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«Il governo cambi strada, basta manovre mascherate»

Intervista a Domenico Pantaleo. Ilsegretario della FlcCgil:«Così colpiscono il welfare,la sanità, il mondo della conoscenza.Se non invertono la rotta,ottobre sarà un mese caldo»

15/08/2012
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l'Unità

La lettera del presidente Napolitano è un fatto estremamente importante, il governo deve riflettere e spero che cambierà strada perché la Spending review non è stata altro che l’ennesima manovra di tagli lineari in continuità con la politica del governo Monti per cui lo Stato deve sempre più ritrarsi». Domenico Pantaleo, in quanto segretario generale della Flc Cgil (federazione dei lavoratori della conoscenza) è chiamato direttamente in causa dalla “tirata di orecchi” del Quirinale al governo sui tagli alla ricerca.

Pantaleo, Napolitano cita esplicitamente i tagli agli enti di ricerca per il 2013-2014chiedendoalgovernodi«valutareattentamentelefinalitàelaspecifica condizione finanziaria di ciascun ente». Sarà contento, no? «Il Capo dello Stato cita giustamente il fatto che durante la conversione parlamentare della Spending review sono stati sventati, grazie alla nostra protesta e agli emendamenti del Pd, i tagli per il 2012 ai Fondi ordinari degli entidi ricerca. Ma restano comunque i tagli per il 2013 e il 2014 e il fatto che Napolitano chieda al governo “di valutare attentamente” ha per noi un valore importantissimo. In più però mi preme sottolineare che nel 2012 dei tagli rimangono comunque: sono quelli agli enti di ricerca non sottoposti al controllo del Miur, come ad esempio l’Enea. Così come nello spirito della Spending review si colpisce un campo di ricerca, quello delle energie alternative, che come il welfare, la mobilità, la sanità devono essere il volano della crescita economica».

La Spending review è comunque una mazzata fortissima per il settore conoscenza. Napolitano insiste sulla necessità che la revisione di spesa preveda«interventi equilibrati e socialmente sostenibili». Nel testo finale questo equilibrio c’è? «Assolutamente no. Per quanto riguarda il settore della scuola e della ricerca c’è il taglio del 10 per cento agli organici di tecnici e amministrativi che arrivano dopo quelli epocali fatti al tempo, per fortuna chiuso, della Gelmini. C’è poi il dramma delle migliaia di precari che sono l’asse portante di molti enti, i nostri ricercatori vengono apprezzati all’estero e qua li trattiamo malissimo. Ci sono poi provvedimenti assurdi come quello che trasforma gli insegnanti inidonei in tecnici amministrativi, svilendo la loro professionalità. Più in generale la Spending review riduce in modo fortissimo il welfare. Nonostante le smentite del governo si tratta di tagli lineari fortissimi su sanità, trasporti ed enti locali».

Lei pensa che il governo accoglierà le indicazioni del presidente Napolitano? «Lo spero. È un invito accorato a tornare ad investire in qualità che fa onore al Capo dello Stato che ha sempre avuto un occhio di riguardo per questo tema. L’Italia investe poco in ricerca e ancora meno lo fa il nostro settore privato. Da questo punto di vista purtroppo né da parte di Monti né da parte dello stesso ministro Profumo vediamo un cambio di linea. Ma ora l’intervento del presidente della Repubblica li costringe a una presa d’atto».

E se la presa d’atto non arriverà? Voi avete già indetto uno sciopero ad ottobre... «Se non ci sarà un cambio radicale di linea da parte del governo, lo confermiamo: sciopero a inizio ottobre con la Uil e grande manifestazione nazionale della scuola e della ricerca sabato 20 ottobre».

 Per il sindacato poi si attende la seconda Spending review che ridurrà permessi e distacchi... «Beh, sarebbe un provvedimento coerente con le parole di Monti contro la concertazione e il ruolo del sindacato. Noi siamo pronti a fare sacrifici, ma i distacchi e i permessi sono necessari per rappresentare i lavoratori e sui finanziamenti tutti sanno che il sindacato vive delle deleghe dei lavoratori iscritti. Mi sembra che il piano del governo miri a ridimensionare il ruolo del sindacato visto come un intralcio in quanto portatore di istanze generali, seguendo in pieno la cultura liberista».

 


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