra­go­sto, ha ali­men­tato una cam­pa­gna in stile mora­li­stico e «anti-fannulloni» che sarà ricor­data per la sua par­ti­co­lare igno­mi­nia. Sulle 71.643 domande pre­sen­tate, uno su tre dei «pre­cari sto­rici» ha rinun­ciato a com­pi­lare il modulo online di richie­sta di assun­zione per un posto a tempo inde­ter­mi­nato. È un dato cla­mo­roso che atte­sta il netto rifiuto del ricatto di Renzi: se non accet­tate di lavo­rare a cen­ti­naia di chi­lo­me­tri dalla pro­vin­cia di resi­denza per­de­rete il lavoro. Le ragioni non sem­brano quelle di chi, si dice, «vuole lavo­rare solo sotto casa». Nella mag­gio­ranza di casi, infatti, si parla di per­sone che da anni per­cor­rono cen­ti­naia di chi­lo­me­tri al giorno per andare a lavorare.

Le ragioni sono piut­to­sto legate alle situa­zioni fami­liari e, in gene­rale, all’efficacia, alla tra­spa­renza e alla giu­sti­zia di un mec­ca­ni­smo che non ha nes­suna di que­ste carat­te­ri­sti­che. Tanto è vero che è stato, orwel­lia­na­mente, legato a un algo­ritmo. Sin dall’inizio è stato chiaro che il mec­ca­ni­smo di assun­zione pre­senta errori di sistema tali da avere spinto, spiega l’Anief, a quan­ti­fi­care in 20 mila il numero dei docenti che hanno fatto domanda ma reste­ranno fuori dal piano di Renzi per man­canza di posti nella classe di con­corso di rife­ri­mento. Anche per que­sto Franca Gian­nola, segre­ta­ria Flc Cgil Palermo, pre­vede che «a set­tem­bre il governo sarà som­merso da contenziosi».

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Inter­vi­sta. Pan­ta­leo (Flc Cgil): Per i docenti un mec­ca­ni­smo per­verso che pena­lizza soprat­tutto le donne

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Senza con­tare che le Gae non sono affatto esau­rite. A set­tem­bre saranno almeno 50mila i docenti a fare richie­sta, senza con­tare quelli che — pur assunti nella «fase C» della «buona scuola» — pren­de­ranno ser­vi­zio da pre­cari nelle sedi asse­gnate e rin­vie­ranno l’esodo all’anno pros­simo. A dif­fe­renza di quanto detto da Renzi, il pre­ca­riato non è affatto finito nella scuola.

Dalla Sici­lia sono arri­vate 11.864 domande, segue a ruota la Cam­pa­nia. Insieme fanno il 30% delle domande. Numeri più ridotti, ma con­si­stenti, in Puglia, Basi­li­cata, Lazio (spe­cial­mente Roma), poi Abruzzo e per­sino Toscana. Un qua­dro della situa­zione che smen­ti­sce un altro luogo comune: non saranno solo i docenti del sud a essere costretti a emi­grare e a pagare di tasca pro­pria per lavo­rare. Una volta rea­liz­zato il piano di Renzi, cosa acca­drà in Lom­bar­dia o in Pie­monte, cioè nelle regioni dove dovrebbe con­cen­trarsi la migra­zione? È pos­si­bile che i docenti cer­che­ranno di riav­vi­ci­narsi alle loro sedi.

A rischio non è solo la con­ti­nuità didat­tica, ma la dignità pro­fes­sio­nale dei docenti. Que­sta è lo sce­na­rio dell’esodo pros­simo venturo.


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