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Il giudice di provincia

https://www.osservatoriosullalegalita.org/03/comm10/33.htm IL GIUDICE DI PROVINCIA di Elio Rindone I politici di centrodestra in maniera compatta (a cui si sono uniti, per la verità con toni...

28/10/2003
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https://www.osservatoriosullalegalita.org/03/comm10/33.htm

IL GIUDICE DI PROVINCIA
di Elio Rindone

I politici di centrodestra in maniera compatta (a cui si sono uniti, per
la verità con toni meno esasperati, non pochi rappresentanti del
centrosinistra) non potevano lasciarsi sfuggire un'occasione così ghiotta
per ergersi a difesa dell'identità cristiana del nostro Paese e scatenare
la solita gazzarra contro la magistratura: come si permette un giudice di
provincia di opporsi ad una legge dello Stato che impone l'esposizione del
crocifisso nelle aule scolastiche?

Se prima di rendere pubblici i loro arroganti giudizi di condanna si
fossero presi la briga di documentarsi, però, i nostri loquaci onorevoli
avrebbero scoperto che col "nuovo Concordato" del 1984 è stato abolito
l'articolo che proclamava religione di Stato quella cattolica.

E' stato così riconosciuto il carattere laico dello Stato italiano,
carattere che è stato considerato dalla Corte costituzionale "principio
supremo" della nostra Costituzione (sentenza 203/1989).

La Cassazione, perciò, ha dichiarato (sentenza della IV sezione penale
429/2000) che le vecchie disposizioni riguardanti l'esposizione del
crocifisso nelle sedi statali contrastano con i principi costituzionali di
laicità e di eguaglianza e ledono il diritto alla libertà di coscienza in
materia religiosa.

La questione, quindi, era stata già affrontata da tempo dalle più alte
magistrature ed era stata risolta in maniera coerente con la nostra
Costituzione.

Se si passa poi dal punto di vista giuridico a quello religioso, c'è solo
da rallegrarsi per l'ordinanza del Tribunale dell'Aquila, utile occasione
per rinnovare la consapevolezza che il Vangelo interpella la coscienza di
ogni uomo e non può essere ridotto a un'etichetta che caratterizza
l'identità di un popolo.

Simbolo dell'identità italiana è la bandiera tricolore e non il crocifisso
che, per i credenti, ha un ben preciso significato religioso e non
dev'essere degradato a banale suppellettile, su cui si posano sguardi resi
indifferenti dall'assuefazione.

Nelle circostanze che hanno dato luogo all'attuale polemica c'è da
rammaricarsi, semmai, soltanto per il fatto che il problema del rispetto
della laicità dello Stato non sia stato sollevato dagli stessi cattolici
italiani.

La prevedibile reazione dei politici (sedicenti) liberal-democratici
sembra dunque spiegabile solo con due motivazioni, non particolarmente
nobili: compiacere l'elettorato cattolico più facilmente condizionato dai
media e proseguire nell'opera di delegittimazione della magistratura.

Dai giudici ragazzini a quelli di provincia in cerca di notorietà: non è
ormai assodato che i magistrati sono tutti inaffidabili, anzi, come è
stato autorevolmente affermato, tutti matti?


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