Il giorno-La riforma della scuola-Il lavoro 'dietro le quinte'
La riforma della scuola Il lavoro 'dietro le quinte' Con il varo della riforma Moratti da parte del governo, si spengono definitivamente i riflettori sulla commissione Bertagna, autrice della d...
La riforma della scuola
Il lavoro 'dietro le quinte'
Con il varo della riforma Moratti da parte del governo, si spengono definitivamente i riflettori sulla commissione Bertagna, autrice della discussa bozza presentata nel novembre scorso agli altrettanto discussi "Stati generali della scuola". Giuseppe Bertagna, che prenderà parte al Convegno sulla riforma della scuola che si tiene oggi a Bologna (ore 15 Oratorio di San Filippo Neri) ha accettato di parlare a "QN" del lavoro della sua commissione.
Professore, la riforma Berlinguer era contestata anche da tanti docenti del suo stesso schieramento politico. In che cosa risulta modificata dalla sua commissione?
La proposta Berlinguer - De Mauro era ancora centralista, non teneva conto del nuovo Titolo V della Costituzione. Nel garantire pari dignità ai Licei e agli Istituti dell'istruzione/formazione professionale abbiamo evitato che si creasse un canale formativo di serie A, perché statale, e uno di serie B, perché regionale.
La Berlinguer-De Mauro, inoltre, aveva eliminato la suddivisione fra elementari e medie, mentre noi abbiamo proposto di riqualificare la scuola elementare quinquennale e la scuola media triennale, con un accordo didattico fra V elementare e I media.
E' vero che la vostra Commissione fa sparire chimica, geografia e matematica dal classico, che il tempo pieno sarà a pagamento, che tornerà il "maestro unico" nelle elementari, che saranno facoltative l'educazione fisica, artistica, musicale e tecnica, che le ore di lezione da 12700 diventeranno 9900, riducendo gli organici...
Vedo che ha fatto un diligente campionario delle stupidaggini intenzionalmente diffuse sul nostro lavoro da giornalisti superficiali, da sindacalisti che vogliono solo essere contro non importa che, da commentatori settari e perfino da numerosi dirigenti del Ministero. Non avendo altri argomenti per squalificare il nostro lavoro, sono ricorsi alla diffamazione e alla menzogna.
Fra le proposte che il disegno di legge delega del Governo non ha accolto ci sono soprattutto il credito all'infanzia e l'abbassamento da cinque a quattro degli anni dei licei. Pensa che ci sia ancora spazio per modifiche?
Anche prima degli Stati generali avevamo visto che molte delle ipotesi da noi suggerite non erano condivise. Ma eravamo un semplice Gruppo di studio. Naturale che i partiti di Governo cogliessero del nostro lavoro solo quanto era compatibile con i loro programmi. Come è naturale che il Parlamento intervenga ora a modificare le parti del ddl che si rivelassero inadeguate. Ma non basta: incideranno anche i successivi decreti attuativi.
Lei ha fatto parte di quasi tutte le commissioni dei vari governi che hanno studiato la riforma. Con quale Ministro si è trovato meglio, umanamente e professionalmente?
Con il Ministro Moratti, perché i patti sono stati chiari fin dall'inizio. Ci aveva chiesto di lavorare in base a nove raccomandazioni, oltre a coinvolgere intellettuali, docenti, associazioni e sindacati per rendere le nostre ipotesi le più condivise possibili. Abbiamo rispettato il compito ma abbiamo anche mostrato come l'assunzione di tali vincoli immodificabili avrebbe comportato scelte controverse e poco condivise.
E' vero che la commissione istituita dalla Moratti proveniva in maggioranza dal centro-sinistra?
C'era chi aveva studiato a Mosca e chi nel mondo anglosassone, c'era il più diretto collaboratore di Berlinguer e c'era un membro della commissione scuola del Ppi. Ma il problema non va posto in termini politici. L'Ocse, che conta 26 paesi, colloca oggi la scuola italiana tra il 20° e 23° posto.
Rimettere mano alla riforma è urgente.
E' risolvibile il nodo della scuola privata, vista l'opposizione massiccia degli studenti statali?
Non so se a breve. So, però, che la legge 62/2000 assimila sotto la dizione di scuole paritarie le scuole statali e non statali (comunali, di enti e privati) con determinati requisiti. E che il nuovo Titolo V della Costituzione supera il concetto della scuola di stato perché assegna tutte le scuole alla legislazione concorrente o esclusiva delle Regioni. Così, i cavalieri senza macchia e senza paura della scuola statale rischiano di voler difendere un castello che la Costituzione votata dall'Ulivo nella scorsa legislatura aveva già espugnato.
Alessandra Nucci