Il giorno dei prof in piazza con gli studenti (e i bidelli)
Il «protesta day» è solo l’inizio
Claudia Voltattorni
Il «protesta day» è solo l’inizio. Perché le centinaia di insegnanti, studenti, bidelli e famiglie scesi ieri in piazza da Roma a Firenze, da Napoli a Milano (nella foto a destra) per protestare contro la Buona Scuola insieme con Cgil, Cisl, Uil, Snals Confsal, Gilda e Cobas non si fermano. Anzi, promettono: «Siamo solo all’inizio». I Cobas hanno già fissato per il 13 novembre uno sciopero generale. Ma gli altri cinque sindacati, da mesi uniti contro la riforma renziana, non escludono di arrivare alla stessa protesta che il 5 maggio bloccò tutte le scuole d’Italia e portò in piazza 600 mila insegnanti.
«La legge 107 va cambiata radicalmente» spiega Domenico Pantaleo della Cgil Scuola. «Ci sono situazioni di grave autoritarismo tra i presidi, mancano insegnanti di sostegno e quelli della fase C verranno messi a fare i supplenti, mancano bidelli, le segreterie sono oberate: dov’è la buona Scuola? C’è un evidente fallimento della 107». Ormai, dice Pino Turi della Uil, «siamo alla Scuola faidate». In più, ricordano i prof, «il contratto è fermo da 6 anni». Annamaria Furlan, segretario generale Cisl, invita «il governo a rinnovarlo per ridare dignità al lavoro nella Scuola». Risponde il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi: «Crediamo nel corpo insegnanti tanto da averne assunti 100 mila e stiamo investendo 200 milioni per il merito. I sindacati dimenticano i 381 milioni per l’aggiornamento: i 500 euro». A proposito di questi soldi, la Uil propone: «La quota dei sindacalisti vada ai docenti esclusi».