Il Cts sulla scuola online “È vero, mette a rischio la salute degli studenti”
In un verbale i clinici lanciano l’allarme: in classe al più presto o i ragazzi avranno problemi psicofisici
Corrado Zunino
A fatica, il Paese che studia sta tornando in Dad. Tutta la sua scuola superiore, le seconde e terze medie delle regioni con tassi di contagio più alti, da domani resterà in stanza e alle otto avvierà la lezione in Didattica a distanza, che in questo autunno è ribattezzata Didattica integrata digitale.
Lucia Azzolina ha dovuto cedere ai contagi degli ultimi tre giorni, fluttuanti intorno a quota trentamila, comunque cinque volte superiori a quelli del 21 marzo, e, nonostante nelle ultime ore abbia trovato sostenitori all’interno del Comitato tecnico scientifico, si è arresa a una letteratura crescente che ritiene le aule non estranee alla diffusione del coronavirus. Il Cts ha già detto, per voce del presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, che «la didattica a distanza non è tabù ma deve essere solo di breve periodo». Ora, e hanno chiesto di metterlo a verbale, il pediatra Alberto Villani e il pneumologo Luca Richeldi segnalano i rischi psicologici per la fascia di adolescenti 12-19 anni: «Hanno già subito un importante impatto nel periodo finale dello scorso anno scolastico». Ecco, è il punto di vista clinico, «bisogna garantire la frequenza in presenza, soprattutto nelle fasce di popolazione più fragili, è fondamentale non solo per la formazione scolastica, ma anche per il benessere psicofisico di questa fascia di popolazione giovanile ».
Esiste consolidata letteratura sulle perdite per i più piccoli causate dalla Dad e il pediatra Giorgio Tamburlini, presidente del Centro per la salute del bambino di Trieste, autore con ventidue colleghi di una lettera per mettere l’infanzia al centro del Decreto Rilancio, sostiene: «I danni provocati dalla chiusura delle scuole, così protratta, sono stati tanti e altri ne avremo. La Dad non è stata efficace, la mancanza di sostegni per i bambini con difficoltà di apprendimento, la povertà, anche culturale, di certi contesti familiari hanno esacerbato le situazioni già problematiche. E anche là dove i bambini hanno avuto a disposizione la tecnologia necessaria e genitori supplenti dei maestri, questa situazione non è stata indolore. La maggior parte dei piccoli ha accumulato un ritardo educativo. Sarà dura recuperarlo e rischiamo che peggiori».
Diversi docenti, a proposito di ritorno alle lezioni a distanza, segnalano come i dirigenti scolastici pretendano la presenza degli insegnanti comunque in classe. Scrivono dalla Campania: «In alcune scuole all’interno della zona rossa il preside obbliga settanta professori ad andare a scuola tutti i giorni come nulla fosse, davanti a classi vuote da due settimane. Si fa lezione dal pc, ma solo quello della scuola, sperando che funzioni. Assolutamente vietato il computer di casa. Il ds non ha ricevuto disposizione di chiudere l’istituto e noi insegnanti, anche se vuoto, lo dobbiamo raggiungere».
È rimandata di un giorno anche la seconda novità scolastica, che sta infiammando le chat dei genitori: l’obbligo di mascherina al banco dai sei anni in su. Madri e padri delle primarie, che immaginano figli con il dispositiv o di protezione alzato per otto ore di fila, stanno chiedendo a rappresentanti e presidi di consentire più soste, flessibilità, una diminuzione dell’orario minacciando di tenere il figlio a casa nonostante la didattica in presenza. Sempre il professor Alberto Villani rassicura sul piano clinico: «L’uso prolungato della mascherina nei bambini non produce alcalosi, la quantità della propria anidride carbonica respirata è impercettibile».