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Il giudice riapre le graduatorie a 1.900 precari

Succede a 1.893 insegnanti precari che grazie al diploma ottenuto prima del 2002 valido per l’abilitazione all’insegnamento possono sperare in un’assunzione a breve termine

01/09/2015
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Corriere della sera

Diplomati alla scuola magistrale, abilitati all’insegnamento, ma fuori dalle Gae, le graduatorie ad esaurimento: per la Buona scuola non potevano aspirare all’assunzione se non dopo aver partecipato al concorso. Loro invece hanno fatto ricorso e il Consiglio di Stato in via cautelare ha disposto che no, dovranno essere inseriti nelle Gae e quindi potrebbero un domani essere assunti anche senza concorso pubblico. Succede a 1.893 insegnanti precari che grazie al diploma ottenuto prima del 2002 valido per l’abilitazione all’insegnamento possono sperare in un’assunzione a breve termine.
L’ordinanza del giudice per ora è solo cautelativa. La sentenza che entrerà nel merito è prevista in dicembre, solo in quella data i quasi 1.900 precari sapranno se entreranno nelle Gae o resteranno nelle graduatorie di seconda fascia che non danno diritto ad alcuna immissione se non dopo un concorso. Il ministero dell’Istruzione spegne però subito le speranze: «Le recenti ordinanze del Consiglio di Stato escludono esplicitamente qualunque impatto sul piano straordinario di assunzioni, i docenti oggetto delle ultime ordinanze saranno inseriti nelle Gae e potranno partecipare, in base al loro punteggio, come da normativa vigente, alle assunzioni dei prossimi anni». E alle associazioni di precari Adida e La voce dei Giusti che parlano di possibilità di partecipazione alle fasi di assunzione in corso proprio in questi giorni previste dalla legge della Buona scuola e ipotizzano addirittura un «rischio blocco per le immissioni in ruolo», il Miur dice: «Si smentisce qualsiasi ipotesi di congelamento del piano di immissioni in ruolo attualmente in corso. Il piano prosegue e non vi sarà alcuna ripetizione delle fasi già concluse». Ma le associazioni comunque non demordono: «Continueremo davanti al Tar e al Consiglio di Stato per ottenere tutti i nostri diritti». ( C.Vol.


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