Il Giornale di Vicenza-Letizia Moratti: la riforma si farà
ISTRUZIONE. Il ministro chiede fiducia, ma dichiara che non cederà alle proteste Letizia Moratti: la riforma si farà Le reazioni delle organizzazioni: "La gente dice no alla scuola-a...
ISTRUZIONE. Il ministro chiede fiducia, ma dichiara che non cederà alle proteste
Letizia Moratti: la riforma si farà
Le reazioni delle organizzazioni: "La gente dice no alla scuola-azienda"
Roma. Lancia un appello "al dialogo". Chiede "fiducia" nell'azione riformatrice del governo. Preannuncia una guerra senza quartiere al "sistema dirigista" per "creare opportunità". Promette una rivoluzione nell'istruzione. Ma Letizia Moratti dice anche che "non cederà alle proteste di piazza" dei professori, dei ricercatori, degli studenti, dei genitori. E di tutta l'opposizione. Il suo appello al confronto con i sindacati - lanciato dalle colonne di un quotidiano - cade perciò nel vuoto. Il mondo della scuola, dell'università e della ricerca insiste nel chiedere il ritiro delle riforme e preannuncia lo sciopero generale per il 26 marzo prossimo. In piazza scenderanno tutti insieme, senza se e senza ma. Il ministro dell'Istruzione fa sapere però - in un'intervista - che andrà dritto per la sua strada, "contro le resistenze culturali, basate su una concezione di scuola che detta regole e standard uguali per tutti, non valorizza le attitudini e le capacità delle singole persone". Insomma - manda a dire Letizia Moratti - bisogna "smontare un sistema prescrittivo". I provvedimenti non verranno ritirati. Eventuali modifiche? "Lo ripeto, la riforma è flessibile. Verifichiamo in 18 mesi ciò che funziona e ciò che non funziona". Quanto, in particolare all'università - che, stando a docenti e ricercatori, con la riforma vedrà aumentare il precariato - deve diventare "efficiente, efficace e qualitativa". E cambierà il metodo di finanziamento: "Prima i soldi venivano distribuiti in base al numero di iscritti. Ma non si incentivavano gli atenei a migliorare. Ora, accanto a questo criterio, conteranno anche i risultati della ricerca scientifica e il profitto degli studenti". La voglia di confronto, dunque, sembra apparente. E sale il livello dello scontro con i sindacati. "Se vuole il dialogo, lo attui". Così Angela Nava, coordinatrice del Movimento dei genitori democratici. "Il dialogo - aggiunge - presuppone l'ascolto e la presa di coscienza che a dialogare si è in due". Più duro Enrico Panini, segretario della Cisl-scuola. "Quello di cui la scuola e i cittadini hanno bisogno sono fatti. Il ministro Moratti ritiri il provvedimento attuativo della riforma della scuola e cominci un confronto vero". Chi si oppone alle decisioni del governo - ha fatto notare il leader della Cgil-scuola - "non lo fa in base a resistenze culturali. Chi si oppone lo fa perchè non è d'accordo che il mercato diventi il regolatore dei diritti delle persone, del diritto all'istruzione in primo luogo".
Dello stesso tenore la risposta dei Cobas. "Quale dialogo - si chiede Piero Bernocchi - sui temi dell'istruzione c'è uno scontro frontale. Il ministro "non vuole prendere atto - aggiunge - che la grande maggioranza dei lavoratori del settore e dei cittadini non vuole la sua scuola-azienda, non vuole la mercificazione dell'istruzione". Nel frattempo un invito ad una mobilitazione unitaria giunge da Gilda, che propone di individuare un'unica data per scendere in piazza.
Netta anche la presa di posizione dei Ds. "Moratti vuole il dialogo? - dice Alba Sasso - Accetti il confronto". Poi la parlamentare osserva che "è singolare che il ministro accusi la sinistra di avere creato un sistema dirigista e prescrittivo, quando è con il governo di centrodestra che per la prima volta nella storia i piani di studio vengono emanati per legge senza che si sappia chi li ha realmente concepiti ed elaborati".