Il Giorno: Ora ci prova Fioroni: «Privati nelle scuole» E l’Unione si spacca
L’idea: trasformare gli istituti in fondazioni
di ITTI DRIOLI
— ROMA —
A CASERTA ogni ministro doveva dare il suo contributo per l’«Agenda della crescita» e il ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha pensato di farlo proponendo di trasformare le scuole in fondazioni, cioè in enti senza fini di lucro, dov’è previsto, però, l’ingresso dei privati nella gestione, ma non nella proprietà. Il ministro spiega le ragioni della sua proposta. «Avendo previsto con la legge di bilancio l’autonomia finanziaria delle scuole, c’è necessità di applicare alle stesse il medesimo regime delle Fondazioni dal punto di vista fiscale e delle donazioni».
La conseguenza sarebbe quella di portare nuove entrate (la finanziaria ha previsto 3 miliardi di euro in totale) nelle casse scolastiche e di introdurre nella gestione esponenti del mondo imprenditoriale, del terzo settore e delle autonomie locali. Stimolando, va da sé, una competizione tra scuola e scuola e tra territorio e territorio che ha suscitato polemiche nel centrosinistra, che aveva levato barricate contro soluzioni analoghe prospettate dalla Moratti.
PARTONO SUBITO all’attacco i Cobas della scuola e accusano il ministro di superare perfino l’ex ministro azzurro nell’aziendalizzazione. E sulla stessa linea, seppure in forma meno aggressiva, sono gli esponenti del Prc, mentre i Verdi approvano. Nelle prime reazioni la maggioranza si mostra trasversalmente divisa. Lo è la sinistra radicale, lo è l’ Ulivo e lo sono sono anche i sindacati di categoria. Se la Cisl approva, la Cgil giudica la proposta un «pannicello caldo» rispetto agli investimenti di cui necessita la scuola. E nell’ambito politico ognuno al momento marcia per conto proprio. Pietro Folena (Prc), presidente della commissione cultura e istruzione della Camera si dichiara «alquanto perplesso». Il modello, dice, non sembra aver funzionato in altri campi. E pur non credendo che il ministro Fioroni pensi a privatizzare la scuola, dice che le donazioni private e la presenza di imprenditori nella scuole possano portare alla fine dell’autonomia e alla subalternità alle richieste del mercato. Di tutt’altro avviso il Verde Roberto Poletti: «Buona idea, visto che oggi gli alunni devono portarsi da casa perfino il sapone e la carta igienica». Ma resta il pericolo che si creino scuole di serie A e di serie B a seconda dei territori. E per questo motivo è contraria pure la vicepresidente dei deputati dell’Ulivo, Alba Sasso. Nel centrodestra l’idea è ben vista: «Purché non sia fumo negli occhi», premette Nicola Bono di An. «E purché— dice l’azzurro Garagnani— si esca dal monopolio statale equiparando scuole pubbliche e private».