Il Giorno: Gli studenti: «Il ritardo è un diritto»
Dopo Vicenza, anche a Roma proteste contro il giro di vite sugli orari d’entrata
— ROMA —
CANCELLI impacchettati nottetempo con il cellophane perché i vertici non entrino «in contatto con luoghi di aggregazione» e non rischino così di «prendere coscienza di sé e dei veri problemi della scuola». Così gli studenti dello storico liceo classico romano Mamiani hanno protestato contro il giro di vite sulla puntualità degli alunni impresso dal preside.
E per il 5 ottobre è stato organizzato un sit-in davanti al ministero. Tutto nasce da una circolare di Giuseppe Fioroni: «Partecipare — aveva scritto il ministro — significa, certo, esercitare diritti e utilizzare gli strumenti della rappresentanza; ma, al tempo stesso, comporta la necessità di rispettare le regole e i propri doveri. Le regole ci servono a garantire la libertà e la dignità di ciascuno. Per questo, di fronte alla loro violazione si risponde con la rigorosa applicazione di provvedimenti e sanzioni disciplinari utili a contrastare ogni forma di illegalità, di violenza e di mancanza di rispetto della dignità delle persone umane».
E IL PRESIDE del Mamiani ha subito preso la palla al balzo: i cancelli del liceo verranno chiusi inderogabilmente alle 8,10. Sono consentiti, nel corso di tutto l’anno scolastico, 10 bonus per entrate in ritardo o uscite in anticipo. «All’undicesimo — denunciano gli studenti —, anche se si ha una media dell’8, che equivale a 6/7 di crediti formativi, si passa immediatamente al minimo di crediti, che quest’anno, diversamente dal passato, è di 4. Tutto questo, dunque, andrà a incidere sul voto che ci ritroveremo in pagella alla fine dell’anno».
I ragazzi hanno chiesto un’assemblea straordinaria in cui manifestare tutto il loro disappunto contro l’inasprimento «indiscriminato» delle sanzioni per contrastare il fenomeno del bullismo, il progetto di reintrodurre gli esami di riparazione a settembre. Ma soprattutto perché «non siamo fannulloni, il cancello deve rimanere aperto anche dopo le 8,10, perché la scuola non può lasciarci fuori se arriviamo in ritardo».
Il preside mastica amaro e annuncia il suo benestare ma «solo per abbassare i toni» e, comunque, sottolinea: «I nostri predecessori combattevano per i diritti democratici nella scuola e non per entrare più tardi».
UNA PROTESTA simile a quella di Roma, anche se a viso scoperto, era avvenuta lunedì scorso a Vicenza: gli studenti dell’istituto tecnico Boscardin si erano presentati tutti in pigiama al suono della campanella, che per alcune classi è fissato alle 7,30 e per altre alle 8,10. «Non possiamo arrivare alle 7,30 — sostengono — c’è chi si alza alle 5 per potere prendere il bus». Il pigiama-party di protesta è proseguito per tutta la mattinata e nessuno è entrato in aula. E i ragazzi hanno incassato anche il sostegno della Cgil di Vicenza che ha chiesto di pensare a un orario più leggero, soprattutto per chi viene da lontano.
Erica Zambonelli