Il computer non deve schiacciare il libro
Franco Frabboni
NELL'ULTIMO NUMERO DI ARTICOLO/33 (MENSILE DELLA FLC-CGIL), IL DIRETTORE ERMANNO DETTI DENUNCIA un dispositivo legislativo che da settembre porterà alla chiusura delle biblioteche scolastiche. Contestualmente, il Ministro dell'istruzione garantisce risorse a go-go per spalmare computer in ogni anfratto delle scuole. No Profumo, così non va. La sua è un'opzione discriminatoria: la lettura e la digitazione vanno tenute in/cordata per permettere ai bambini e ai giovani di conquistare la cima di una cultura diffusa. Siamo per un banco a-due-piazze: perché se precipita il libro, rovina nel burrone anche il computer. Anzitutto, perché libro? Risposta. Ci troviamo a Educare in una stagione storica egemonizzata dal mediatico. Il codice scritto per la sua forza immaginativa ha il compito non di oscurare il video, ma di disinfestare i suoi messaggi di plastica attraverso una fantasia che scorre sì sui binari di "fuga" dalla realtà, ma che dispone anche delle gambe di "ritorno" nella quotidianità: per tingerla di divergenza, lievità, sorriso. Poi, perché il computer? Risposta. La scuola non può rischiare l'analfabetismo informatico. Pena la relegazione a vagone lento dell'odierno convoglio sociale, la cui locomotiva tecnologicoscientifica va in jet, in astronave. Di più. L'informatica riduce i tempi dell'alfabetizzazione/ primaria: dei saperi di base e degli automatismi cognitivi. Assicurando più tempo all'alfabetizzazione/ secondaria: vale a dire, alla costruzione delle forme del pensiero che preservano le conoscenze di lunga durata e che danno le ali all'imparare.